Ex Ilva, Pichetto: “Spero in un accordo sull’AIA, si va avanti”. Nodo ambientale e produzione al centro della trattativa tra governo e commissari
- piscitellidaniel
- 21 ore fa
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Il futuro dell’ex Ilva torna al centro del dibattito politico ed economico nazionale. Con l’avvicinarsi della scadenza dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha espresso l’auspicio che si possa presto raggiungere un’intesa tra le parti coinvolte, sottolineando come si stia lavorando intensamente per garantire continuità produttiva e rispetto degli impegni ambientali. “Spero in un accordo sull’AIA, si va avanti”, ha dichiarato il ministro, a margine di un incontro istituzionale, confermando che il tavolo tecnico con i commissari straordinari prosegue e non è previsto alcun nuovo rinvio.
Il dossier relativo all’ex Ilva – oggi Acciaierie d’Italia, in amministrazione straordinaria – è da mesi al centro di tensioni politiche, vertenze giudiziarie e timori industriali. Il rilascio dell’AIA rappresenta un passaggio chiave per garantire il proseguimento delle attività produttive nello stabilimento di Taranto, uno dei poli siderurgici più importanti d’Europa. L’AIA è infatti lo strumento che consente alle imprese industriali di operare nel rispetto delle normative ambientali europee e nazionali, ed è condizione imprescindibile per ogni rilancio.
Il nodo centrale del confronto riguarda le prescrizioni ambientali a cui l’azienda dovrà sottoporsi per ottenere la nuova autorizzazione. Si discute di emissioni, bonifiche, ammodernamento degli impianti e rispetto dei limiti previsti per polveri sottili e sostanze inquinanti. La complessità dell’intervento si misura anche con le difficoltà economiche e gestionali del sito, che da anni opera in condizioni precarie e con una prospettiva industriale incerta. L’intervento della gestione commissariale, subentrata dopo il passo indietro di ArcelorMittal, ha temporaneamente stabilizzato la situazione, ma non ha ancora dato piena certezza sul futuro del polo siderurgico.
Il governo, attraverso il MASE, intende evitare un blocco delle attività che avrebbe gravi ricadute sia occupazionali sia industriali. Il sito di Taranto conta oltre 8.000 addetti diretti, cui si aggiungono diverse migliaia di lavoratori dell’indotto. Il rischio di uno stop delle autorizzazioni metterebbe a repentaglio l’intera filiera dell’acciaio italiana, già colpita dalla crisi globale dei metalli e dalle tensioni nei mercati internazionali. Non a caso, Pichetto ha ribadito l’importanza di non interrompere il processo produttivo e di trovare una soluzione che salvaguardi al tempo stesso ambiente e industria.
Sul tavolo vi è anche il ruolo che lo Stato intende assumere nel rilancio della fabbrica. Dopo l’uscita di scena di ArcelorMittal, il governo ha assunto il controllo del sito attraverso la gestione commissariale. Tuttavia, la partita resta aperta anche dal punto di vista della governance futura. Si discute dell’ingresso di nuovi partner industriali, della possibilità di scorporare alcune attività e della definizione di un piano industriale credibile e sostenibile. Tutti elementi che richiedono una cornice autorizzativa chiara e duratura, a partire proprio dal rinnovo dell’AIA.
L’orientamento del governo è quello di coniugare sostenibilità e competitività, attraverso investimenti in tecnologie pulite e un piano di decarbonizzazione del sito produttivo. La sostituzione dell’altoforno a carbone con impianti elettrici basati su forno a gas e, in prospettiva, sull’idrogeno verde, è una delle opzioni in discussione. Ma i tempi e i costi di questa transizione restano ancora da definire. Nel frattempo, le associazioni ambientaliste continuano a denunciare il superamento dei limiti di emissione e la mancata attuazione di alcune prescrizioni previste dalla precedente AIA.
A complicare il quadro, anche il contesto giudiziario. Diversi procedimenti penali e amministrativi sono in corso, sia a carico della precedente gestione sia in relazione agli effetti sanitari e ambientali registrati nell’area di Taranto. La pressione dell’opinione pubblica e delle istituzioni locali resta elevata. Il sindaco di Taranto ha più volte chiesto garanzie sull’effettiva riduzione dell’impatto ambientale della produzione siderurgica, condizione indispensabile per poter convivere con l’attività industriale.
Nonostante le criticità, il governo sembra intenzionato a non perdere ulteriore tempo. Il ministero dell’Ambiente, insieme ai tecnici e ai commissari straordinari, ha predisposto una bozza di accordo che prevede una serie di impegni graduali e verificabili, sulla base dei quali rilasciare un’autorizzazione rinnovata e condizionata. L’idea è quella di accompagnare il sito verso una riconversione sostenibile, senza però compromettere la produzione nel breve periodo.
La trattativa per il rilascio della nuova AIA è quindi centrale non solo per il futuro dell’ex Ilva, ma anche come banco di prova per la capacità dello Stato di gestire una crisi industriale complessa, bilanciando le esigenze di tutela ambientale con quelle dell’occupazione e della sovranità produttiva. Il sito di Taranto rimane infatti strategico per il sistema industriale nazionale, sia per la produzione di acciaio primario sia per la filiera legata all’automotive, alle costruzioni e alla meccanica.
In parallelo, si sta definendo anche il percorso per l’accesso ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che potrebbero essere impiegati per finanziare parte della transizione tecnologica del sito. Tuttavia, l’utilizzo delle risorse europee è subordinato alla chiarezza del quadro autorizzativo e alla definizione di un cronoprogramma realistico per gli investimenti. La nuova AIA, in questo senso, rappresenta il passaggio preliminare su cui poggia l’intero disegno di rilancio.
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