La Federal Reserve taglia i tassi di 25 punti base: nuova fase di politica monetaria con obiettivo di crescita controllata tra il 3,75% e il 4%
- piscitellidaniel
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La Federal Reserve ha deciso di ridurre i tassi di interesse di 25 punti base, portando il corridoio ufficiale dei Fed Funds in un intervallo compreso tra il 3,75% e il 4%. La decisione, ampiamente attesa dai mercati, segna un cambiamento significativo nella strategia di politica monetaria statunitense dopo due anni di inasprimento per contrastare l’inflazione. Con questo intervento, il presidente Jerome Powell inaugura una fase di allentamento calibrato, finalizzata a sostenere la crescita economica in un contesto di rallentamento della domanda interna e raffreddamento del mercato del lavoro, senza compromettere la stabilità dei prezzi.
Nel comunicato diffuso al termine della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC), la banca centrale statunitense ha ribadito che la decisione riflette l’evoluzione positiva dell’inflazione, in graduale discesa verso l’obiettivo del 2%, e la necessità di evitare un irrigidimento eccessivo delle condizioni finanziarie. Il documento sottolinea tuttavia che l’orientamento della politica monetaria resterà “dipendente dai dati”, lasciando intendere che ulteriori tagli non sono garantiti e che il percorso di riduzione dei tassi sarà guidato dall’andamento dei principali indicatori macroeconomici.
Il taglio dei tassi arriva in un momento in cui l’economia americana mostra segnali contrastanti. La crescita del PIL ha rallentato nel terzo trimestre, dopo un 2024 caratterizzato da consumi solidi e investimenti resilienti, mentre il mercato del lavoro evidenzia un progressivo calo delle nuove assunzioni e un moderato aumento della disoccupazione. L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari, è scesa al 2,8% su base annua, il livello più basso dall’inizio del 2022. Questi elementi hanno convinto la Fed che il ciclo restrittivo avviato due anni fa abbia raggiunto i suoi obiettivi principali, aprendo la strada a una fase di normalizzazione.
Durante la conferenza stampa, Powell ha dichiarato che la banca centrale “intende mantenere un equilibrio tra la necessità di sostenere l’attività economica e quella di preservare la credibilità conquistata nella lotta all’inflazione”. Ha inoltre ribadito che l’istituto è pronto ad aggiustare il percorso dei tassi in base all’evoluzione dei dati, senza compromettere il ritorno all’obiettivo del 2%. La Fed, secondo il presidente, “non sta cambiando rotta, ma sta calibrando la propria politica per accompagnare un’economia che mostra segni di rallentamento senza entrare in recessione”.
I mercati finanziari hanno accolto la decisione con moderato ottimismo. Il Dow Jones ha reagito positivamente, superando i 40.000 punti, mentre il Nasdaq ha beneficiato del miglioramento delle aspettative sui titoli tecnologici, più sensibili ai movimenti dei tassi d’interesse. Anche il rendimento dei Treasury a dieci anni è sceso al di sotto del 4,2%, segnalando una maggiore fiducia nel fatto che la Fed possa riuscire a gestire un “atterraggio morbido” dell’economia. Il dollaro ha registrato un lieve indebolimento nei confronti delle principali valute, mentre l’oro ha ripreso a salire sopra i 2.400 dollari l’oncia, beneficiando della riduzione dei rendimenti reali.
Gli analisti interpretano il taglio come il primo passo di un possibile ciclo di riduzioni che potrebbe proseguire nei prossimi trimestri, qualora l’inflazione continuasse a convergere verso il target. Secondo le proiezioni del FOMC, i tassi potrebbero scendere gradualmente fino al 3,25% entro la fine del 2026, a condizione che il quadro macroeconomico resti stabile. Tuttavia, la Fed si muove con estrema cautela, consapevole che un allentamento prematuro potrebbe riaccendere le pressioni sui prezzi, specialmente in un contesto di incertezza geopolitica e di mercati energetici volatili.
Sul fronte del credito, la decisione della Fed potrebbe tradursi in un alleggerimento delle condizioni di finanziamento per famiglie e imprese. I mutui ipotecari, che avevano superato il 7% nei mesi scorsi, potrebbero scendere gradualmente, mentre i costi di finanziamento per le imprese dovrebbero ridursi nel corso dei prossimi mesi. Le banche commerciali, tuttavia, mantengono un atteggiamento prudente, e non è escluso che i benefici del taglio impieghino tempo per riflettersi pienamente sull’economia reale.
Un elemento chiave nelle valutazioni della Fed è il comportamento dei consumatori americani, che finora hanno sostenuto la crescita grazie alla solidità dei redditi e al risparmio accumulato durante la pandemia. Tuttavia, la fiducia dei consumatori è in calo, e il tasso di insolvenza sui prestiti al consumo mostra un leggero aumento, segnale che l’impatto del lungo periodo di tassi elevati si sta facendo sentire. In parallelo, il mercato immobiliare rimane sotto pressione: le vendite di abitazioni nuove sono rallentate e i prezzi hanno registrato un calo moderato, pur restando su livelli storicamente alti.
La decisione della Fed è stata accolta con favore anche dal Tesoro statunitense, che vede nella riduzione dei tassi un’opportunità per stabilizzare il costo del debito pubblico, cresciuto in modo significativo negli ultimi anni. Gli economisti stimano che un punto percentuale di riduzione dei tassi possa ridurre la spesa per interessi sul debito federale di oltre 100 miliardi di dollari l’anno, contribuendo a migliorare i margini di manovra fiscale. Tuttavia, i vertici della banca centrale hanno ribadito che la loro priorità resta la stabilità dei prezzi, indipendentemente dalle esigenze di bilancio.
Sul piano internazionale, la scelta della Fed esercita pressioni sulle altre banche centrali, in particolare sulla Banca Centrale Europea e sulla Bank of England, che si trovano a dover bilanciare la lotta all’inflazione con la necessità di sostenere economie più deboli. Un taglio dei tassi negli Stati Uniti tende infatti a ridurre la forza del dollaro, favorendo un allentamento delle condizioni finanziarie globali e inducendo gli altri istituti a considerare a loro volta un ammorbidimento della politica monetaria.
La riduzione dei tassi di interesse segna dunque un punto di svolta nella strategia della Federal Reserve. Dopo un biennio di politiche restrittive che hanno portato il costo del denaro ai massimi da vent’anni, la banca centrale statunitense punta ora a un equilibrio delicato tra stabilità dei prezzi e crescita economica. Il nuovo intervallo tra il 3,75% e il 4% diventa il segnale di una fase di transizione, in cui la Fed tenta di gestire con prudenza il ritorno alla normalità monetaria senza compromettere la fiducia dei mercati e senza riaccendere la spirale inflazionistica che aveva caratterizzato gli anni precedenti.

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