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Autostrada A1, FAI chiede la revoca immediata del divieto di sorpasso per i TIR

L’associazione Federazione Autotrasportatori Italiani (FAI) lancia un appello urgente affinché venga revocato il recente divieto di sorpasso per mezzi pesanti superiori alle 12 tonnellate lungo il tratto autostradale della Autostrada A1 compreso tra Incisa-Reggello e Chiusi. Il provvedimento, introdotto a partire dal 3 novembre su circa 90 chilometri della principale dorsale Nord-Sud del Paese, è stato adottato da Autostrade per l’Italia in collaborazione con il ministero competente e la Polizia Stradale per finalità di sicurezza e fluidità del traffico, ma per l’associazione degli autotrasportatori rischia di avere ricadute economiche e operative gravissime per le imprese di trasporto merci. Secondo la FAI, la misura è stata applicata in via sperimentale ma senza un effettivo coinvolgimento delle organizzazioni di categoria, con conseguenti dubbi sulla sua efficacia e proporzionalità. Il divieto è stato giustificato dalla presenza del grave incidente verificatosi lo scorso 4 agosto in quel tratto, ma l’associazione sostiene che la radice della problematica risieda piuttosto nella infrastruttura: la mancanza di una terza corsia, la presenza di cantiere e l’elevata percentuale di traffico pesante sul tracciato sono elementi che non possono essere risolti con un semplice divieto generalizzato.


Gli operatori segnalano che la decisione, oltre a generare rallentamenti e congestioni, produce effetti significativi sul costo operativo delle imprese: l’impossibilità per i mezzi pesanti di sorpassare comporta tempi di percorrenza più lunghi, maggiori consumi di carburante, incremento delle ore di guida e riposo, e un impatto diretto sui contratti di consegna, in particolare nei settori dell’alimentare, farmaceutico e della logistica just-in-time. Le prime stime della FAI indicano possibili ritardi fino a trenta minuti per il tratto interessato in condizioni normali e peggioramenti in caso di traffico intenso o cantieri attivi, con conseguente aumento dei costi e perdita di competitività. Le imprese lamentano inoltre che la sperimentazione è partita con scarso preavviso e senza un tavolo tecnico che valutasse preventivamente gli effetti su tutta la filiera del trasporto merci. La FAI chiede che la revoca del divieto sia accompagnata dall’apertura immediata di un confronto con il ministero, la concessionaria autostradale e le associazioni di categoria per individuare soluzioni alternative, più mirate e calibrate alle reali condizioni del tratto.


Da un punto di vista infrastrutturale, il tratto interessato presenta caratteristiche che secondo le associazioni aggravano la situazione: una sezione a due corsie per senso di marcia, un’elevata percentuale di traffico pesante – in alcuni momenti fino al 30 % – e la presenza di cantieri di potenziamento della terza corsia che non sono ancora completati. Le associazioni sostengono che sarebbe stato più opportuno intervenire con maggiore efficacia sulla velocizzazione dei lavori, sulla gestione dinamica del traffico, sul controllo delle velocità e sull’efficientamento dei sistemi di segnalazione e prevenzione piuttosto che imporre un divieto che colpisce indiscriminatamente tutti i mezzi pesanti e rischia di penalizzare l’intero comparto della logistica e del trasporto su gomma. Le organizzazioni di categoria insistono sul fatto che la mobilità delle merci è una componente strategica dell’economia nazionale e che restrizioni di questo tipo devono essere giustificate da analisi di impatto trasparenti e condivise. La FAI segnala che non si può rispondere a un incidente con misure che rischiano di trasferire la fragilità infrastrutturale sulla parte più produttiva della catena economica.


Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato sollecitato dalla FAI a intervenire con urgenza per sospendere il provvedimento e promuovere la convocazione di un tavolo tecnico multisettoriale entro i prossimi giorni. L’associazione chiede inoltre che vengano rese pubbliche le valutazioni tecnico-scientifiche che hanno portato all’adozione del divieto, i criteri di selezione del tratto della A1, i dati sui flussi di traffico e quelli sugli incidenti, nonché la durata prevista della sperimentazione e gli indicatori di monitoraggio. Nel frattempo, le imprese di trasporto chiedono che siano garantiti corridoi preferenziali, misure di mitigazione dei tempi e degli effetti operativi e supporti finanziari per compensare eventuali maggiori costi derivanti dal provvedimento.


Le associazioni segnalano anche che la misura autonoma rischia di avere effetti distorsivi sul sistema logistico nazionale: se il divieto si estendesse ad altri tratti autostradali senza un piano coordinato, potrebbe generarsi un aumento del traffico su strade ordinarie – meno sicure e più lente – con conseguenti maggiori costi per la collettività, aumento dell’inquinamento e perdita di efficienza della catena dei trasporti. Secondo la FAI, è necessario un approccio sistemico che consideri l’intermodalità, la velocità delle merci, la qualità della rete infrastrutturale e la tutela della competitività delle imprese. La richiesta di revoca immediata del divieto rappresenta dunque uno stimolo per rivedere la misura in un’ottica di condivisione e sostenibilità economica oltre che di sicurezza stradale.

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