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Scalata Mediobanca, sotto inchiesta le mosse di Caltagirone, Milleri e Lovaglio: indagini su presunta concertazione e omissioni nei rapporti con le autorità di vigilanza

L’indagine avviata dalla procura di Milano sulla tentata scalata a Mediobanca segna uno dei momenti più delicati per il sistema finanziario italiano degli ultimi anni. L’attenzione degli inquirenti si concentra su tre figure di primo piano: Francesco Gaetano Caltagirone, figura centrale dell’imprenditoria italiana e già azionista rilevante di Mediobanca; Francesco Milleri, presidente della holding Delfin, erede del gruppo creato da Leonardo Del Vecchio; e Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena. Il quadro delineato dalle indagini ipotizza una possibile concertazione nella manovra che avrebbe portato MPS a lanciare un’offerta pubblica di scambio su Mediobanca, senza che tutte le informazioni fossero adeguatamente comunicate agli organi di vigilanza.


La procura vuole verificare se le mosse dei tre attori siano state coordinate e se questa eventuale concertazione sia stata taciuta nelle comunicazioni dovute alle autorità. Il cuore dell’indagine riguarda la correttezza delle informative trasmesse in un’operazione considerata di grande impatto sui mercati, per la quale le norme richiedono piena trasparenza e la completa tracciabilità di ogni passaggio decisionale. Secondo quanto emerso, l’ipotesi dei magistrati è che l’offerta su Mediobanca possa essere stata frutto di un disegno condiviso tra soggetti già rilevanti nell’azionariato dell’istituto, con l’obiettivo di rafforzarne il controllo e modificarne gli equilibri interni.


La vicenda si inserisce in un contesto già particolarmente complesso. MPS, dopo anni di ristrutturazioni e interventi pubblici, aveva iniziato a mostrare segnali di stabilità e di rafforzamento patrimoniale, al punto da potersi fare promotrice di una delle operazioni più ambiziose della finanza italiana recente. L’offerta su Mediobanca era stata presentata come un progetto strategico di aggregazione, volto a creare un polo finanziario nazionale capace di competere con i grandi gruppi europei. La banca senese aveva ottenuto il via libera degli azionisti all’aumento di capitale necessario per sostenere l’operazione, segnale di un consenso diffuso nonostante il carattere particolarmente impegnativo dell’iniziativa.


Le indagini però mettono in discussione la linearità dell’intero percorso. L’elemento centrale è la possibile mancata comunicazione alla vigilanza di legami, contatti o accordi preventivi tra Caltagirone, Delfin e MPS, che avrebbero potuto modificare significativamente la valutazione di rischio dell’operazione. La normativa in materia di mercato finanziario richiede infatti che qualunque soggetto intenzionato a superare determinate soglie nell’azionariato comunichi preventivamente le proprie intenzioni e renda note eventuali intese con altri investitori. Qualora la concertazione fosse accertata, si configurerebbe un quadro di opacità incompatibile con il principio di trasparenza che regola le operazioni di takeover.


Il ruolo di Lovaglio è particolarmente rilevante in quanto guida dell’istituto che ha promosso l’offerta. Le indagini intendono accertare se il management di MPS fosse pienamente autonomo nelle sue decisioni o se, al contrario, l’istituto abbia agito in coordinamento con azionisti esterni per raggiungere risultati strategici condivisi. Questa ipotesi, se confermata, potrebbe delineare responsabilità di natura societaria e penalmente rilevante, con ricadute significative sull’istituto e sulla sua governance.


L’inchiesta coinvolge anche la ricostruzione delle comunicazioni avvenute nei mesi precedenti all’operazione, compresi scambi informali, incontri riservati e passaggi decisionali avvenuti fuori dai canali ufficiali. La procura intende verificare se vi sia stata una catena di contatti finalizzata a costruire un blocco di comando capace di influenzare l’operazione e le sue tempistiche. In un sistema finanziario regolato in modo stringente, anche solo la percezione di un coordinamento non dichiarato rappresenterebbe un elemento di potenziale alterazione della parità informativa tra gli investitori.


Il coinvolgimento di figure come Caltagirone e Milleri eleva ulteriormente la rilevanza del caso. Entrambi rappresentano centri di potere economico con capacità di influenza notevole nel settore bancario e assicurativo, e le loro mosse vengono osservate con attenzione dai mercati. L’ipotesi di una strategia comune per aumentare il peso su Mediobanca, istituto tradizionalmente percepito come uno dei principali architravi del capitalismo nazionale, appare agli inquirenti come uno scenario da approfondire con rigore. Anche per questo la procura sta acquisendo documenti, verificando passaggi societari e ricostruendo operazioni che potrebbero celare logiche di consolidamento non formalizzate.


L’effetto dell’inchiesta sui mercati è già evidente. Le azioni di MPS hanno registrato un calo significativo, segno della preoccupazione degli investitori di fronte a una vicenda che tocca la credibilità dell’istituto e la trasparenza dell’operazione. Anche l’immagine della governance bancaria italiana risulta colpita, in un momento in cui la fiducia degli investitori istituzionali rappresenta un elemento cruciale per sostenere investimenti e stabilità. Il sistema italiano è da anni impegnato in un processo di razionalizzazione, fusione e consolidamento, e una vicenda giudiziaria legata a una delle operazioni più strategiche rischia di indebolire ulteriormente il quadro già fragile.


L’inchiesta presenta inoltre implicazioni istituzionali. Le autorità di vigilanza italiane ed europee dovranno valutare se il quadro emerso modifichi o meno la struttura informativa sulla quale sono state basate alcune decisioni. La trasparenza è un pilastro della supervisione bancaria, e qualunque omissione, se confermata, potrebbe portare alla revisione di autorizzazioni, verifiche aggiuntive o richieste di approfondimento da parte degli organismi competenti. Il rischio che l’intera operazione risulti viziata nella sua impostazione iniziale apre scenari di incertezza che potrebbero condizionare le strategie della banca e la posizione dei suoi principali azionisti.


La situazione resta quindi estremamente fluida. Le indagini sono in corso e il quadro complessivo potrebbe evolversi rapidamente. Il settore finanziario osserva con attenzione ogni passaggio, consapevole che la vicenda potrebbe incidere non solo sugli equilibri di Mediobanca e MPS, ma sul modo in cui il Paese gestirà in futuro trasparenza, governance e operazioni di fusione di grandi dimensioni.

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