Bufera alla BBC, la giornalista Martine Croxall richiamata per aver detto “donne incinte” invece di “persone incinte”: la diretta si trasforma in un caso mediatico
- piscitellidaniel
- 3 ore fa
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La BBC è finita al centro di una nuova polemica legata al linguaggio inclusivo, dopo che la giornalista Martine Croxall, volto storico dell’emittente pubblica britannica, è stata richiamata per aver utilizzato in diretta televisiva l’espressione “donne incinte” al posto del termine ufficialmente adottato dall’azienda, “persone incinte”. L’episodio, avvenuto durante un notiziario serale, ha immediatamente suscitato reazioni contrastanti, tra chi accusa la BBC di eccesso di zelo ideologico e chi invece difende la linea editoriale dell’emittente, che da tempo adotta un linguaggio inclusivo per rappresentare con maggiore neutralità le identità di genere.
Durante la trasmissione, Croxall stava commentando un servizio sulla salute materna nel Regno Unito, citando un rapporto dell’NHS che evidenziava un aumento delle complicazioni in gravidanza. Nel riferire i dati, la giornalista ha pronunciato la frase “le donne incinte sono più esposte a determinati rischi”, per poi correggersi, visibilmente imbarazzata, dicendo “scusate, le persone incinte”. Subito dopo, un sorriso ironico e una smorfia di disagio hanno accompagnato la rettifica, gesto che molti telespettatori hanno interpretato come una presa di distanza dalle linee guida linguistiche imposte dall’emittente. In pochi minuti, i social network si sono riempiti di commenti e clip estratte dalla diretta, trasformando un semplice lapsus in un caso politico e culturale di ampia portata.
La direzione della BBC ha reagito rapidamente, convocando la giornalista per un richiamo formale. In una nota interna, l’emittente ha ricordato a tutto il personale l’obbligo di utilizzare un linguaggio rispettoso e conforme alle linee guida sull’inclusione di genere, specificando che l’espressione “persone incinte” è quella ufficialmente riconosciuta nelle comunicazioni interne e nei servizi giornalistici. Secondo fonti vicine alla redazione, Croxall avrebbe espresso rammarico per l’accaduto, spiegando di non aver avuto alcuna intenzione di provocare polemiche o offendere alcuna categoria. Tuttavia, l’episodio ha riaperto un dibattito più ampio sul confine tra libertà linguistica, sensibilità sociale e imposizione ideologica.
Nel Regno Unito, la questione del linguaggio inclusivo in ambito giornalistico e istituzionale è da tempo oggetto di controversie. La BBC, in particolare, ha adottato linee guida molto rigorose, promuovendo un linguaggio che rifletta la diversità di genere e che eviti formulazioni considerate escludenti. Termini come “mothers-to-be” (future madri) o “pregnant women” (donne incinte) sono stati progressivamente sostituiti con espressioni neutre, come “pregnant people” o “expectant individuals”. Le motivazioni ufficiali sono legate al riconoscimento dei diritti delle persone transgender e non binarie che possono vivere la gravidanza, ma per una parte consistente del pubblico e del mondo politico tali scelte rappresentano un eccesso di correzione che rischia di cancellare la dimensione biologica e culturale della maternità.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Alcuni parlamentari conservatori hanno accusato la BBC di essersi trasformata in un “laboratorio ideologico”, troppo preoccupata di compiacere le minoranze e poco attenta alla libertà d’espressione. L’ex ministro dell’Istruzione, Kemi Badenoch, ha commentato che “la lingua non deve essere piegata fino a negare la realtà: le donne restano al centro dell’esperienza della maternità”. Sul fronte opposto, i rappresentanti dei movimenti per i diritti LGBTQ+ hanno difeso l’approccio inclusivo, sostenendo che la precisione linguistica è fondamentale per garantire rispetto e riconoscimento a tutte le persone, indipendentemente dal loro genere biologico o percepito.
Sui social, il caso Croxall è diventato virale. Hashtag come #LetWomenSpeak e #BBCBias sono rapidamente balzati in cima alle tendenze britanniche, accompagnati da migliaia di commenti che hanno trasformato la vicenda in un terreno di scontro tra libertà linguistica e inclusione sociale. Alcuni utenti hanno espresso solidarietà alla giornalista, definendola “vittima del politicamente corretto”, mentre altri hanno accusato la BBC di averle inflitto un trattamento eccessivo per un semplice lapsus. Anche molti colleghi del mondo giornalistico si sono schierati, sottolineando come il linguaggio neutro imposto dalle redazioni stia generando insicurezza e autocensura tra i professionisti dell’informazione.
Martine Croxall, conosciuta per il suo stile pacato e per una lunga carriera alla BBC, non è nuova a momenti di tensione con la direzione dell’emittente. Già nel 2022 era stata sospesa temporaneamente per un commento ritenuto non imparziale su un tema politico, poi reintegrata dopo alcune settimane. L’attuale episodio, tuttavia, tocca un ambito diverso, quello culturale e identitario, e rischia di avere implicazioni più profonde nel dibattito interno alla BBC, già impegnata in un difficile equilibrio tra neutralità, inclusione e libertà giornalistica.
Le organizzazioni per la libertà di stampa hanno espresso preoccupazione per il crescente peso delle politiche linguistiche sulle scelte editoriali. Alcuni osservatori sottolineano che la pressione a usare determinate formule, per evitare sanzioni o polemiche, rischia di ridurre la spontaneità e l’autenticità dell’informazione. Al tempo stesso, i sostenitori dell’inclusione ricordano che il linguaggio ha un ruolo centrale nel modellare la percezione sociale e che la neutralità terminologica rappresenta un passo necessario verso una comunicazione più rispettosa e moderna.
La BBC, da parte sua, ha ribadito che non intende alimentare polemiche ma mantenere uno standard coerente con i propri valori di equità e rappresentanza. Tuttavia, il caso ha messo in evidenza quanto il dibattito sul linguaggio e sull’identità di genere sia ormai un terreno di forte polarizzazione nel Regno Unito. In un Paese in cui i media pubblici sono da sempre specchio e catalizzatore dei cambiamenti sociali, anche una singola parola, pronunciata in diretta, può diventare il detonatore di una discussione che travalica il giornalismo e investe la società intera.

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