Manovra 2026: torna sul tavolo l’aumento della Tobin Tax e spunta la proposta del Movimento 5 Stelle per il rilancio del Meccanismo Europeo di Stabilità — coperture difficili in un contesto già teso
- piscitellidaniel
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Nel dibattito in corso sulle coperture della manovra economica per il 2026 il governo e la maggioranza stanno tornando a considerare strumenti fiscali e finanziari in grado di generare nuove entrate: tra questi, l’ipotesi – rilanciata da esponenti della maggioranza — di un aumento della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. Parallelamente, viene riaperta la disputa sul Meccanismo Europeo di Stabilità come possibile leva per rafforzare le risorse pubbliche disponibili, soprattutto in vista delle spese previste per ambiti come la sanità, la sicurezza, le pensioni e il sostegno sociale: la combinazione di queste due misure riflette la difficoltà di reperire risorse alternative senza aumentare il carico fiscale su famiglie e imprese, ma solleva anche dubbi sull’impatto sull’economia e sui mercati.
La proposta di rialzo della Tobin Tax — già dibattuta in passato — è stata ripresentata all’interno della bozza di Bilancio 2026 da parte di alcuni esponenti della coalizione di governo: secondo la versione al vaglio, l’aliquota attualmente applicata alle transazioni sulle azioni e sui derivati potrebbe essere progressivamente aumentata nel tempo. Il meccanismo prevederebbe un percorso a tappe: un incremento intermedio già nei prossimi anni, con una soglia più alta nel medio termine. L’obiettivo dichiarato è reperire nuove risorse in modo piuttosto rapido, sfruttando la leva fiscale sui mercati finanziari, tradizionalmente considerati come comparti più ricchi e meno sensibili rispetto a un aumento generalizzato della pressione su imprese e famiglie.
La scelta di tornare sulla Tobin Tax non è casuale. In un contesto di bilanci pubblici sotto stress, con spese obbligate in crescita — dovute all’invecchiamento della popolazione, all’aumento dei costi sanitari e sociali, alla necessità di sostenere investimenti infrastrutturali — l’esecutivo cerca vie percorribili per reperire risorse senza aumentare il deficit. Il ricorso a imposte dirette sui flussi finanziari viene visto come uno strumento relativamente “mirato”, volto a coinvolgere chi opera sui mercati più che chi produce mediante lavoro e impresa. Una scelta che, secondo i suoi promotori, coniuga equità contributiva e necessità di coperture.
Tuttavia l’incremento della tassa sulle transazioni rischia di produrre effetti collaterali rilevanti. Il mercato degli investimenti — soprattutto quello dei risparmiatori e degli operatori finanziari — potrebbe subire un ridimensionamento dell’attività, con calo dei volumi di negoziazione e aumento dei costi per chi investe. Le strategie a breve termine e di trading frequente, quelle tipicamente più vulnerabili, risultano le più penalizzate. In un momento in cui il sostegno agli investimenti e la fiducia del risparmio sono fondamentali per la stabilità economica, un aumento della Tobin Tax potrebbe generare effetti di rallentamento nel mercato finanziario e riflessi sull’intermediazione del credito.
Parallelamente, la proposta del Movimento 5 Stelle di rilanciare il Meccanismo Europeo di Stabilità come strumento di sostegno alle finanze pubbliche riaccende un dibattito complesso. L’idea prevede che l’Italia acceda nuovamente alla possibilità di utilizzare lo strumento del MES in modo più strutturale, non solo come riserva per emergenze sanitarie o straordinarie, ma come componente stabile di una strategia di bilancio volta a coprire grandi esigenze di spesa. Secondo i proponenti, il ricorso al MES consentirebbe di ottenere finanziamenti a condizioni agevolate, alleggerendo la pressione fiscale interna e distribuendo il carico della spesa in modo più sostenibile.
La combinazione tra maggiore imposta sulle transazioni finanziarie e ricorso a strumenti europei di sostegno rappresenta una strategia ambiziosa per chiudere i conti della manovra. Ma la proposta del MES — pur tecnicamente possibile — incontra resistenze politiche e sociali: molti vedono il suo utilizzo come un segnale di debolezza fiscale, temendo che un ricorso strutturale a prestiti europei possa ridurre la sovranità nelle scelte economiche e imporre condizioni di riforma e austerità. Il tema divide non solo gli schieramenti partitici, ma anche parte dell’opinione pubblica, che fatica a distinguere tra strumenti di contingenza e soluzioni sistemiche.
Il dibattito all’interno della maggioranza è intenso. Da un lato, chi spinge per misure rapide e revenue-oriented — come l’aumento della Tobin Tax — argomenta che in mancanza di alternative è necessario attingere alle risorse dove sono concentrate. Dall’altro, chi teme che un carico fiscale sui mercati finanziari possa scoraggiare investimento, ridurre liquidità e mettere in difficoltà il sistema del risparmio. Allo stesso tempo, la proposta del MES divide tra chi la vede come una leva utile e chi la considera un ricorso a misure emergenziali che non affrontano il problema strutturale del debito e del deficit.
Le incognite sono molte. In primo luogo, non è scontato che l’aumento della Tobin Tax riesca a garantire le coperture attese: il gettito dipende infatti dal volume delle transazioni, che a sua volta potrebbe diminuire se la tassa si rivelerà troppo gravosa, generando un effetto controproducente. In secondo luogo, l’utilizzo stabile del MES come strumento di bilancio introduce incertezze sull’autonomia nazionale e sulle condizioni legate al ricorso a prestiti europei. Inoltre, la combinazione delle due misure — una interna fiscale e una esterna finanziaria — potrebbe rendere ancora più complessa la programmazione della spesa e aumentare la fragilità del quadro economico in un’annata già segnata da incertezze globali.
In questo contesto, il governo si trova davanti a un bivio: scegliere la via delle entrate fiscali con un impatto economico immediato e rischi potenziali sul mercato, oppure puntare su indebitamento europeo con conseguenze a medio-lungo termine in termini di vincoli e condizionalità. Qualunque opzione sarà percorsa, la decisione peserà sulle scelte di politica economica, sulla fiducia degli operatori e sulla stabilità degli equilibri finanziari.

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