Bilancio Ue, segnali di disgelo tra Parlamento e Commissione: verso un compromesso sulle priorità finanziarie del 2025
- piscitellidaniel
- 12 ore fa
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Dopo settimane di tensione istituzionale, a Bruxelles emergono segnali di distensione tra Parlamento europeo e Commissione sul bilancio dell’Unione per il 2025. Le due istituzioni, che si erano scontrate su diverse voci di spesa e sulla gestione delle risorse straordinarie, sembrano ora orientate a un compromesso per evitare una paralisi politica alla vigilia delle elezioni europee. I negoziati, guidati dal commissario al Bilancio Johannes Hahn e dal relatore parlamentare per le finanze europee Siegfried Mureșan, hanno registrato un progresso significativo, aprendo la strada a un’intesa che punta a bilanciare le esigenze di rigore finanziario con la necessità di sostenere la competitività e la coesione sociale all’interno dell’Unione.
Il nodo centrale del confronto riguarda la ripartizione delle risorse tra le principali priorità politiche dell’Unione: transizione verde e digitale, sostegno all’Ucraina, politiche migratorie e stabilizzazione dei prezzi agricoli. La Commissione aveva presentato una proposta da 189,4 miliardi di euro in impegni e 166,8 miliardi in pagamenti, con un incremento rispetto all’esercizio precedente, ma il Parlamento aveva chiesto ulteriori fondi per programmi considerati strategici, come Erasmus+, Horizon Europe e i progetti di sicurezza energetica. Le divergenze hanno portato a uno stallo che nelle ultime settimane aveva fatto temere un rinvio dell’approvazione del bilancio.
Secondo le fonti europee, il punto di svolta è arrivato con la decisione della Commissione di rivedere alcune proiezioni di spesa e di accogliere in parte le richieste dell’Eurocamera. Il nuovo schema prevede una riallocazione di circa 3 miliardi di euro destinati ai programmi di ricerca e innovazione, alla cooperazione internazionale e alla difesa dei confini esterni. Allo stesso tempo, la Commissione ha ottenuto garanzie sul mantenimento di un margine di flessibilità per far fronte a eventuali emergenze geopolitiche o economiche, come nuove crisi energetiche o shock nei mercati finanziari.
Uno degli aspetti più delicati del negoziato riguarda i fondi destinati all’Ucraina. Bruxelles intende proseguire il sostegno economico e militare a Kiev con un pacchetto pluriennale di assistenza finanziaria, ma diversi Stati membri, sostenuti da alcuni gruppi parlamentari, chiedono maggiore trasparenza nella gestione delle risorse e un controllo più rigoroso sull’efficacia degli aiuti. Il compromesso in discussione prevede la creazione di un meccanismo di rendicontazione semestrale, con verifiche sull’utilizzo dei fondi e sulla loro destinazione, al fine di garantire una maggiore legittimità politica e contabile dell’intervento.
Altro terreno di confronto è rappresentato dalle politiche agricole e ambientali. Il Parlamento, spinto da una parte consistente dei gruppi popolari e socialisti, ha chiesto di rafforzare le misure di sostegno agli agricoltori penalizzati dall’aumento dei costi energetici e dalle nuove regole del Green Deal. La Commissione ha accettato di destinare risorse aggiuntive al Fondo per la transizione verde e di introdurre strumenti più flessibili per le imprese agricole di piccole e medie dimensioni, soprattutto in vista dell’adattamento alle normative sulla riduzione delle emissioni e sull’uso dei pesticidi. L’intesa prevede anche un rafforzamento dei finanziamenti destinati alle infrastrutture energetiche transfrontaliere, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati.
Non meno rilevante è il capitolo dedicato alla politica migratoria. Il Parlamento ha insistito sull’aumento dei fondi destinati alla gestione dei confini e ai programmi di accoglienza, ma con una distribuzione più equa delle risorse tra gli Stati membri. La Commissione ha proposto un incremento di 800 milioni di euro per il 2025, da ripartire tra il Fondo Asilo e Migrazione e l’Agenzia Frontex, che avrà un ruolo potenziato nel coordinamento delle operazioni di controllo e soccorso nel Mediterraneo. Le discussioni su questo punto restano aperte, ma l’atmosfera nei tavoli negoziali è descritta come costruttiva, segnale che le due istituzioni intendono evitare uno scontro prolungato su un tema politicamente sensibile.
Sul piano macroeconomico, Dombrovskis e Gentiloni hanno sottolineato che il bilancio 2025 dovrà rispecchiare la nuova fase di stabilizzazione dell’economia europea. Dopo due anni di forte spesa pubblica per far fronte alle emergenze, la Commissione punta ora a una gestione più selettiva delle risorse, orientata agli investimenti strategici e alla sostenibilità dei conti. L’intenzione è quella di ridurre gradualmente gli interventi straordinari, senza compromettere la crescita e la competitività del mercato unico. Bruxelles intende favorire una maggiore partecipazione del settore privato agli investimenti europei, anche attraverso partenariati pubblico-privati e l’utilizzo dei fondi del programma InvestEU.
Il confronto tra Parlamento e Commissione ha anche un risvolto politico più ampio. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, entrambe le istituzioni sono chiamate a dare un segnale di stabilità e responsabilità ai cittadini e ai mercati. Il bilancio rappresenta infatti non solo uno strumento finanziario, ma anche un indicatore della capacità dell’Unione di agire in modo coeso. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha insistito sulla necessità di un’intesa che garantisca “un’Europa forte, solidale e proiettata verso il futuro”, evitando scontri istituzionali che potrebbero alimentare l’euroscetticismo.
Dal canto suo, il Parlamento europeo, pur consapevole delle difficoltà economiche degli Stati membri, rivendica il proprio ruolo politico e di controllo democratico sulla spesa pubblica europea. Mureșan ha dichiarato che “un bilancio non è solo una questione di numeri, ma di scelte politiche”, ricordando che l’Unione deve investire su ricerca, giovani e sicurezza se vuole restare competitiva nel contesto globale. L’accordo atteso nei prossimi giorni dovrebbe quindi includere un impegno vincolante per mantenere e, in alcuni casi, rafforzare i programmi simbolo dell’integrazione europea, considerati elementi chiave per la coesione economica e sociale.
I segnali di disgelo tra Parlamento e Commissione indicano che le parti hanno compreso la necessità di un compromesso pragmatico. L’obiettivo comune è garantire la continuità operativa dell’Unione, consolidando la credibilità delle sue istituzioni e dimostrando che la governance europea è capace di adattarsi alle sfide economiche e politiche del momento. In un contesto internazionale segnato da instabilità e competizione globale, il bilancio 2025 potrebbe diventare il simbolo di una nuova fase di cooperazione istituzionale e di responsabilità condivisa all’interno dell’Unione Europea.

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