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Golden power su UniCredit: Bruxelles contesta l’Italia e impone una risposta entro venti giorni

La Commissione europea ha formalmente avviato una procedura nei confronti dell’Italia contestando l’utilizzo del golden power nel caso dell’operazione UniCredit su una quota di Banco BPM. L’esecutivo comunitario, secondo quanto riportato dalle fonti ufficiali, ritiene che l’intervento del governo italiano possa violare l’articolo 21 del regolamento europeo sulle concentrazioni, che disciplina il potere degli Stati membri di opporsi a operazioni di acquisizione solo in presenza di motivi legittimi legati alla sicurezza pubblica. La lettera di contestazione inviata a Roma apre un nuovo fronte tra Bruxelles e Palazzo Chigi, in un contesto già segnato da delicati equilibri tra prerogative nazionali e mercato unico europeo.


L’oggetto della contesa riguarda l’applicazione dei poteri speciali esercitati dal governo italiano nel 2023 in occasione dell’iniziativa di UniCredit, che aveva avviato trattative per acquisire una quota significativa di Banco BPM. In base alla normativa sul golden power, l’Italia ha imposto condizioni restrittive per approvare l’operazione, sostenendo che l’acquisizione avrebbe potuto incidere su asset strategici e sul sistema bancario nazionale. Tuttavia, secondo la Commissione europea, le motivazioni alla base dell’intervento non sarebbero sufficientemente fondate in termini di sicurezza nazionale, e il provvedimento italiano avrebbe violato i principi di proporzionalità e non discriminazione previsti dal diritto comunitario.


In base all’articolo 21 del regolamento UE n. 139/2004, uno Stato membro può intervenire su operazioni di concentrazione con motivazioni legate alla sicurezza pubblica, alla pluralità dei media o a regole prudenziali specifiche. Tuttavia, queste eccezioni devono essere interpretate in modo restrittivo, per evitare che siano utilizzate per finalità politiche o protezionistiche. L’Italia, nella visione di Bruxelles, avrebbe oltrepassato questa soglia, esercitando una forma di controllo eccessiva che ostacola la libera circolazione dei capitali e la concorrenza all’interno del mercato unico.


La lettera della Commissione ha concesso venti giorni di tempo al governo italiano per fornire una giustificazione dettagliata delle misure adottate. In mancanza di chiarimenti convincenti, l’Unione potrebbe adottare un provvedimento formale con cui ordinerebbe la revoca delle condizioni imposte da Palazzo Chigi all’operazione UniCredit-Banco BPM. Un precedente che rischia di indebolire lo strumento del golden power e che potrebbe avere ripercussioni anche su altri settori strategici, come energia, telecomunicazioni, infrastrutture e difesa.


Il governo italiano, da parte sua, rivendica la legittimità dell’intervento, sottolineando che l’operazione toccava un nodo sensibile del sistema bancario nazionale, in un momento caratterizzato da forte instabilità finanziaria e geopolitica. Inoltre, la presenza di investitori stranieri nel capitale delle grandi banche italiane avrebbe richiesto – secondo Roma – un’analisi approfondita e una vigilanza preventiva per evitare concentrazioni eccessive che potessero compromettere l’accesso al credito, la tenuta del risparmio e l’equilibrio del sistema economico.


L’affaire UniCredit-Banco BPM, però, si inserisce in un contesto più ampio in cui l’Italia ha fatto ampio ricorso ai poteri speciali negli ultimi anni. L’uso del golden power si è intensificato con la pandemia e la successiva crisi energetica, come strumento di presidio nazionale su settori giudicati strategici. Solo nel 2023 sono stati circa 80 i provvedimenti adottati nell’ambito della normativa sul golden power, coinvolgendo operazioni in ambito tecnologico, digitale e infrastrutturale. Un’attività che ha attirato l’attenzione delle istituzioni comunitarie, preoccupate per un uso potenzialmente distorsivo del meccanismo.


Bruxelles ha ribadito che l’integrità del mercato interno è un pilastro dell’Unione, e che ogni deroga deve essere attentamente motivata e soggetta a controllo. In questo senso, l’analisi dell’operazione UniCredit viene considerata un test di coerenza tra la normativa italiana e gli standard europei. Il rischio è che l’Italia venga considerata un paese che ostacola gli investimenti esteri e che esercita forme di protezionismo normativo, in contrasto con le regole della concorrenza. Le ricadute potrebbero andare ben oltre il caso specifico, coinvolgendo la reputazione del Paese e la sua attrattività nei confronti degli operatori finanziari internazionali.


In parallelo, la vicenda ha rilanciato il dibattito politico interno sulla governance del sistema bancario italiano e sul ruolo dello Stato nell’economia. Alcune forze politiche hanno difeso la scelta del governo, giudicandola un atto necessario di tutela dell’interesse nazionale. Altri, invece, hanno sollevato dubbi sull’opportunità di ostacolare operazioni di mercato in nome di una sovranità economica che rischia di allontanare investitori e creare tensioni con le istituzioni europee.


Sul piano tecnico-giuridico, la risposta dell’Italia sarà decisiva per determinare l’esito del confronto con Bruxelles. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in raccordo con la Presidenza del Consiglio e il MEF, è al lavoro per predisporre una memoria difensiva che chiarisca i criteri utilizzati per attivare il golden power e le motivazioni legate alla sicurezza del sistema bancario. L’obiettivo è evitare un provvedimento sanzionatorio e mantenere il margine di autonomia decisionale su questioni ritenute vitali per la stabilità nazionale.


La vicenda UniCredit-Banco BPM rappresenta dunque un banco di prova non solo per l’Italia, ma per l’intera disciplina europea sulla libertà di impresa e sulle garanzie degli Stati membri. Il punto di equilibrio tra integrazione economica e tutela dell’interesse nazionale rimane sottile e sempre più esposto a tensioni politiche e giuridiche. La risposta che il governo italiano darà alla Commissione nei prossimi giorni non servirà solo a chiudere un contenzioso, ma potrebbe ridefinire i limiti di applicazione del golden power in tutta l’Unione.

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