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Borse europee in frenata: Milano chiude in calo con Diasorin sotto pressione, riflettori puntati sulle trimestrali e sulle attese per le mosse delle banche centrali

Le principali Borse europee hanno aperto la settimana in territorio negativo, risentendo del clima di cautela che domina i mercati internazionali alla vigilia di una nuova ondata di trimestrali e in un contesto di crescente incertezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Piazza Affari ha chiuso la seduta del 6 novembre con un ribasso dello 0,2%, allineandosi all’andamento delle altre piazze europee, con Parigi e Francoforte deboli e Londra in lieve arretramento. Gli investitori restano prudenti dopo il rally di fine ottobre, in attesa di capire se le politiche monetarie restrittive abbiano davvero raggiunto il loro picco o se sarà necessario mantenere i tassi elevati ancora per diversi mesi.


A Milano, il listino è stato penalizzato soprattutto dai realizzi sui titoli del comparto sanitario e tecnologico. In particolare, Diasorin ha subito un crollo di oltre il 4%, toccando i minimi degli ultimi tre anni dopo la pubblicazione di risultati trimestrali inferiori alle attese del mercato. L’azienda biotecnologica piemontese ha registrato un calo dei ricavi legato alla riduzione delle vendite dei test diagnostici Covid, settore che aveva sostenuto la redditività durante la pandemia. Gli analisti hanno inoltre segnalato margini operativi in contrazione e un outlook prudente per la chiusura dell’anno, elementi che hanno spinto gli investitori a rivedere le proprie posizioni.


Debole anche il settore bancario, che aveva sostenuto la Borsa nelle ultime settimane grazie ai tassi d’interesse elevati. I titoli degli istituti di credito hanno mostrato un andamento contrastato: Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno limato leggermente i guadagni delle precedenti sedute, mentre Banco BPM e Bper hanno chiuso in lieve calo. Gli operatori temono che il rallentamento economico possa ridurre la domanda di credito e aumentare il rischio di insolvenze, ridimensionando i margini di profitto del settore. Nonostante ciò, gli utili record registrati dalle principali banche europee continuano a rappresentare un fattore di sostegno per i listini, in attesa delle decisioni della Banca Centrale Europea sui prossimi passi di politica monetaria.


Tra le blue chip, in controtendenza si è mossa Saipem, sostenuta dal buon andamento del comparto energetico e dall’aumento delle quotazioni del petrolio. Il Brent si è riportato sopra gli 86 dollari al barile dopo i segnali di riduzione delle scorte statunitensi e le tensioni geopolitiche in Medio Oriente, che continuano a mantenere alta la volatilità del mercato. Bene anche Eni ed Enel, che hanno beneficiato dell’interesse degli investitori per i titoli difensivi in una fase di mercato caratterizzata da elevata incertezza.


Nel comparto industriale, Leonardo ha registrato una seduta positiva grazie alle nuove commesse acquisite nel settore della difesa e alla conferma delle previsioni di crescita per il 2025. Il gruppo ha mostrato solidità nonostante la debolezza generale dei titoli ciclici, confermando il ruolo di uno dei protagonisti industriali del mercato italiano. Al contrario, Pirelli ha chiuso in leggero calo dopo i recenti rialzi, in un contesto di prese di profitto e in attesa di ulteriori dettagli sul piano industriale e sui target finanziari per il prossimo biennio.


Sul fronte macroeconomico, i dati diffusi in mattinata non hanno offerto spunti significativi. L’indice dei prezzi alla produzione dell’Eurozona ha mostrato un’ulteriore flessione, segnale che le pressioni inflazionistiche si stanno attenuando, ma senza che ciò si traduca ancora in una ripresa della fiducia degli investitori. Gli analisti restano divisi sulle tempistiche di un eventuale allentamento monetario da parte della BCE: alcuni ritengono che un primo taglio dei tassi possa arrivare nella seconda metà del 2025, mentre altri escludono un cambio di rotta prima del 2026, soprattutto se l’inflazione dovesse restare sopra il target del 2%.


Negli Stati Uniti, l’attenzione dei mercati è rivolta ai dati sull’occupazione e sull’andamento dei salari, che offriranno ulteriori indicazioni sulle decisioni della Federal Reserve. Dopo il messaggio prudente di Jerome Powell, i mercati scontano una pausa prolungata nel ciclo di rialzi, ma non escludono nuovi interventi se l’economia americana dovesse continuare a mostrare segnali di surriscaldamento. Il rendimento dei Treasury decennali si è stabilizzato intorno al 4,6%, mentre l’euro si è mantenuto sopra quota 1,07 dollari, sostenuto dalle aspettative di un’inflazione in calo nell’Eurozona.


Sui mercati internazionali, la settimana si apre anche con un clima di cautela legato alle tensioni geopolitiche e alla debolezza della domanda globale. In Asia, la Borsa di Tokyo ha chiuso in lieve calo, risentendo del rafforzamento dello yen e della frenata dei titoli tecnologici, mentre Hong Kong ha mostrato una maggiore volatilità, influenzata dalle incertezze sull’economia cinese e sulla politica monetaria di Pechino. Gli investitori restano preoccupati per la lenta ripresa della seconda economia mondiale, dove la crisi del settore immobiliare e la debolezza dei consumi interni continuano a frenare la crescita.


A livello europeo, l’indice Stoxx 600 ha perso lo 0,3%, con i comparti sanitario, tecnologico e dei beni di consumo in maggiore difficoltà. Gli analisti spiegano che i mercati stanno attraversando una fase di consolidamento dopo i recenti rialzi, in attesa di segnali più chiari sull’orientamento delle banche centrali e sull’evoluzione della congiuntura economica globale. Le trimestrali in corso rappresentano un test decisivo per valutare la tenuta degli utili aziendali, in un contesto di domanda ancora incerta e margini compressi dall’aumento dei costi.


Il listino milanese, pur restando sopra i 33 mila punti, ha mostrato un ritorno alla prudenza dopo il forte slancio di ottobre, quando la prospettiva di una stabilizzazione dei tassi aveva spinto il Ftse Mib ai massimi dell’anno. Gli operatori guardano ora con attenzione ai prossimi appuntamenti macroeconomici, in particolare ai dati sul Pil italiano e all’andamento della produzione industriale, che offriranno indicazioni sulle prospettive di crescita nei mesi finali del 2025.


L’avvio di settimana sui mercati europei conferma dunque un quadro improntato alla cautela, in cui gli investitori preferiscono consolidare i guadagni e monitorare l’evoluzione dei fondamentali economici. Piazza Affari, nonostante la frenata, resta tra i listini più solidi del continente, sostenuta dai titoli finanziari e industriali, ma il calo di Diasorin e la debolezza generale del settore sanitario evidenziano come l’incertezza continui a dominare l’orizzonte di breve periodo.

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