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Caso Santanchè, il nodo della sospensione: nuova udienza sulla presunta truffa ai danni dell’INPS e attesa per la decisione dei giudici di Milano

Si è aperta a Milano una nuova udienza del procedimento a carico della senatrice e ministra del Turismo Daniela Santanchè, accusata di presunta truffa aggravata ai danni dell’INPS. Al centro del caso c’è la gestione del personale della società Visibilia, fondata e controllata dalla stessa Santanchè fino al 2022, e in particolare l’ipotesi che l’azienda abbia beneficiato in modo irregolare di ammortizzatori sociali durante il periodo della pandemia. L’udienza di oggi è stata dedicata al nodo della sospensione del processo, chiesta dai legali della ministra in attesa che il Senato si pronunci sulla richiesta della procura di acquisire alcuni atti ritenuti rilevanti per l’indagine.


Il procedimento, che ha attirato una forte attenzione mediatica e politica, si trova in una fase cruciale. I magistrati milanesi contestano all’imprenditrice l’utilizzo di fondi pubblici destinati alla cassa integrazione in deroga, ipotizzando che alcuni dipendenti di Visibilia fossero stati messi in sospensione lavorativa solo formalmente, mentre in realtà continuavano a svolgere attività per l’azienda. Secondo l’accusa, la società avrebbe così percepito indebitamente contributi per centinaia di migliaia di euro, configurando una condotta fraudolenta ai danni dell’ente previdenziale.


La difesa della ministra, rappresentata dagli avvocati Giulia Bongiorno e Luigi Isolabella, ha chiesto la sospensione temporanea del processo sostenendo che la valutazione del Senato sull’autorizzazione a procedere potrebbe incidere sull’andamento dell’inchiesta. I legali ritengono inoltre che la posizione della loro assistita debba essere esaminata nel rispetto del principio di separazione tra potere giudiziario e funzioni parlamentari, sottolineando che la senatrice ha sempre agito nella piena trasparenza delle proprie attività imprenditoriali.


I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano dovranno decidere se accogliere la richiesta di sospensione o se procedere con l’esame delle prove già acquisite. La procura, rappresentata dai sostituti procuratori Laura Pedio e Roberto Fontana, si è opposta alla sospensione, ritenendo che non vi siano ragioni giuridiche sufficienti per interrompere il corso del processo. L’ufficio del pubblico ministero sostiene che la posizione di Santanchè, pur rilevante dal punto di vista politico, debba essere trattata secondo le stesse regole applicate a qualsiasi altro imputato, nel rispetto del principio di uguaglianza davanti alla legge.


Il caso nasce da una lunga indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Milano, che aveva già portato alla luce una serie di presunte irregolarità nella gestione amministrativa di Visibilia e delle sue controllate. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’azienda avrebbe presentato all’INPS documentazione non conforme alla realtà lavorativa dei dipendenti, ottenendo così l’erogazione di somme non dovute. Gli accertamenti hanno riguardato anche i rapporti tra Visibilia Editore e le altre società del gruppo, in particolare per quanto concerne i flussi di cassa e i contratti di consulenza stipulati durante il periodo emergenziale.


Daniela Santanchè ha sempre respinto con fermezza ogni accusa, ribadendo la legittimità delle operazioni aziendali e l’assenza di qualsiasi intento fraudolento. In diverse dichiarazioni pubbliche la ministra ha sostenuto di essere vittima di una campagna politica e mediatica volta a delegittimarla, affermando che tutte le pratiche relative alla cassa integrazione erano state gestite da consulenti esterni e approvate dagli organi competenti. La linea difensiva punta a dimostrare che eventuali irregolarità sarebbero riconducibili a errori procedurali o interpretativi, non a una volontà dolosa.


La posizione della ministra si intreccia inevitabilmente con le dinamiche politiche della maggioranza di governo. Pur mantenendo la fiducia della premier Giorgia Meloni, Santanchè si trova da mesi al centro di un dibattito interno che coinvolge la tenuta etica e istituzionale dell’esecutivo. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno chiesto le dimissioni della ministra, sostenendo che la prosecuzione del processo rappresenti un elemento di imbarazzo per il governo, mentre la maggioranza difende il principio di presunzione di innocenza e invita ad attendere gli sviluppi giudiziari prima di trarre conclusioni.


Sul piano tecnico, l’udienza odierna rappresenta un passaggio decisivo anche per la definizione delle tempistiche processuali. Se il tribunale dovesse accogliere la richiesta di sospensione, il procedimento resterebbe congelato in attesa della decisione del Senato, con un rinvio di diversi mesi. In caso contrario, il processo proseguirebbe regolarmente con l’esame dei testimoni e delle prove documentali, tra cui le relazioni contabili e le comunicazioni tra la società e gli enti previdenziali.

La vicenda giudiziaria si inserisce in un contesto più ampio che riguarda il rapporto tra politica, impresa e gestione delle risorse pubbliche. Il caso Santanchè è divenuto emblematico delle difficoltà nel tracciare una linea netta tra attività privata e responsabilità pubblica, soprattutto quando a essere coinvolti sono esponenti di governo che hanno mantenuto per anni ruoli di rilievo nel mondo economico. L’inchiesta milanese, pur concentrandosi su un episodio specifico, tocca temi più generali come la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici e la correttezza dei comportamenti imprenditoriali durante la crisi sanitaria.


I giudici si riservano di decidere nelle prossime ore sulla richiesta di sospensione, mentre la procura ha già annunciato di voler presentare nuove prove relative ai flussi finanziari interni a Visibilia. L’attenzione resta alta anche sul fronte politico, dove le opposizioni premono per un chiarimento istituzionale, chiedendo che la ministra riferisca nuovamente in Parlamento. Intanto, la diretta interessata continua a dichiararsi fiduciosa nell’operato della magistratura e pronta a dimostrare la propria innocenza nelle sedi competenti.

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