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Unione Europea, Dombrovskis: l’eurozona cresce oltre le attese, 2025 in ripresa grazie a inflazione in calo e stabilità fiscale

Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato che l’economia dell’eurozona sta mostrando segnali di ripresa più forti del previsto e che il 2025 potrebbe rappresentare un punto di svolta verso una nuova fase di stabilità e crescita sostenuta. I dati aggiornati diffusi a Bruxelles indicano che la congiuntura europea, pur rallentata nel 2024 dall’aumento dei tassi d’interesse e dalle tensioni geopolitiche, sta reagendo meglio alle difficoltà strutturali, grazie al raffreddamento dell’inflazione, alla tenuta del mercato del lavoro e a una gestione più prudente della politica fiscale da parte degli Stati membri.


Secondo le stime della Commissione, il prodotto interno lordo dell’eurozona crescerà dello 0,9% nel 2024 e dell’1,4% nel 2025, un dato che, seppur modesto, segna una revisione al rialzo rispetto alle previsioni di primavera. Dombrovskis ha sottolineato che la fase di rallentamento sta lasciando spazio a un consolidamento graduale, trainato dai consumi interni e da un rinnovato dinamismo del settore industriale e dei servizi. La stabilità dei prezzi, dopo due anni di inflazione record, sta infatti restituendo fiducia ai consumatori e migliorando le prospettive di investimento delle imprese.


L’inflazione nell’eurozona, che nel 2022 aveva toccato picchi superiori al 10% a causa della crisi energetica, è attesa ora al 2,6% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, avvicinandosi al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Il calo dei prezzi dell’energia e la progressiva normalizzazione delle catene di approvvigionamento stanno contribuendo a stabilizzare i costi di produzione e a ridurre le pressioni sui salari. La BCE, pur mantenendo una linea di cautela, ha lasciato intendere che nei prossimi mesi potrebbero esserci ulteriori allentamenti della politica monetaria, con l’obiettivo di sostenere la crescita senza compromettere la discesa dell’inflazione.


Il quadro positivo delineato da Dombrovskis si fonda anche sul miglioramento dei conti pubblici. Dopo anni di forte spesa per fronteggiare la pandemia e la crisi energetica, gli Stati membri hanno avviato una fase di consolidamento graduale, in linea con le nuove regole del Patto di Stabilità. Le politiche fiscali, ha precisato il vicepresidente della Commissione, stanno diventando più mirate, con un passaggio da interventi di emergenza a misure strutturali di sostegno alla competitività e alla transizione verde. In particolare, la Commissione invita i governi a destinare le risorse residue del Next Generation EU a investimenti produttivi e a programmi di digitalizzazione, innovazione e ricerca.


Dombrovskis ha evidenziato che la resilienza del mercato del lavoro rappresenta uno dei principali fattori di tenuta dell’economia europea. Il tasso di disoccupazione medio dell’eurozona resta ai minimi storici, intorno al 6,5%, nonostante il rallentamento industriale e le difficoltà di alcuni settori ad alta intensità energetica. L’aumento dell’occupazione nei servizi, nelle tecnologie digitali e nelle professioni legate alla sostenibilità compensa le perdite registrate in comparti tradizionali come la manifattura e l’edilizia. Tuttavia, la Commissione richiama l’attenzione sulla necessità di affrontare il problema del mismatch tra domanda e offerta di competenze, che rischia di rallentare la transizione verso un’economia più innovativa e verde.


Sul piano geopolitico, il vicepresidente ha ricordato che la solidità economica dell’eurozona dipende anche dalla capacità dell’Unione di rafforzare la propria autonomia strategica. La riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, la diversificazione delle forniture di gas e materie prime e il sostegno alle filiere europee dell’energia rinnovabile sono considerati pilastri fondamentali della nuova politica industriale. Dombrovskis ha citato i progressi registrati nell’attuazione del Green Deal e nei progetti comuni di produzione di tecnologie pulite, che stanno contribuendo a creare nuove opportunità occupazionali e a rafforzare la competitività europea nei confronti di Stati Uniti e Cina.


Un altro elemento che alimenta la fiducia è il miglioramento dei conti correnti e delle bilance commerciali di diversi Paesi membri. Dopo la crisi dei costi energetici, l’export europeo è tornato a crescere, trainato soprattutto dai settori dell’automotive, della meccanica e della farmaceutica. La domanda estera, in particolare dai mercati emergenti e dagli Stati Uniti, sta sostenendo le produzioni ad alto valore aggiunto, mentre gli investimenti pubblici e privati nella transizione digitale stanno favorendo una ripresa della produttività.


La Commissione, tuttavia, invita alla prudenza. Dombrovskis ha ricordato che la ripresa resta esposta a numerosi rischi, tra cui l’evoluzione del conflitto in Ucraina, le tensioni commerciali globali e l’incertezza politica interna di alcuni Stati membri. In questo contesto, ha ribadito l’importanza di mantenere una politica economica coordinata, capace di coniugare rigore finanziario e sostegno alla crescita. La nuova architettura di governance economica, approvata di recente, mira a rafforzare la sorveglianza multilaterale e a promuovere politiche fiscali responsabili ma flessibili, adattate alle diverse situazioni nazionali.


Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo dell’Italia, della Francia e della Germania, le tre principali economie dell’eurozona, che insieme determinano oltre i due terzi del PIL dell’area. Dombrovskis ha riconosciuto che la crescita italiana, pur ancora contenuta, sta beneficiando dell’efficacia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e della stabilità dei conti pubblici. Ha sottolineato l’importanza di proseguire con le riforme strutturali, soprattutto nel campo della pubblica amministrazione e del mercato del lavoro, per garantire un aumento duraturo della produttività.


Nel complesso, il messaggio della Commissione è improntato a un cauto ottimismo. L’eurozona, dopo anni di crisi e di shock esterni, mostra una capacità di adattamento che smentisce le previsioni più pessimistiche. La combinazione di stabilità dei prezzi, politiche fiscali prudenti e investimenti mirati nella transizione verde e digitale potrebbe consolidare una crescita equilibrata nel biennio 2025-2026. Bruxelles punta a trasformare questa fase di stabilità in un’occasione per rilanciare la competitività europea, rafforzando l’integrazione economica e completando il mercato unico dei capitali e dell’energia, elementi considerati essenziali per la resilienza a lungo termine dell’Unione.

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