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Francia, l’Assemblée sospende la riforma delle pensioni: scontro politico e sociale sul futuro del sistema previdenziale

In Francia la riforma delle pensioni, uno dei dossier più delicati e divisivi del governo, è stata sospesa dall’Assemblée Nationale dopo settimane di tensioni politiche e proteste sociali. La decisione è arrivata al termine di una seduta parlamentare caratterizzata da forte contrapposizione tra maggioranza e opposizioni, con la premier Élisabeth Borne costretta a rinviare l’esame degli articoli più controversi in attesa di un nuovo accordo politico. Si tratta di un passaggio significativo che, pur non segnando il ritiro definitivo della legge, ne congela l’iter e apre un nuovo capitolo di incertezza nel dibattito sulla sostenibilità del sistema previdenziale francese.


La riforma, voluta dal presidente Emmanuel Macron e già approvata in prima lettura dal Senato, mira a portare l’età legale di pensionamento da 62 a 64 anni, uniformando progressivamente le diverse categorie di lavoratori e riducendo le eccezioni di settore. L’obiettivo dichiarato dell’esecutivo è quello di garantire la tenuta finanziaria del sistema pubblico, minacciato dall’invecchiamento della popolazione e dal crescente deficit delle casse previdenziali. Tuttavia, sin dalla sua presentazione, il provvedimento ha incontrato una forte opposizione politica e sindacale, alimentando manifestazioni di piazza e scioperi che hanno coinvolto trasporti, sanità, scuola e servizi pubblici.


Il rinvio deciso dall’Assemblée risponde alla necessità di evitare una nuova crisi parlamentare, dopo che le opposizioni avevano annunciato una mozione di censura contro il governo in caso di approvazione forzata della riforma. La premier Borne, che dispone di una maggioranza relativa e non assoluta, si è trovata di fronte al rischio di perdere il sostegno di parte dei deputati centristi e di alcuni membri della coalizione presidenziale. La sospensione consente di guadagnare tempo e di avviare un nuovo ciclo di consultazioni, con l’obiettivo di riformulare alcune disposizioni contestate e di mediare tra le diverse posizioni.


Tra i punti più discussi figurano non solo l’aumento dell’età pensionabile, ma anche la revisione dei regimi speciali, che garantiscono trattamenti più favorevoli a determinate categorie professionali, come ferrovieri, insegnanti e lavoratori del settore energetico. La proposta del governo prevede una graduale armonizzazione dei requisiti contributivi, suscitando forti resistenze da parte dei sindacati e dei partiti di sinistra, che denunciano un arretramento dei diritti sociali e un aggravio delle disuguaglianze tra lavoratori manuali e impiegati.


Sul piano economico, il governo sostiene che la riforma è indispensabile per evitare un aumento del debito pubblico e per mantenere la fiducia dei mercati internazionali. Secondo le stime del Ministero dell’Economia, senza interventi strutturali il deficit del sistema previdenziale francese potrebbe superare i 12 miliardi di euro entro il 2030. Tuttavia, numerosi economisti e analisti contestano le previsioni ufficiali, sottolineando che il sistema attuale, basato sul principio di ripartizione, resta sostenibile se accompagnato da politiche di crescita e da un rafforzamento dell’occupazione giovanile.


La sospensione della riforma ha provocato reazioni contrastanti nel Paese. I sindacati, che nelle ultime settimane avevano guidato manifestazioni di massa, hanno accolto la notizia come una prima vittoria del movimento sociale, pur annunciando la prosecuzione della mobilitazione fino al ritiro definitivo del testo. Le principali sigle, tra cui CGT, CFDT e FO, hanno convocato nuove giornate di sciopero nazionale, ribadendo la loro contrarietà a qualsiasi aumento dell’età pensionabile. Dall’altra parte, le associazioni imprenditoriali e le forze economiche hanno espresso preoccupazione per il blocco della riforma, sottolineando la necessità di garantire stabilità normativa e certezza per le imprese.


Sul fronte politico, la decisione dell’Assemblée ha riacceso il dibattito sul metodo di governo di Macron e sulla tenuta dell’esecutivo guidato da Borne. L’opposizione di sinistra, guidata da La France Insoumise e dai socialisti, ha definito la sospensione “una vittoria della piazza sulla technocrazia”, accusando l’Eliseo di voler imporre una riforma impopolare senza consenso sociale. I repubblicani, pur favorevoli in linea di principio alla sostenibilità del sistema previdenziale, hanno chiesto modifiche sostanziali e garanzie sulle misure di equità tra le generazioni. L’estrema destra, con il Rassemblement National di Marine Le Pen, ha colto l’occasione per attaccare il governo, descrivendo il rinvio come il segnale di una crisi di legittimità politica.


Nel contesto europeo, la vicenda francese è osservata con particolare attenzione. La riforma delle pensioni rappresenta uno dei temi più sensibili per i governi dell’Unione, chiamati a conciliare sostenibilità finanziaria e tutela sociale. Il blocco del progetto di Macron rischia di avere ripercussioni anche sul piano economico, influenzando la fiducia degli investitori e la percezione di stabilità delle politiche francesi. Allo stesso tempo, la sospensione evidenzia le difficoltà crescenti dei governi europei nel gestire le riforme strutturali in un contesto di forte polarizzazione politica e di tensione sociale.


La scelta dell’Assemblée di rinviare la riforma segna quindi una battuta d’arresto significativa per l’agenda del presidente Macron, che aveva indicato il riequilibrio del sistema pensionistico come una priorità del secondo mandato. Nei prossimi mesi il governo dovrà decidere se riproporre il testo con modifiche sostanziali o aprire un nuovo tavolo di concertazione con le parti sociali. Intanto, la sospensione della riforma lascia aperta una frattura profonda tra istituzioni e società civile, in un Paese dove il tema delle pensioni continua a rappresentare non solo una questione economica, ma un vero terreno di confronto identitario e politico.

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