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INPS, la spesa pensionistica raggiunge i 364 miliardi: calano le anticipate, crescono le prestazioni assistenziali

Secondo i dati diffusi dall’INPS, la spesa per le pensioni in Italia ha raggiunto nel 2024 un totale di 364 miliardi di euro. Si tratta di un incremento significativo rispetto all’anno precedente, frutto dell’invecchiamento demografico e dell’aumento delle prestazioni assistenziali. Tuttavia, si registra un calo del 9% nelle pensioni anticipate, mentre le pensioni assistenziali, tra cui invalidità e assegni sociali, sono cresciute del 6,5%.


La relazione dell’Istituto, pubblicata a luglio 2025, fornisce un quadro dettagliato dell’andamento delle principali prestazioni previdenziali e assistenziali, confermando la tendenza strutturale all’aumento della spesa pubblica legata alla previdenza. La voce più rilevante resta quella delle pensioni di vecchiaia e anzianità, che complessivamente assorbono oltre il 70% della spesa. Tuttavia, a colpire è il calo delle pensioni anticipate, che nell’ultimo anno si sono ridotte del 9%, segnale di un rallentamento nell’utilizzo degli strumenti di prepensionamento, spesso legati a finestre temporanee o requisiti flessibili introdotti dalle leggi finanziarie.


Nel dettaglio, nel 2024 sono stati liquidati circa 395.000 nuovi trattamenti pensionistici, contro i 418.000 del 2023. La diminuzione riguarda soprattutto le pensioni anticipate, passate da oltre 140.000 a circa 127.000, mentre le pensioni di vecchiaia sono rimaste stabili intorno a quota 90.000. In aumento risultano invece le pensioni di invalidità civile (+5%) e gli assegni sociali, che crescono del 7% raggiungendo circa 880.000 beneficiari. Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, perché indica una maggiore incidenza delle prestazioni non contributive nel sistema complessivo, con un impatto crescente sui conti pubblici.


L’età media di accesso alla pensione continua a salire: nel 2024 è stata pari a 64 anni e 3 mesi per gli uomini e 63 anni e 6 mesi per le donne, con una lieve riduzione del divario di genere dovuta all’introduzione di criteri più restrittivi per l’accesso anticipato. In parallelo, l’importo medio delle pensioni liquidate è stato pari a 1.180 euro mensili, con forti differenze tra Nord e Sud. In Lombardia, ad esempio, l’importo medio supera i 1.300 euro, mentre in regioni come Calabria e Sicilia si attesta poco sopra i 1.000 euro. La forbice territoriale riflette la diversa storia contributiva, legata ai livelli occupazionali e retributivi.


La relazione INPS mette in evidenza anche la crescente incidenza delle donne sul totale dei nuovi pensionati, oggi al 53%, favorita da strumenti come Opzione Donna e dalla maturazione dei requisiti contributivi per le lavoratrici nate negli anni Sessanta. Tuttavia, il gap negli importi pensionistici resta ampio: le pensioni femminili hanno un valore medio inferiore del 27% rispetto a quelle maschili, a causa di carriere più discontinue e retribuzioni più basse.


Un capitolo specifico del report è dedicato all’evoluzione delle pensioni assistenziali, in forte crescita anche per effetto delle recenti riforme e delle misure introdotte per contrastare la povertà. Il progressivo assorbimento del Reddito di Cittadinanza da parte dell’Assegno di Inclusione e il rafforzamento delle prestazioni per le disabilità hanno determinato un aumento della platea dei beneficiari e un impatto diretto sulla spesa complessiva. Le pensioni di invalidità civile hanno superato quota 2 milioni, mentre gli assegni sociali sono aumentati anche grazie all’innalzamento del parametro ISEE per l’accesso.


Dal punto di vista finanziario, l’INPS segnala che la sostenibilità del sistema pensionistico rimane sotto osservazione, nonostante il saldo contributivo resti positivo. Le entrate contributive hanno raggiunto i 250 miliardi, con un incremento del 4,3% rispetto al 2023, trainato dalla crescita occupazionale e dai maggiori contributi versati dalle imprese. Tuttavia, il saldo tra entrate e uscite previdenziali resta negativo per circa 60 miliardi, coperto attraverso trasferimenti pubblici.


Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, ha sottolineato che il sistema pensionistico italiano “resta solido nel breve termine, ma necessita di una visione strategica di lungo periodo, capace di coniugare sostenibilità e inclusione sociale”. Fava ha indicato come prioritaria la necessità di rafforzare le politiche attive per l’invecchiamento attivo e la valorizzazione della contribuzione continua, attraverso forme di flessibilità che incentivino la permanenza volontaria nel mondo del lavoro oltre i requisiti minimi.


Anche il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha commentato i dati, anticipando che nella prossima legge di bilancio si valuterà l’introduzione di nuovi strumenti per favorire l’equità generazionale e il riequilibrio tra le varie componenti della spesa previdenziale. Tra le ipotesi al vaglio vi sono un ritocco dei requisiti per l’anticipo pensionistico, la revisione dei coefficienti di trasformazione e un potenziamento dei fondi pensione complementari, oggi ancora poco diffusi tra le nuove generazioni di lavoratori.


Il rapporto INPS restituisce dunque un quadro complesso, in cui la pressione demografica, l’aumento della longevità e l’evoluzione del mercato del lavoro pongono sfide rilevanti alla tenuta del sistema. Pur in assenza di emergenze immediate, i segnali di lungo periodo indicano la necessità di riforme strutturali e scelte politiche in grado di mantenere l’equilibrio tra tutela sociale e compatibilità finanziaria.

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