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Corte dei Conti nega il visto di legittimità al Ponte sullo Stretto: il progetto torna al centro dello scontro politico e tecnico

La Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità all’atto contrattuale relativo alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, bloccando temporaneamente uno dei progetti infrastrutturali più discussi e simbolici della storia italiana. La decisione è arrivata dopo settimane di valutazioni tecniche e giuridiche sul decreto di approvazione del contratto tra la società Stretto di Messina S.p.A. e il consorzio Eurolink, guidato da Webuild. I magistrati contabili hanno ritenuto che l’atto non possieda i requisiti di piena legittimità amministrativa, individuando diverse criticità nel quadro normativo e nelle garanzie economico-finanziarie a sostegno dell’opera.


Secondo quanto emerso dal dispositivo, la Corte ha evidenziato la mancanza di alcuni elementi fondamentali di certezza sul piano finanziario e tecnico, in particolare riguardo alla copertura economica complessiva e all’aggiornamento dei costi di realizzazione. Il progetto, originariamente redatto oltre dieci anni fa, richiede una revisione complessiva per adeguarlo agli standard tecnici e ambientali attuali. I giudici contabili hanno sottolineato che l’assenza di un quadro economico aggiornato potrebbe esporre lo Stato a rischi di spesa non controllata e a possibili contenziosi con il contraente generale.


Il provvedimento non rappresenta una bocciatura definitiva del progetto, ma impedisce la piena efficacia del contratto finché non saranno sanate le irregolarità individuate. La società Stretto di Messina dovrà ora fornire chiarimenti e integrare la documentazione mancante per consentire un nuovo esame da parte della Corte. Nel frattempo, tutte le procedure operative restano sospese, compresi i passaggi propedeutici all’avvio dei cantieri.


Il governo ha reagito con fermezza alla decisione. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha definito la pronuncia “un ostacolo burocratico superabile” e ha ribadito che l’esecutivo intende portare avanti l’opera “nel pieno rispetto della legge e dei tempi previsti”. Salvini ha spiegato che il progetto del Ponte sullo Stretto rientra tra le priorità strategiche del governo e che le osservazioni della Corte saranno affrontate rapidamente attraverso un’integrazione documentale e tecnica. Il ministero ha già predisposto una relazione supplementare per rispondere ai rilievi contabili, nella prospettiva di ottenere un nuovo via libera entro poche settimane.


Il parere della Corte dei Conti ha tuttavia riaperto il dibattito politico su un’opera che da decenni divide il Paese. Le opposizioni hanno accolto la decisione come una conferma delle loro preoccupazioni, sostenendo che il progetto presenti ancora troppe incertezze economiche e ambientali. Il Partito Democratico ha chiesto una revisione complessiva del piano finanziario, mentre il Movimento 5 Stelle ha parlato di “un progetto nato male e mai davvero messo in sicurezza dal punto di vista giuridico”. Anche le associazioni ambientaliste hanno espresso soddisfazione per la sospensione, sottolineando che il Ponte, così come progettato, non tiene conto delle evoluzioni climatiche e delle normative europee in materia di tutela ambientale.


Sul fronte tecnico, il nodo principale riguarda la congruità dei costi e la validità del progetto esecutivo. Il preventivo aggiornato supera i 14 miliardi di euro, una cifra che include le opere accessorie, le compensazioni ambientali e gli interventi di collegamento ferroviario e stradale. Tuttavia, secondo la Corte dei Conti, il documento finanziario non chiarisce in modo sufficiente la copertura integrale delle spese, in particolare per le opere complementari e per i futuri costi di manutenzione. Anche il meccanismo di garanzia statale, previsto per sostenere il contratto di concessione, richiede ulteriori chiarimenti, poiché non risulta ancora definito il riparto delle responsabilità economiche tra lo Stato, la società concessionaria e gli enti locali coinvolti.


Un ulteriore aspetto critico sollevato dai magistrati riguarda il mancato aggiornamento degli studi ambientali e di sicurezza. Le valutazioni di impatto ambientale risalgono a oltre un decennio fa e si basano su normative oggi superate. La Corte ha osservato che l’assenza di una revisione integrale delle analisi geologiche e sismiche non consente di garantire pienamente la compatibilità del progetto con le attuali condizioni del territorio. Il tratto dello Stretto di Messina è infatti una delle aree a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, e i protocolli tecnici dovranno essere adeguati alle nuove normative europee sulle infrastrutture strategiche.


Nonostante le criticità, la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink hanno ribadito la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni per superare i rilievi. In un comunicato ufficiale, il consorzio ha precisato che le osservazioni della Corte non mettono in discussione la validità del progetto, ma richiedono soltanto un’integrazione tecnica. Webuild, che guida il raggruppamento di imprese, ha confermato che la progettazione aggiornata è già in corso e che saranno forniti entro breve tutti gli elementi richiesti.


Il Ponte sullo Stretto, concepito come la più grande infrastruttura sospesa al mondo, dovrebbe collegare la Sicilia alla Calabria attraverso una campata unica di oltre 3.300 metri. Il progetto prevede anche l’ammodernamento delle reti ferroviarie e autostradali di accesso, con l’obiettivo di ridurre drasticamente i tempi di percorrenza tra Messina e Reggio Calabria e di rafforzare i collegamenti logistici tra il Sud Italia e il resto del Paese. Tuttavia, i tempi per la realizzazione restano incerti. Il cronoprogramma iniziale, che prevedeva l’apertura dei cantieri nel 2025 e il completamento entro il 2032, potrebbe ora subire uno slittamento, in attesa delle nuove verifiche.


La decisione della Corte dei Conti rappresenta un passaggio cruciale nella storia del progetto, che ha conosciuto nel tempo molteplici stop e ripartenze. Fin dagli anni ’70, il Ponte sullo Stretto è stato al centro di dibattiti, promesse politiche e contestazioni. Ogni tentativo di avvio concreto si è scontrato con difficoltà tecniche, vincoli finanziari e conflitti di competenza tra amministrazioni. Con il diniego del visto di legittimità, la questione torna ora nelle mani del governo, chiamato a dimostrare che il progetto può rispettare pienamente i principi di legalità, sostenibilità e trasparenza richiesti per un’infrastruttura di tale portata.


Il futuro del Ponte dipenderà dalla capacità delle istituzioni di rispondere rapidamente ai rilievi sollevati e di ricomporre un quadro tecnico-finanziario coerente con le regole europee e nazionali. Il verdetto della Corte non segna la fine del progetto, ma obbliga a una revisione profonda, destinata a determinare se l’opera potrà davvero passare dalla carta al cantiere dopo decenni di attese e di controversie.

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