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Bankitalia apre al rialzo dell’età pensionabile: “Una misura necessaria per garantire equità e sostenibilità del sistema previdenziale”

Bankitalia torna a intervenire sul tema delle pensioni e lo fa con una presa di posizione netta che riapre il dibattito politico ed economico sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Nel suo ultimo rapporto di analisi macroeconomica, l’istituto guidato da Fabio Panetta ha sostenuto che un graduale aumento dell’età pensionabile rappresenta una misura necessaria per preservare l’equilibrio dei conti pubblici e garantire equità tra le generazioni. La posizione, destinata a far discutere, arriva in un momento in cui il governo si trova a dover definire la nuova riforma previdenziale in vista della legge di bilancio 2026, tra le richieste di flessibilità avanzate dai sindacati e le pressioni europee per contenere la spesa.


Secondo Bankitalia, il progressivo invecchiamento della popolazione, unito al calo demografico e all’aumento dell’aspettativa di vita, impone una revisione delle regole attuali. L’istituto ha ricordato che il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati si è ridotto in modo significativo negli ultimi vent’anni: se nel 2000 vi erano 2,3 lavoratori per ogni pensionato, oggi la proporzione è scesa a 1,4 e potrebbe raggiungere 1 a 1 entro il 2045. In questo scenario, mantenere inalterate le attuali soglie di uscita dal lavoro rischierebbe di compromettere la stabilità del sistema contributivo e di aumentare il peso sulle future generazioni.


La Banca d’Italia propone un intervento graduale, da attuare nell’arco di un decennio, che riporti l’età effettiva di pensionamento in linea con l’aspettativa di vita, attraverso un meccanismo automatico di adeguamento. Tale modello, già sperimentato in altri Paesi europei, avrebbe il duplice vantaggio di garantire sostenibilità finanziaria e flessibilità individuale, permettendo ai lavoratori di scegliere quando ritirarsi in base al proprio montante contributivo. L’obiettivo, ha spiegato Bankitalia, non è tanto quello di imporre un innalzamento rigido, quanto di costruire un sistema più equilibrato e coerente con l’evoluzione demografica e del mercato del lavoro.


La proposta ha suscitato immediate reazioni politiche. Dal fronte del governo, i commenti sono stati cauti ma non ostili. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha riconosciuto che “il tema della sostenibilità previdenziale non può essere eluso” e che “un confronto serio, basato sui dati, è indispensabile per evitare squilibri strutturali nei prossimi anni”. Tuttavia, ha precisato che eventuali modifiche dovranno tenere conto delle differenze tra categorie professionali e delle esigenze dei lavoratori più anziani, spesso penalizzati da carriere discontinue o da mansioni usuranti. Dalla maggioranza sono arrivati anche segnali di prudenza: Fratelli d’Italia e Forza Italia chiedono di non intervenire subito, temendo l’impatto sociale di una misura impopolare, mentre la Lega insiste sulla necessità di tutelare chi ha iniziato a lavorare in giovane età, attraverso formule flessibili come “Quota 103” o “Quota 104”.


Sul versante sindacale, le reazioni sono state fortemente critiche. La Cgil ha parlato di “una proposta che scarica ancora una volta sui lavoratori il costo delle rigidità del sistema”, mentre la Uil ha definito “inaccettabile” qualsiasi ipotesi di aumento dell’età pensionabile senza un contestuale rafforzamento delle politiche per l’occupazione giovanile. Più sfumata la posizione della Cisl, che invita al dialogo ma chiede di introdurre correttivi per chi svolge lavori gravosi o precari. Anche le associazioni dei pensionati hanno espresso preoccupazione per il possibile effetto psicologico di un dibattito che rischia di allontanare ulteriormente l’età dell’uscita dal lavoro.


Dal punto di vista tecnico, Bankitalia ha sottolineato che il sistema previdenziale italiano, pur essendo tra i più onerosi in Europa in rapporto al Pil, è anche uno dei più redistributivi. Oggi la spesa pensionistica supera il 16% del Pil, contro una media europea del 12%, e assorbe oltre un terzo del bilancio statale. Tuttavia, gran parte di questa spesa è concentrata sulle pensioni di vecchiaia e di anzianità, con un’incidenza crescente dei trattamenti anticipati. La Banca centrale evidenzia che l’aumento dell’età pensionabile non deve essere letto come una riduzione dei diritti, ma come una misura di riequilibrio necessaria a preservare la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.


Un capitolo importante dell’analisi è dedicato all’equità intergenerazionale. Bankitalia ha messo in guardia contro il rischio di creare una “frattura sociale” tra le generazioni che beneficiano di regole più favorevoli e quelle che, con carriere più discontinue e salari più bassi, accumuleranno pensioni sensibilmente inferiori. L’istituto suggerisce di rafforzare il secondo pilastro previdenziale, incentivando la previdenza complementare attraverso sgravi fiscali più incisivi e forme di adesione automatica per i giovani lavoratori. Solo un equilibrio tra previdenza pubblica e privata, si legge nel rapporto, potrà garantire livelli di reddito adeguati al momento del pensionamento senza gravare sui conti dello Stato.


Il documento propone anche una revisione delle cosiddette pensioni d’oro, ovvero dei trattamenti di importo molto elevato maturati con regole precedenti alla riforma contributiva. L’obiettivo non è un taglio lineare, ma un ricalcolo parziale delle prestazioni più alte in base ai contributi effettivamente versati. Secondo Bankitalia, una misura di questo tipo avrebbe un impatto limitato sul bilancio complessivo ma rafforzerebbe la percezione di equità del sistema, oggi spesso percepito come diseguale.


Gli economisti che hanno contribuito al rapporto ricordano che l’Italia, nonostante i progressi degli ultimi anni, rimane uno dei Paesi europei con la più bassa età effettiva di uscita dal lavoro. In media, gli italiani vanno in pensione a 62,5 anni, contro i 64 della Germania e i 65 della Svezia. Inoltre, la partecipazione al mercato del lavoro degli over 60 è tra le più basse d’Europa, un fattore che riduce la base contributiva e aumenta la pressione sul bilancio previdenziale.


In prospettiva, Bankitalia invita a non sprecare l’occasione della nuova riforma per costruire un sistema più stabile, trasparente e coerente con le sfide demografiche. L’aumento dell’età pensionabile, sottolinea l’istituto, deve accompagnarsi a un rafforzamento delle politiche per la salute sul lavoro, la formazione continua e il sostegno alle carriere femminili. Solo così sarà possibile garantire che la longevità crescente diventi una risorsa e non un peso per la collettività. L’intervento di Via Nazionale, pur destinato a suscitare polemiche, segna dunque un punto fermo nel dibattito su una delle riforme più sensibili e decisive per il futuro economico e sociale del Paese.

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