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Borse caute in attesa della Federal Reserve: listini europei deboli e investitori in stand-by sui tassi USA

Le principali Borse europee hanno aperto la settimana in territorio negativo, condizionate dall’attesa per la riunione della Federal Reserve e dalle incertezze sui futuri orientamenti della politica monetaria statunitense. Gli operatori guardano con cautela agli sviluppi macroeconomici, in un contesto caratterizzato da rallentamento della crescita globale, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati obbligazionari. Milano, Parigi e Francoforte registrano ribassi moderati, mentre i listini americani si preparano a una seduta prudente dopo il buon andamento della scorsa settimana.


A Piazza Affari, l’indice FTSE MIB cede intorno allo 0,3%, risentendo della debolezza dei titoli bancari e di quelli legati alle materie prime. Unicredit e Intesa Sanpaolo segnano leggere prese di beneficio dopo i recenti rialzi, mentre Eni e Saipem subiscono la frenata del prezzo del greggio, tornato sotto quota 84 dollari al barile. Tra le poche note positive spiccano Leonardo e Prysmian, sostenute dalle prospettive di crescita del comparto industriale europeo e dai nuovi ordini in arrivo dal settore energetico.


L’attenzione dei mercati è concentrata sulla Federal Reserve, che nei prossimi giorni dovrà decidere se mantenere invariati i tassi d’interesse nella fascia tra il 5,25% e il 5,50%. La maggior parte degli analisti si aspetta una conferma dello status quo, ma gli investitori attendono segnali sul tono del comunicato ufficiale, in particolare sulle tempistiche di un possibile allentamento monetario nel corso del 2025. L’istituto guidato da Jerome Powell si trova di fronte a un equilibrio delicato: da un lato la necessità di consolidare la discesa dell’inflazione, dall’altro l’esigenza di evitare un eccessivo irrigidimento che possa penalizzare l’economia americana.


Sul mercato obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato restano stabili, ma la tensione rimane alta. Il decennale statunitense si attesta intorno al 4,55%, mentre il biennale si mantiene poco sotto il 5%. In Europa, il Bund tedesco viaggia al 2,4% e il BTP italiano al 3,8%, con uno spread stabile sui 140 punti base. Gli investitori continuano a privilegiare i titoli di qualità, in attesa di conferme sul rallentamento dell’inflazione sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona.


Sul fronte valutario, il dollaro resta forte, sostenuto dalle aspettative di una Fed ancora prudente. L’euro si muove in leggero calo, intorno a quota 1,065, in un contesto in cui la moneta unica continua a risentire dell’incertezza economica europea. La Banca Centrale Europea, dopo il taglio dei tassi di settembre, ha assunto un atteggiamento attendista, in attesa dei nuovi dati sull’andamento dei prezzi al consumo e sull’attività industriale dei principali Paesi membri.


Le tensioni geopolitiche restano un fattore di rischio costante. Il conflitto in Medio Oriente e l’instabilità nell’area del Mar Rosso continuano a influenzare il mercato energetico, pur senza generare forti oscillazioni nelle ultime sedute. Il petrolio WTI si attesta intorno agli 83,8 dollari al barile, mentre il Brent è poco sopra gli 87 dollari. Anche il gas naturale europeo mostra un lieve rialzo, a 35 euro per megawattora, complice l’aumento stagionale della domanda.


In Asia, i mercati hanno chiuso contrastati. Tokyo ha terminato in lieve calo, mentre Shanghai e Hong Kong hanno recuperato terreno dopo le recenti perdite, sostenute dalle misure di stimolo annunciate dal governo cinese per rilanciare il settore immobiliare e i consumi interni. Tuttavia, gli operatori restano scettici sulla capacità della Cina di invertire la tendenza, con i dati economici che continuano a segnalare una crescita disomogenea.


A livello settoriale, l’attenzione resta rivolta alle trimestrali. In Europa, sono attesi i risultati di società di primo piano come Volkswagen, Airbus e BNP Paribas, mentre a Wall Street i riflettori saranno puntati su Apple e Amazon. Gli investitori valuteranno la solidità degli utili in un contesto di margini in calo e di domanda più debole, soprattutto nel comparto tecnologico.


Il mercato dell’oro si mantiene sopra i 2.400 dollari l’oncia, sostenuto dalle tensioni internazionali e dall’atteggiamento prudente della Fed. I beni rifugio restano favoriti anche dal clima di incertezza che domina gli investitori istituzionali, sempre più inclini a ridurre l’esposizione sui mercati azionari in attesa di maggiori certezze sulle prossime mosse delle banche centrali.


I listini europei si muovono quindi in una fase di transizione, caratterizzata da scambi contenuti e volumi ridotti. L’attenzione resta concentrata sulle dichiarazioni della Federal Reserve e sui dati macroeconomici in uscita nei prossimi giorni, in particolare l’inflazione nell’area euro e l’indice PCE americano. La cautela prevale su ogni altra strategia, mentre gli operatori cercano segnali concreti che possano indicare la direzione dei mercati per la parte finale dell’anno.

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