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Valvole Made in Italy: Riad primo mercato estero, boom dell’export con 600 milioni di euro nel 2024

Nel 2024 l’Arabia Saudita è diventata il primo mercato mondiale per le valvole industriali Made in Italy, superando storici sbocchi commerciali come Stati Uniti, Germania, Cina e Francia. Il valore dell’export ha raggiunto i 600 milioni di euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente, rendendo il Regno saudita l’assoluto protagonista della crescita delle esportazioni italiane in ambito meccanico-valvolare. A trainare questo exploit è stata la domanda generata dai giganteschi progetti infrastrutturali e industriali legati al piano Saudi Vision 2030, che sta trasformando profondamente l’economia del Golfo.


Il balzo dell’export è testimoniato dai numeri delle principali aziende italiane del comparto. Omb Valves, con sede a Cenate Sotto (Bergamo), prevede per il 2024 ricavi per circa 170-180 milioni, dei quali la metà sviluppati in Arabia Saudita. Anche nelle linee più recenti, come quella delle valvole per uso idrico, il peso saudita è dominante: dei 20 milioni di ordini acquisiti, 18 arrivano da Riad. “Il business oggi è lì”, ha dichiarato senza esitazione il CEO Simone Brevi, sottolineando la rilevanza strategica del mercato saudita nel piano di crescita dell’azienda.


Lo scenario si ripete per altri attori chiave della filiera. Lvf, anch’essa bergamasca, attribuisce all’Arabia Saudita una quota del 15% sul proprio fatturato, con punte che in alcuni anni hanno raggiunto anche un terzo dei ricavi complessivi. Valvitalia, storica impresa piacentina del settore, ha accumulato commesse per 60 milioni nella sola area saudita e sta valutando seriamente l’apertura di un impianto locale di assemblaggio, in risposta alla richiesta di contenuto produttivo locale da parte di Aramco, il colosso energetico saudita.


Il tema del “local content” si è infatti imposto come fattore decisivo nelle scelte strategiche. Aramco, in particolare, ha avviato un programma sistematico di localizzazione della produzione per potenziare l’industria nazionale. Di fronte a questa strategia, le aziende italiane stanno valutando la possibilità di mantenere in Italia progettazione e fornitura dei componenti, trasferendo in Arabia solo la fase di assemblaggio e test. Una soluzione che consente di mantenere il valore aggiunto tecnologico e industriale in patria, ma di non perdere competitività rispetto ai concorrenti globali.


Il peso crescente dell’Arabia Saudita si inserisce in un contesto di forte espansione dell’intera area del Golfo. Gli Emirati Arabi Uniti hanno visto crescere le importazioni di valvole italiane del 34% nel 2024, entrando nella top ten dei mercati esteri davanti alla Spagna. Il Qatar è salito addirittura al settimo posto, con un raddoppio delle importazioni rispetto all’anno precedente. Il baricentro dell’export italiano nel settore delle valvole si sta spostando con decisione verso il Medio Oriente, trainato da grandi piani infrastrutturali e dalla riconversione energetica di economie storicamente dipendenti dagli idrocarburi.


Tra i principali driver di questa espansione figura il mega-progetto NEOM, la città futuristica che il governo saudita vuole realizzare nel deserto nord-occidentale del Paese. Lunga oltre 100 km, alimentata interamente da fonti rinnovabili e dotata delle tecnologie urbane più avanzate, NEOM richiederà infrastrutture idriche, energetiche e logistiche imponenti. In questo contesto, le valvole italiane rappresentano una componente critica: oggetti ad alta tecnologia, che possono costare anche 50.000 euro al pezzo e devono rispondere a standard estremamente elevati.


Il gruppo trentino Tis, specializzato in valvole per applicazioni idriche e ambientali, ha già ottenuto una commessa da mezzo milione di euro per NEOM e sta partecipando ad altre gare d’appalto. “È solo il primo passo”, ha dichiarato il managing director Franco Carlin, “nei prossimi anni vediamo un potenziale enorme in quest’area, dopo aver passato mesi a qualificarci come fornitori”.


Le commesse in arrivo sono spesso collegate a contratti quadro milionari, come quello assegnato a Sicim per la realizzazione di oltre 500 km di gasdotto commissionato da Aramco. Il valore complessivo dell’appalto sfiora 1,5 miliardi di dollari fino al 2028, con almeno 35 milioni destinati all’acquisto di valvole, in gran parte fornite da imprese italiane già accreditate nella vendor list del colosso saudita.


Nel complesso, Riad è oggi il terzo mercato assoluto per tasso di crescita delle esportazioni italiane, dopo Libia e Vietnam, ma è quello che ha registrato l’incremento più consistente in termini assoluti. Le vendite verso l’Arabia Saudita hanno toccato i 6,2 miliardi di euro nel 2024, quasi il doppio rispetto al periodo pre-Covid, con un progresso del 29% nella sola manifattura. In un solo anno, il Regno ha scalato dieci posizioni nella classifica dei mercati di sbocco del Made in Italy, attestandosi al ventesimo posto.


Il risultato riflette non solo la forza dell’industria italiana delle valvole, ma anche la capacità di adattamento delle imprese a un contesto internazionale in rapida evoluzione. Di fronte a un’Arabia Saudita che investe massicciamente in diversificazione industriale, digitalizzazione e infrastrutture, l’Italia si sta confermando partner privilegiato, forte di competenze tecniche consolidate, capacità progettuale e flessibilità operativa. Un asse industriale destinato a rafforzarsi ulteriormente negli anni a venire.

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