L’ingegneria italiana cresce nel mondo: +12 per cento di fatturato e presenza sempre più forte sui mercati globali
- piscitellidaniel
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Il settore dell’ingegneria italiana sta vivendo una fase di espansione significativa sui mercati internazionali, con un aumento del 12 per cento del fatturato generato all’estero e una crescita costante del numero di società che operano fuori dai confini nazionali. I dati più recenti confermano che l’ingegneria italiana non solo ha recuperato i livelli pre-pandemia, ma ha consolidato una posizione di rilievo tra le prime realtà europee in termini di progetti gestiti, presenza geografica e capacità di competere su scala globale. Il settore, che comprende società di progettazione, consulenza tecnica, costruzioni e servizi integrati, rappresenta oggi una componente strategica dell’economia italiana, trainata da innovazione tecnologica, sostenibilità e digitalizzazione dei processi.
L’aumento del fatturato internazionale è il risultato di una strategia di apertura e di un processo di internazionalizzazione che ha coinvolto un numero crescente di imprese, dalle grandi realtà consolidate ai gruppi di medie dimensioni con forte specializzazione. Le società italiane stanno trovando nuovi spazi in Medio Oriente, Nord Africa, America Latina e Sud-Est asiatico, aree che negli ultimi anni hanno investito massicciamente in infrastrutture, energia e mobilità sostenibile. L’Italia, grazie a un patrimonio di competenze ingegneristiche riconosciute, è riuscita a inserirsi in questo contesto globale con un modello di progettazione che unisce precisione tecnica, qualità estetica e attenzione ambientale.
Un ruolo chiave è giocato dalle infrastrutture energetiche e ambientali, dove l’ingegneria italiana è riuscita a imporsi grazie a soluzioni tecnologiche avanzate e a un approccio integrato che combina progettazione, monitoraggio digitale e gestione intelligente dei dati. I grandi studi italiani sono oggi impegnati nella costruzione di impianti di energia rinnovabile, sistemi idrici, metropolitane e opere di rigenerazione urbana nei principali Paesi emergenti. In parallelo, le imprese di piccole e medie dimensioni hanno trovato spazio come partner di progetti multilaterali finanziati da organismi internazionali o come subfornitori altamente qualificati di gruppi globali.
Il successo all’estero è anche il frutto della trasformazione digitale che ha investito il settore negli ultimi anni. L’adozione di strumenti come il Building Information Modeling, i sistemi di progettazione 3D e le piattaforme di gestione integrata hanno permesso alle società italiane di aumentare la produttività e ridurre i tempi di consegna, garantendo standard elevati di qualità. A ciò si aggiunge una crescente attenzione alla sostenibilità: i progetti italiani all’estero incorporano sempre più soluzioni per la riduzione delle emissioni, l’efficienza energetica e l’uso di materiali riciclabili, rispondendo ai criteri ambientali, sociali e di governance richiesti dai committenti internazionali.
L’espansione globale del comparto è sostenuta anche dall’aumento della collaborazione tra imprese. Molti operatori italiani hanno scelto di unirsi in consorzi o di stringere alleanze con partner locali, un modello che consente di accedere a gare internazionali di maggior valore e di ridurre i rischi legati a barriere normative o differenze culturali. Questa strategia ha favorito l’inserimento in progetti di grande portata in Africa e nel Golfo Persico, dove le autorità richiedono sempre più spesso la presenza di gruppi di ingegneria con competenze multidisciplinari e capacità finanziaria consolidata.
L’Italia è oggi tra i primi tre Paesi europei per numero di società di ingegneria con commesse attive all’estero e si colloca tra i primi dieci a livello mondiale per valore dei progetti gestiti. La qualità tecnica, la flessibilità organizzativa e la capacità di adattarsi a contesti diversi rappresentano i principali punti di forza che rendono competitivo il modello italiano. L’esperienza maturata nel campo delle opere pubbliche e della riqualificazione urbana nel territorio nazionale ha contribuito a costruire una reputazione solida anche oltre confine.
Le sfide restano tuttavia rilevanti. L’internazionalizzazione richiede risorse finanziarie adeguate, competenze linguistiche e giuridiche, capacità di gestione dei rischi e presenza stabile nei Paesi di destinazione. Molte imprese di medie dimensioni, pur dotate di eccellenza tecnica, devono affrontare ostacoli burocratici e difficoltà di accesso ai finanziamenti necessari per partecipare a gare internazionali. Anche il capitale umano rappresenta un fattore critico: la carenza di ingegneri specializzati, progettisti digitali e tecnici esperti in sostenibilità limita la possibilità di ampliare ulteriormente la presenza nei mercati esteri.
In questo contesto, il ruolo delle istituzioni è considerato determinante per sostenere la competitività del settore. I programmi di internazionalizzazione promossi da SACE, SIMEST e ICE hanno già favorito l’accesso a nuovi mercati e la partecipazione a bandi multilaterali, ma le imprese chiedono una strategia di lungo periodo che rafforzi il sistema paese nel suo complesso. È necessario coordinare la diplomazia economica con le politiche industriali, sostenere l’export di servizi ad alto valore aggiunto e promuovere la presenza delle società italiane nei grandi progetti infrastrutturali internazionali, che costituiscono il motore principale della crescita globale del comparto.

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