I dazi non spaventano il Real Estate
- Luca Baj

- 4 apr
- Tempo di lettura: 2 min
L'impatto dei dazi, branditi come arma economica dal presidente Usa Donald Trump, sull'immobiliare europeo (e italiano) potrebbe sembrare a prima vista una questione marginale. Il Real Estate, per sua natura, non è un bene trasportabile e quindi direttamente tassabile alle frontiere. Tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che, sebbene non sussistano effetti diretti immediati, le conseguenze indirette meritano una seria considerazione.
L'effetto diretto dei dazi sul Real Estate è limitato dal fatto che gli immobili non sono beni commerciabili oltre confine. Un impatto tangibile si verificherebbe qualora i dazi colpissero le materie prime (inclusa l'energia) e i materiali da costruzione, essenziali per l'edilizia. Al momento, però, questi settori cruciali sembrano essere esentati dalle misure restrittive.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, secondo Mario Breglia, presidente e fondatore di Scenari Immobiliari, lo scenario potrebbe addirittura rivelarsi "positivo per gli investimenti istituzionali". Breglia sottolinea come la crisi immobiliare del 2010 fosse strettamente legata a una crisi finanziaria, mentre attualmente i flussi finanziari rimangono inalterati. Di conseguenza, i grandi investitori internazionali potrebbero orientarsi verso investimenti più sicuri e meno instabili, concentrandosi su asset immobiliari "garantiti" come uffici e logistica.
Questa dinamica potrebbe portare a un ampliamento della quota immobiliare nei portafogli degli investitori istituzionali, con un focus sui Paesi europei più solidi come Germania, Francia, Inghilterra e Italia. L'Italia, in particolare, ha chiuso l'anno precedente con quasi 10 miliardi di euro di investimenti nel settore immobiliare, un trend che potrebbe proseguire nel 2024. L'exploit spagnolo, inoltre, dimostra il potenziale di crescita del mercato immobiliare europeo.
La situazione è più complessa per le famiglie. L'impatto dei dazi sull'economia reale, in particolare sulla produzione manifatturiera delle imprese (molte delle quali fortemente esposte verso l'export Usa), potrebbe avere ripercussioni sull'occupazione e sui redditi familiari.
In questo contesto, un'ulteriore riduzione del costo del denaro potrebbe portare a un calo delle rate dei mutui, incentivando gli acquisti immobiliari. Tuttavia, l'aumento dell'inflazione, causato dalle restrizioni al commercio internazionale, e un conseguente ritorno alla crescita dei tassi di interesse rappresentano una minaccia concreta per il settore. Questo scenario potrebbe raffreddare la domanda di prestiti e, nel medio termine, impattare negativamente sia sulle compravendite che sugli investimenti, in particolare sullo sviluppo di nuovi progetti (pipeline).





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