Ponte sullo Stretto di Messina: bocciato dalla Corte dei Conti — le violazioni alle norme ambientali ed europee mettono a rischio un’opera simbolo dell’Italia
- piscitellidaniel
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La decisione della Corte dei Conti di negare il visto di legittimità alla delibera del CIPESS che approvava il progetto definitivo per il Ponte sullo Stretto segna un momento cruciale nella vicenda di un’opera attesa da decenni. I magistrati contabili hanno evidenziato una serie di profili critici che, secondo la loro valutazione, rendono l’intero piano non conforme alle regole italiane ed europee. A pesare sul giudizio sono questioni legate alla sostenibilità economica, alla procedura di approvazione, alla tutela ambientale e all’osservanza delle normative comunitarie: elementi che mettono in discussione non solo la fattibilità tecnica del ponte, ma l’intera legittimità dell’iniziativa.
Secondo la Corte, il progetto presenta carenze sostanziali sotto il profilo procedurale e normativo. Innanzitutto risulta problematica la copertura finanziaria stimata, in uno scenario in cui i costi, inizialmente fissati a decine di miliardi, rischiano di lievitare ulteriormente. Accanto a questo, è stato rilevato che le deroghe previste rispetto ai vincoli ambientali — in aree ricadenti in zone protette, habitat sensibili e tratti costieri vulnerabili — non sono adeguatamente motivate e difendibili alla luce delle direttive europee vigenti. A ciò si aggiungono dubbi sul rispetto delle norme comunitarie relative alla tutela della biodiversità, alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e alle compensazioni previste per danni ecologici o paesaggistici. La Corte ha quindi ritenuto che non sussistano le condizioni normative richieste per procedere con un’opera di tale portata.
Le conseguenze della bocciatura sono immediate e potenzialmente disruptive. Il via libera del CIPESS era il presupposto per avviare i cantieri e iniziare gli affidamenti dei lavori. Senza il visto di legittimità da parte della Corte, il progetto resta sospeso in una fase preliminare: non potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non potrà partire l’esecuzione e ogni atto successivo risulta al momento bloccato. Questo stop rappresenta per molti un segnale definitivo: dopo decenni di studi, annunci e promesse, il Ponte sullo Stretto appare — almeno per ora — come un progetto fermo, in attesa di una nuova stagione di approvazioni che dovrà dimostrare non solo la validità tecnica e finanziaria, ma anche una piena compatibilità con gli impegni europei in materia ambientale.
Sul piano politico la decisione ha già scatenato una forte reazione da parte del governo e dei promotori dell’opera, che parlano di un “ingerenza dei magistrati” e dichiarano la volontà di andare avanti. Tuttavia, la bocciatura della Corte ridisegna gli equilibri: non basta un atto politico, serve un progetto che rispetti le leggi e le normative. Le tensioni si sono accese non solo all’interno del Parlamento, ma anche nel dibattito pubblico, in cui si mescolano promesse di sviluppo, ansie ambientali, timori di costi ingenti e richieste di trasparenza.
Dal punto di vista tecnico, il Ponte sullo Stretto avrebbe rappresentato un’infrastruttura colossale: oltre 3,6 chilometri di campata, con corsie stradali e ferrovia, pensata per collegare la Sicilia alla Calabria su terraferma. L’opera nasceva con l’obiettivo di superare l’isolamento infrastrutturale del Mezzogiorno, di favorire la mobilità, lo sviluppo economico e la coesione nazionale. Ma la scala del progetto è tale da imporre vincoli stringenti: dalla geologia sismica dello Stretto, alla fragilità ambientale, dall’impatto sul paesaggio marino e costiero, alla complessità del finanziamento e della gestione. Elementi che, secondo la magistratura contabile, non sono stati affrontati con la sufficientemente chiarezza e rigore.
Le ripercussioni sul sistema istituzionale e sulle procedure di grandi opere potrebbero essere profonde. La bocciatura pone in evidenza come, nella fase di pianificazione, ogni progetto infrastrutturale debba essere valutato non solo secondo logiche di interesse economico o politico, ma anche e soprattutto alla luce del rispetto delle normative ambientali, delle direttive europee e delle regole di trasparenza. Per dialogare con i paletti normativi europei e garantire sostenibilità, è necessario che la fase di progettazione, autorizzazione e finanziamento sia rigorosa, trasparente e coerente.
Il caso del Ponte sullo Stretto si trasforma così in un banco di prova per la governance delle infrastrutture in Italia: dimostra che grandi sogni sulla carta, per diventare concreti, devono passare attraverso la compliance normativa e il rigore tecnico. Solo così è possibile conciliare sviluppo, tutela ambientale, responsabilità pubblica e rispetto degli impegni internazionali.

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