Polizze catastrofali: rinviato l’obbligo assicurativo per le imprese
- Luca Baj
- 6 ore fa
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Il legislatore è intervenuto nuovamente in materia di assicurazione contro i rischi catastrofali, posticipando i termini per l’adempimento dell’obbligo previsto a carico delle imprese. La norma originaria, contenuta nell’art. 1 del D.L. 213/2023, prevedeva l’obbligo per le imprese iscritte nel Registro delle imprese di stipulare, entro la fine del 2024, una polizza assicurativa contro i danni derivanti da eventi naturali e catastrofali (terremoti, alluvioni, frane, etc.).
Alla base del provvedimento vi era l’intento di rafforzare la resilienza del sistema produttivo nazionale di fronte a eventi calamitosi sempre più frequenti e devastanti, in linea con le indicazioni europee in tema di gestione dei rischi ambientali e sostenibilità economico-finanziaria.
Il contenuto della nuova disposizione
La nuova norma, pubblicata nel marzo 2025, differisce il termine per la stipula delle polizze e modifica anche le condizioni tecniche relative ai contenuti delle stesse. Si chiarisce che l’adeguamento ai contenuti minimi delle polizze, così come stabiliti dal decreto del Ministero dell’economia e delle finanze (DM n. 18/2025), dovrà avvenire non entro la data originaria, bensì alla prima scadenza utile della polizza eventualmente già stipulata.
Il rinvio non si traduce in una revoca dell’obbligo, bensì in una temporanea moratoria finalizzata ad agevolare la piena attuazione della normativa, tenuto conto delle difficoltà operative e interpretative emerse nel primo trimestre del 2025, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese.
Finalità della riforma e riflessi sistemici
Il differimento risponde anche a una logica di gradualità applicativa, considerando che molti contratti assicurativi erano stati stipulati prima della pubblicazione del decreto attuativo, e avrebbero quindi richiesto una risoluzione anticipata o una modifica unilaterale per adeguarsi al nuovo standard.
Inoltre, la norma mira ad evitare duplicazioni o inefficienze nell’ambito della protezione assicurativa, permettendo agli operatori di mantenere in vita i contratti già negoziati fino alla scadenza naturale, e soltanto successivamente aggiornarli in conformità al dettato normativo.
La misura appare coerente con il principio di proporzionalità e con gli obblighi informativi verso le imprese, tenuto conto anche delle implicazioni economiche non trascurabili legate alla sottoscrizione di polizze che coprono eventi rarissimi ma altamente distruttivi.
Impatti sul sistema assicurativo e sulle imprese
Il rinvio offre respiro agli operatori economici, ma impone al contempo un dovere di pianificazione e aggiornamento contrattuale in vista delle prossime scadenze. I broker assicurativi e le compagnie sono chiamati a offrire prodotti conformi alle indicazioni ministeriali, evitando clausole generiche o insufficienti a garantire la reale operatività della copertura.
Parallelamente, l’azione del legislatore stimola il mercato verso forme di assicurazione parametrica e strumenti finanziari più evoluti, come i catastrophe bond, che potrebbero essere integrati in una futura strategia di mitigazione dei danni da disastro naturale.
Per le imprese, in particolare per quelle localizzate in zone ad alta esposizione sismica o idrogeologica, il tema non è solo giuridico, ma profondamente strategico: la protezione patrimoniale contro il rischio catastrofale rappresenta una leva di continuità aziendale e di sostenibilità operativa.
La scelta del rinvio, pur temporanea, è sintomo della complessità attuativa delle normative assicurative in ambito catastrofale, specialmente in un contesto dove l’intervento pubblico si è storicamente sovrapposto all’interesse assicurativo privato.
Con la nuova misura, si cerca un bilanciamento tra obbligo normativo e sostenibilità economica, senza rinunciare all’obiettivo finale: costruire una rete di protezione sistemica contro i danni catastrofali che non gravi esclusivamente sul bilancio dello Stato, ma coinvolga responsabilmente anche le imprese private.
Il nuovo termine non deve essere letto come un segnale di arretramento, ma come una finestra tecnica per garantire una più efficace e omogenea attuazione dell’obbligo assicurativo, che rimane uno degli strumenti chiave per la difesa del tessuto produttivo nazionale.
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