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Mercati valutari in movimento: yuan in rialzo, dollaro stabile in vista delle riunioni delle banche centrali

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Lunedì i mercati azionari globali sono saliti, toccando nuovi massimi intraday, mentre il dollaro si è indebolito grazie all’ottimismo per un possibile accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti. Gli investitori, nel frattempo, restano in attesa di importanti decisioni sulle politiche monetarie delle principali banche centrali e dei risultati trimestrali di diverse società a grande capitalizzazione.


Domenica, alti funzionari economici di Pechino e Washington hanno delineato la struttura di un’intesa che il presidente statunitense Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping dovranno esaminare durante un incontro previsto giovedì in Corea del Sud.


Trump ha dichiarato di essere fiducioso sulla possibilità di raggiungere un accordo con la Cina e ha annunciato una serie di intese commerciali e sui minerali critici in Malesia con quattro Paesi del Sud-Est asiatico, durante la prima tappa di un viaggio di cinque giorni in Asia.


Un’intesa commerciale metterebbe fine ai dazi più gravosi imposti dagli Stati Uniti e ai controlli cinesi sulle esportazioni di terre rare, contribuendo ad attenuare i timori degli investitori riguardo a un possibile stallo tra le due principali economie mondiali.


A Wall Street, i listini statunitensi hanno registrato consistenti rialzi: tutti e tre i principali indici hanno segnato nuovi record intraday, trainati soprattutto dal comparto tecnologico. In particolare, le azioni Qualcomm sono balzate di oltre il 12% dopo la presentazione di due nuovi chip di intelligenza artificiale per data center, la cui commercializzazione è attesa per il prossimo anno.


Questa settimana l’attenzione degli investitori è rivolta ai risultati dei cosiddetti “Magnifici Sette” — i giganti tecnologici Microsoft, Alphabet, Apple, Amazon e Meta Platforms — per valutare se le loro performance siano all’altezza delle elevate quotazioni di mercato.


Il Dow Jones Industrial Average  è salito di 225,66 punti, ovvero dello 0,48%, a 47.432,96, l'S&P 500 è salito di 69,92 punti, ovvero dell'1,03%, a 6.861,53 e il Nasdaq Composite è salito di 402,25 punti, ovvero dell'1,73%, a 23.607,11. 


L’indice MSCI delle azioni globali è avanzato di 9,9 punti (+0,99%), raggiungendo quota 1.011,26 e segnando la terza seduta consecutiva di rialzi. Anche l’indice paneuropeo STOXX 600 ha chiuso in positivo (+0,22%), toccando un nuovo massimo storico.


A Buenos Aires, il Merval ha registrato un forte balzo di 445.602,10 punti (+21,46%), chiudendo a 2.522.460,68. In rialzo anche obbligazioni e peso argentino, sostenuti dal risultato delle elezioni di medio termine, che hanno visto il partito del presidente Javier Milei ottenere una netta vittoria — un segnale chiave per la prosecuzione delle riforme economiche e il mantenimento del sostegno finanziario statunitense.


Sul mercato valutario, il dollaro statunitense si è indebolito nei confronti dell’euro, dello yuan cinese e del dollaro australiano, complice l’ottimismo per un possibile accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, che ha rafforzato la propensione al rischio.


L’indice del dollaro, che ne misura l’andamento rispetto a un paniere di valute tra cui yen ed euro, è sceso dello 0,03% a 98,89. L’euro è salito dello 0,09% a 1,1636 dollari, mentre lo yuan cinese ha guadagnato lo 0,26%, portandosi a 7,109 per dollaro.


Lo yuan ha beneficiato del sostegno della Banca Popolare Cinese, che ha fissato il tasso di cambio ufficiale a un livello più forte del previsto. Prima dell’apertura dei mercati, l’istituto ha stabilito il cambio medio a 7,0881 per dollaro — il valore più alto dal 15 ottobre 2024 — superando la stima Reuters di 7,1146.


Sul fronte valutario, il dollaro si è rafforzato dello 0,11% contro lo yen giapponese, portandosi a 153,02, mentre la sterlina britannica è salita dello 0,15%, attestandosi a 1,3328 dollari.


Nei prossimi giorni l’attenzione degli investitori sarà rivolta alle riunioni chiave delle principali banche centrali: Giappone, Canada, Europa e Stati Uniti.


La Federal Reserve dovrebbe ridurre i tassi d’interesse di 25 punti base, dopo che i dati sull’inflazione hanno mostrato un aumento dei prezzi al consumo leggermente inferiore alle attese per settembre. Tuttavia, la recente chiusura parziale delle attività governative e i suoi potenziali effetti sui dati economici restano un fattore di incertezza. Secondo lo strumento FedWatch del CME, le probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base sono stimate al 97,8%.


Sia la Banca Centrale Europea che la Banca del Giappone dovrebbero invece mantenere invariati i tassi di riferimento.


Nel caso della BOJ, il dibattito interno potrebbe concentrarsi sull’opportunità di riprendere gradualmente gli aumenti dei tassi, in un contesto di minori timori di recessione legata ai dazi. Tuttavia, le dinamiche politiche interne potrebbero ritardare qualsiasi decisione in tal senso.


Il nuovo ministro delle Finanze giapponese, Satsuki Katayama, ha precisato che nel recente incontro con il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, non si è discusso direttamente della politica monetaria della Banca del Giappone.


Sul mercato obbligazionario, il rendimento dei Treasury decennali statunitensi è salito di 0,4 punti base, passando dal 3,997% di venerdì sera al 4,001%.




Fonte: investing.com

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