Manovra 2026, ecco i relatori: dal banchiere Damiani ai medici Liris e Borghese, il mosaico politico-tecnico del nuovo equilibrio parlamentare
- piscitellidaniel
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La definizione dei relatori alla legge di bilancio 2026 delinea un quadro politico complesso e strategicamente bilanciato tra le anime della maggioranza. In un momento delicato per la finanza pubblica, con i vincoli europei in fase di revisione e la crescita economica ancora incerta, il governo ha scelto un mix di profili tecnici e politici per guidare l’iter parlamentare della manovra. I nomi individuati – il banchiere Alberto Damiani, i senatori medici Guido Liris e Maria Pia Borghese – riflettono la volontà di coniugare competenza economica e sensibilità sociale, rafforzando l’immagine di una legge di bilancio costruita su pragmatismo e controllo dei conti, ma anche attenta ai settori chiave della sanità, del lavoro e dell’impresa.
Alberto Damiani, economista e manager con un lungo passato nel settore bancario, rappresenta il volto tecnico del gruppo di lavoro. Ex dirigente di Intesa Sanpaolo e consulente per la Banca d’Italia su temi di credito e investimenti, Damiani è stato scelto per la sua esperienza nella gestione delle politiche di bilancio e nel coordinamento dei fondi pubblici. Sarà lui il relatore principale per la parte economico-finanziaria della manovra, che comprende la revisione delle agevolazioni fiscali, la riduzione del cuneo contributivo e le misure di incentivo agli investimenti industriali. Il suo profilo si inserisce in un contesto in cui la credibilità dei conti pubblici resta sotto osservazione da parte delle istituzioni europee, e in cui il governo punta a presentare un documento in linea con gli obiettivi del Patto di stabilità riformato.
Accanto a Damiani, due figure politiche con competenze in ambito sanitario e territoriale: Guido Liris e Maria Pia Borghese. Entrambi medici e parlamentari di area centrodestra, incarnano la dimensione sociale e territoriale della manovra. Liris, già assessore regionale in Abruzzo e membro della commissione Bilancio del Senato, è noto per il suo impegno in materia di sanità pubblica e gestione delle emergenze. A lui spetterà la supervisione delle misure legate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale e al potenziamento dei fondi per la medicina territoriale. In particolare, la manovra prevede un incremento delle risorse destinate ai medici di base e agli ospedali pubblici, con un focus sulle aree interne e sulle strutture colpite dalla carenza di personale.
Maria Pia Borghese, senatrice e chirurgo con esperienza nel volontariato internazionale, avrà invece il compito di seguire i capitoli relativi alla coesione sociale e alla famiglia. È considerata una delle promotrici dell’aumento dei fondi per la natalità e dell’ampliamento dei congedi parentali, temi che saranno centrali nella legge di bilancio. Il suo ruolo sarà anche quello di raccordo con i ministeri del Lavoro e della Salute, per armonizzare le misure sociali con la sostenibilità finanziaria complessiva. Borghese, secondo fonti parlamentari, si è distinta per un approccio pragmatico e per la capacità di mediazione tra le diverse anime della maggioranza, qualità che il governo intende valorizzare in un passaggio politico potenzialmente delicato.
La composizione del gruppo dei relatori rispecchia l’equilibrio interno alla coalizione di governo. Il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, ha mantenuto un ruolo di supervisione tecnica, mentre Palazzo Chigi ha insistito sulla necessità di garantire una rappresentanza politica ampia, in grado di gestire i passaggi parlamentari più complessi. Le opposizioni, dal canto loro, hanno già sollevato perplessità sulla scelta di Damiani, definendolo “un tecnico vicino al mondo bancario” e accusando il governo di privilegiare i poteri finanziari rispetto ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, il profilo del banchiere è stato difeso sia dal Tesoro che da esponenti moderati dell’opposizione, che ne riconoscono la competenza e la capacità di garantire un confronto costruttivo con Bruxelles.
La manovra 2026 si preannuncia come una delle più impegnative degli ultimi anni. Il documento, che dovrebbe superare i 37 miliardi di euro, dovrà conciliare le esigenze di sostegno alla crescita con la necessità di mantenere il deficit sotto il 3,5% del Pil. Tra le misure più attese figurano la proroga del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, nuovi incentivi per l’assunzione di giovani e donne, e il rifinanziamento dei bonus edilizi in versione ridotta, con un tetto più rigido alle detrazioni. Sul fronte delle imprese, il governo punta a rafforzare il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e digitalizzazione, oltre a rilanciare il piano Transizione 5.0.
Il gruppo dei relatori avrà anche il compito di gestire il delicato equilibrio politico in Parlamento, dove la maggioranza potrà contare su numeri solidi ma non su un consenso unanime. All’interno della coalizione, infatti, non mancano differenze di vedute sulle priorità della spesa pubblica. La Lega spinge per maggiori risorse destinate alle infrastrutture del Nord e alle autonomie locali, mentre Fratelli d’Italia insiste sulla riduzione delle tasse e sul contenimento del debito. Forza Italia, invece, chiede un’attenzione particolare per pensionati e famiglie, con misure di tutela del potere d’acquisto. In questo contesto, i relatori dovranno agire da mediatori, garantendo che la manovra proceda senza strappi né ritardi.
Anche il ruolo dei tecnici del Mef sarà determinante, in particolare nella definizione delle clausole di salvaguardia e nella stima dell’impatto macroeconomico delle misure. Secondo indiscrezioni, il ministero avrebbe già predisposto un piano di revisione della spesa pubblica da oltre cinque miliardi di euro, destinato a finanziare parte degli interventi senza aumentare il disavanzo. Tuttavia, il margine di manovra resta limitato, soprattutto a causa della crescita più debole del previsto e dell’aumento dei tassi d’interesse sul debito sovrano.
In vista della presentazione ufficiale del testo in Parlamento, prevista per fine novembre, il gruppo dei relatori ha già avviato una serie di incontri con le commissioni competenti e con le principali parti sociali. L’obiettivo è anticipare i punti critici e costruire un percorso parlamentare il più possibile condiviso. La scelta di figure con profili professionali diversificati, dal mondo bancario a quello sanitario, risponde proprio alla volontà del governo di mostrare un’immagine di competenza e pluralità, in un momento in cui la credibilità della politica economica italiana è osservata con particolare attenzione dai mercati internazionali e dall’Unione Europea.
Con la designazione di Damiani, Liris e Borghese, la manovra 2026 assume dunque i contorni di un compromesso tra rigore e intervento, tra equilibrio dei conti e risposta sociale. Un equilibrio fragile, ma necessario, che dovrà reggere la prova del Parlamento e del giudizio dei cittadini, in un contesto politico ed economico in cui ogni parola, ogni voto e ogni cifra possono determinare il destino dell’intera legislatura.

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