Regno Unito, il Partito Laburista in tensione: Starmer smentisce voci di complotto interno e cerca di ricompattare la leadership
- piscitellidaniel
- 12 ore fa
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Nel Regno Unito, il Partito Laburista attraversa una nuova fase di turbolenza interna a pochi mesi dalle elezioni generali, con il leader Keir Starmer costretto a smentire pubblicamente le voci di un presunto complotto volto a sostituirlo. Le indiscrezioni, diffuse da alcuni media britannici, hanno alimentato un clima di tensione tra i vertici del partito, dove emergono divergenze sempre più marcate sulle strategie politiche, la gestione delle candidature e la linea ideologica in vista della campagna elettorale. Starmer, nel tentativo di ristabilire l’unità, ha negato qualsiasi ipotesi di manovra contro di lui, ribadendo la coesione della leadership e la determinazione del partito nel prepararsi alla sfida contro i conservatori.
Secondo le ricostruzioni circolate nei giorni scorsi, alcuni membri dell’ala sinistra laburista avrebbero manifestato malcontento per l’eccessiva moderazione del leader, accusato di aver allontanato il partito dalle sue radici socialdemocratiche. Al centro delle critiche vi sarebbero la gestione della politica economica, le posizioni prudenti sulla spesa pubblica e il rifiuto di proporre un aumento significativo delle tasse per finanziare i servizi sociali. Le tensioni si sarebbero acuite dopo la selezione dei candidati per i collegi elettorali, che secondo alcuni esponenti interni privilegerebbe figure fedeli alla linea di Starmer, penalizzando invece la rappresentanza dell’ala progressista.
In una conferenza stampa convocata a Londra, Starmer ha definito “infondati e dannosi” i rumors sul presunto piano per la sua sostituzione. Ha affermato che “il partito è più unito che mai” e che le polemiche non distoglieranno l’attenzione dalla priorità principale: costruire un programma credibile per rilanciare il Paese dopo quattordici anni di governi conservatori. Ha inoltre richiamato alla responsabilità i deputati e i dirigenti locali, invitandoli a concentrarsi sulle proposte politiche piuttosto che sulle dispute interne. Il messaggio è apparso chiaro: l’obiettivo è preservare l’immagine di stabilità e pragmatismo che ha consentito al Labour di recuperare consenso nell’ultimo biennio.
Il contesto politico resta complesso. I sondaggi continuano a dare il Partito Laburista in vantaggio sui conservatori di Rishi Sunak, ma il margine di distacco si è leggermente ridotto nelle ultime settimane. Molti analisti attribuiscono questo rallentamento al crescente malcontento di una parte dell’elettorato progressista, che accusa Starmer di condurre una campagna troppo prudente, priva di slancio ideale. L’ex leader Jeremy Corbyn, pur estromesso dal partito, continua a rappresentare un punto di riferimento simbolico per quella parte di base che chiede maggiore radicalità in materia di welfare, giustizia sociale e diritti dei lavoratori.
La dirigenza laburista, dal canto suo, difende la strategia di moderazione come scelta necessaria per conquistare la fiducia dell’elettorato indeciso e dei ceti medi. Il piano di governo presentato da Starmer e dalla sua vice Angela Rayner si fonda su tre pilastri: rigore fiscale, investimenti selettivi in infrastrutture e transizione energetica, rafforzamento dei servizi pubblici essenziali. Un programma che mira a rassicurare i mercati e le istituzioni finanziarie, evitando gli errori del passato, ma che ha suscitato perplessità tra i sostenitori di un approccio più redistributivo.
Il nodo principale resta il posizionamento politico del partito. Starmer ha progressivamente spostato il Labour verso il centro, cercando di costruire un profilo da forza di governo affidabile, capace di attrarre l’elettorato moderato e di presentarsi come alternativa concreta ai conservatori. Questa scelta ha favorito una ripresa nei consensi, ma ha anche alimentato tensioni con la base militante, che accusa la leadership di aver smarrito la dimensione identitaria del partito. Alcuni parlamentari di lungo corso hanno espresso riserve sulla mancanza di un messaggio emotivamente forte, capace di ispirare la mobilitazione collettiva che in passato aveva reso il Labour un movimento popolare.
L’episodio delle presunte manovre interne ha riacceso un dibattito più profondo sul futuro del partito e sul ruolo di Starmer come mediatore tra le diverse anime del Labour. Il leader, ex procuratore capo e figura simbolo della competenza tecnica, ha finora costruito la propria immagine su rigore e pragmatismo, puntando a ricostruire la credibilità istituzionale del partito dopo gli anni turbolenti del corbynismo. Tuttavia, questa impostazione rischia di apparire distante dai sentimenti popolari, in un momento in cui il Regno Unito affronta una crisi economica e sociale senza precedenti.
All’interno del gruppo parlamentare, alcune figure emergenti hanno cercato di porsi come mediatori tra le due correnti. Angela Rayner, pur formalmente allineata alla leadership, mantiene un legame con la sinistra sindacale e ha invitato a un dialogo costruttivo per evitare una nuova frammentazione interna. Altri esponenti, come la deputata Jess Phillips e l’ex ministro Ed Miliband, hanno espresso sostegno al leader ma al tempo stesso chiesto maggiore coraggio politico su temi come l’ambiente, la sanità e la giustizia fiscale.
La gestione della crisi di immagine rappresenta per Starmer un banco di prova cruciale. Il Labour punta a presentarsi come forza di governo credibile, ma deve al contempo preservare il legame con la propria base popolare. Il leader ha annunciato una serie di incontri con i sindacati e con le organizzazioni locali per rafforzare il dialogo interno e definire una piattaforma programmatica condivisa. L’obiettivo è arrivare alle elezioni con un partito coeso, evitando le divisioni che in passato hanno compromesso le possibilità di vittoria.
La situazione attuale mette in luce la complessità della leadership di Starmer, divisa tra la necessità di rassicurare gli ambienti economici e l’esigenza di dare risposte concrete alle classi lavoratrici. In un Paese attraversato da inflazione elevata, crisi energetica e aumento del costo della vita, il consenso del Labour dipenderà dalla capacità di proporre un progetto di rinnovamento credibile ma anche socialmente inclusivo. L’episodio del presunto complotto interno, pur ridimensionato dal leader, evidenzia le fragilità di un partito che si prepara a una sfida elettorale decisiva per il futuro politico del Regno Unito.

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