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L’istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro DJI Europe B.V. e Nital S.p.A.: i droni professionali al centro del controllo antitrust

È stata avviata un’istruttoria da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti di DJI Europe B.V. e Nital S.p.A., relativa al mercato dei droni professionali in Italia. L’indagine concerne una presunta intesa verticale tra il produttore-distributore e il suo partner locale che potrebbe violare le disposizioni antitrust finalizzate a tutelare la concorrenza nei mercati, in particolare l’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Secondo quanto indicato, la verifica mirerà a stabilire se vi sia stata una pratica volta a imporre il prezzo di rivendita ai distributori e rivenditori italiani, ostacolando così la libera concorrenza e l’ingresso di alternative di prezzo.


L’oggetto dell’istruttoria riguarda in primo luogo la distribuzione sul mercato italiano dei modelli “enterprise”, cioè destinati ad uso professionale e industriale dei droni, come quelli impiegati per la pubblica sicurezza, l’ispezione di infrastrutture, l’agricoltura di precisione, le riprese aeree tecniche o ambientali. Le segnalazioni all’Autorità affermano che DJI Europe, unitamente a Nital quale importatore esclusivo per l’Italia, avrebbe stabilito listini obbligatori per i rivenditori, monitorato i prezzi applicati dai canali di vendita e, in alcuni casi, minacciato revoche delle forniture a chi non avesse rispettato tali listini. Inoltre, secondo l’accusa, sarebbe stata ostacolata l’importazione parallela da parte di rivenditori italiani che avessero tentato di approvvigionarsi all’estero a condizioni migliori, così da evitare che questi potessero praticare sconti o condizioni competitive più favorevoli. In questo modo, secondo l’Autorità, la concorrenza tra rivenditori in Italia sarebbe stata significativamente compressa.


Le ispezioni nell’ambito dell’istruttoria sono già state eseguite, con la collaborazione del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza: il 23 ottobre sono stati condotti controlli presso le sedi di Nital e presso numerosi rivenditori italiani dei droni DJI enterprise. Le verifiche sono volte a raccogliere documentazione relativa ai contratti di distribuzione, alle comunicazioni interne, alle pratiche commerciali, all’andamento dei prezzi e alle possibili diffide o minacce nei confronti dei canali di vendita. L’Autorità ha fissato un termine (solitamente 60 giorni dalla notifica del provvedimento) per l’esercizio del diritto di difesa da parte delle società coinvolte, dopodiché dovrà assumere una decisione in merito all’accertamento della condotta e alle eventuali sanzioni applicabili.


Il mercato dei droni in Italia è in forte evoluzione e assume sempre maggiore rilevanza sia dal punto di vista tecnologico che economico. L’Italia figura tra i Paesi europei più attivi nel settore, grazie alle applicazioni civili e industriali dei sistemi UAS (Unmanned Aerial Systems) in agricoltura, infrastrutture, fotogrammetria, sicurezza e servizi ambientali. La presenza di un distributore nazionale esclusivo come Nital, e la leadership globale di DJI nel comparto, rendono il contesto italiano particolarmente significativo per l’Autorità. Se la condotta attribuita dovesse essere confermata, le implicazioni potrebbero non riguardare solo le due aziende ma l’intera filiera italiana della distribuzione di droni professionali, con effetti sulle politiche di prezzo, sulla disponibilità di scelte commerciali e sulla competitività dei rivenditori.


Dal punto di vista della normativa antitrust, l’intesa verticale che fissa o stabilizza i prezzi di rivendita (Resale Price Maintenance – RPM) è considerata una delle restrizioni più gravi della concorrenza quando non derogata o giustificata da efficaci benefici per il mercato. Nel caso italiano, l’Autorità dovrà valutare se l’imposizione di listini minimi o massimi, la diffida contro le importazioni parallele e la vigilanza sui prezzi da parte delle due società abbiano avuto l’effetto di ridurre la concorrenza intra-canale, limitando la libertà dei rivenditori di praticare sconti, promozioni o condizioni alternative. In questo senso, l’indagine rappresenta un segnale forte rispetto all’intenzione dell’Autorità di monitorare con attenzione i mercati emergenti della tecnologia avanzata, nei quali la leadership produttiva e la concentrazione dei canali distributivi possono generare rischi competitivi.


Per i rivenditori italiani di droni professionali l’istruttoria può generare un impatto concreto: nel corso della sua evoluzione potrebbero essere rese note misure cautelari che vietino determinate prassi commerciali, e in caso di accertamento della violazione potranno essere inflitte sanzioni pecuniarie significative alle società coinvolte, nonché possibili obblighi di ristrutturazione dei contratti di distribuzione. Ciò potrà alterare le dinamiche competitive nel canale italiano, permettendo ai distributori e rivenditori di avere maggiore libertà nel determinare il proprio prezzo, la propria strategia commerciale e l’importazione parallela, se attualmente limitata dal contratto con l’importatore esclusivo.


Il caso assume inoltre rilievo per quanto riguarda il posizionamento internazionale di DJI e delle sue strategie di canale in Europa e in Italia. DJI è infatti il leader globale dei droni civili e professionali, e in Italia opera attraverso il distributore esclusivo Nital sin dal 2021. La partnership tra produttore e distributore italiano ha permesso una forte penetrazione del brand sul mercato locale, ma ora è sotto la lente dell’Autorità per verificare se la cooperazione abbia superato i limiti consentiti dalla normativa sulla concorrenza. Per le piccole e medie imprese distributive e per gli operatori professionali del settore potrebbe aprirsi un nuovo scenario competitivo sia sotto il profilo dei prezzi che dell’offerta, in quanto l’eventuale modifica dei contratti di distribuzione potrebbe aumentare la pluralità dei canali e la disponibilità di condizioni più favorevoli.


In un contesto più ampio, la scelta dell’Autorità italiana di intervenire sul mercato dei droni riflette una tendenza europea alla vigilanza sulle tecnologie emergenti e sui modelli di business che possono generare posizioni dominanti o influenzare fortemente la catena del valore. I mercati digitali, i canali distributivi globali, la sicurezza dei voli, le norme di compatibilità e le certificazioni sono tutte variabili che connettono il comparto dei droni a tematiche trasversali di regolamentazione, concorrenza, investimento e innovazione tecnologica.


Il risultato dell’istruttoria attesa nei prossimi mesi potrà avere effetti significativi sul mercato italiano dei droni: da un lato l’Autorità potrebbe imporre misure correttive o sanzioni nei confronti delle società coinvolte; dall’altro l’intero settore potrebbe trarre beneficio da maggiore apertura competitiva, condizioni più libere per il canale e un più ampio ventaglio di scelte per gli utenti professionali. Le aziende distributive e i rivenditori seguiranno con attenzione l’evolversi del procedimento e valuteranno le possibili conseguenze operative e strategiche.

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