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Unicredit azzera la partnership con Amundi entro il 2027: Orcel annuncia la svolta strategica e attacca i governi italiano e tedesco

Unicredit ha annunciato una decisione che segna una svolta strategica per il gruppo bancario e per l’intero settore del risparmio gestito europeo: entro il 2027 la banca ridurrà progressivamente a zero le masse affidate ad Amundi, ponendo fine alla storica partnership avviata nel 2020 dopo la cessione della controllata Pioneer. L’amministratore delegato Andrea Orcel ha illustrato la nuova strategia in occasione della presentazione dei risultati trimestrali, sottolineando la volontà di riportare la gestione degli investimenti sotto il pieno controllo del gruppo. Parallelamente, il manager ha espresso dure critiche nei confronti dei governi italiano e tedesco, accusandoli di ostacolare la competitività del settore bancario europeo attraverso politiche fiscali e regolamentari eccessivamente punitive.


Secondo quanto illustrato da Orcel, il processo di uscita dal rapporto con Amundi sarà graduale e organizzato in più fasi, con l’obiettivo di internalizzare progressivamente la gestione dei fondi e di sviluppare una piattaforma proprietaria di asset management. Attualmente, le masse affidate ad Amundi da parte di Unicredit ammontano a circa 80 miliardi di euro, frutto di un accordo di distribuzione pluriennale che, a partire dal 2027, non sarà rinnovato. La banca intende così recuperare piena autonomia nella gestione dei prodotti d’investimento, ritenendo strategico il controllo diretto dei servizi destinati alla clientela retail e private.


Orcel ha spiegato che la scelta non rappresenta una rottura improvvisa, ma una naturale evoluzione della strategia del gruppo, che mira a rafforzare la propria capacità di generare redditività interna. “Il nostro obiettivo è offrire soluzioni d’investimento che siano perfettamente integrate con la nostra visione di banca paneuropea e non dipendano da partner esterni”, ha dichiarato il CEO. L’operazione avverrà in parallelo con la creazione di una nuova divisione dedicata alla gestione patrimoniale, che sarà operativa dal 2025 e avrà il compito di sviluppare prodotti personalizzati, puntando su sostenibilità, innovazione e digitalizzazione.


La decisione di Unicredit avrà ripercussioni significative anche per Amundi, il più grande gestore patrimoniale d’Europa, che perderà uno dei suoi principali canali distributivi. L’accordo, siglato nel 2020 dopo l’acquisizione di Pioneer Investments, aveva garantito al gruppo francese un accesso privilegiato alla rete commerciale di Unicredit in Italia, Germania e Austria. La progressiva riduzione dei flussi rappresenta quindi un duro colpo per il colosso francese, che dovrà riorientare la propria strategia commerciale e trovare nuovi partner distributivi per compensare il venir meno di uno dei più importanti accordi di collaborazione nel mercato europeo del risparmio gestito.


Nella stessa occasione, Orcel ha approfittato per lanciare un attacco diretto alle politiche economiche dei governi italiano e tedesco, accusandoli di adottare misure che penalizzano il sistema bancario. In particolare, il numero uno di Unicredit ha criticato la tassa sugli extraprofitti, definendola “un intervento miope che scoraggia gli investimenti e mina la fiducia degli operatori”. Secondo Orcel, “in un contesto in cui le banche stanno finalmente tornando a generare valore, imporre nuove imposte rischia di compromettere la stabilità finanziaria e la capacità di sostenere la crescita economica”. Il riferimento è anche alla Germania, dove il governo Scholz ha proposto un pacchetto di regole fiscali più rigide per gli istituti di credito, aumentando gli oneri di compliance e riducendo la flessibilità degli investimenti.


Sul fronte dei risultati finanziari, Unicredit ha chiuso il terzo trimestre con utili in crescita, trainati dall’aumento dei ricavi da interessi e da un miglioramento dell’efficienza operativa. Il margine di intermediazione ha superato le attese, confermando la solidità della banca in un contesto economico complesso. L’indice di capitale Cet1 si mantiene tra i più alti d’Europa, superiore al 16%, mentre la redditività del capitale (Roe) è in linea con gli obiettivi fissati dal piano industriale. Orcel ha evidenziato che la banca intende proseguire con la politica di distribuzione del capitale agli azionisti, attraverso dividendi e buyback, segnalando fiducia nella sostenibilità dei risultati raggiunti.


L’amministratore delegato ha ribadito la necessità di una politica bancaria europea più omogenea e meno frammentata. “L’Europa continua a operare come un insieme di mercati separati, ciascuno con regole e vincoli differenti. Serve una vera unione bancaria, capace di permettere alle istituzioni di crescere e competere con i giganti americani e asiatici”, ha affermato Orcel, aggiungendo che la mancanza di armonizzazione normativa rappresenta “uno dei principali freni allo sviluppo del sistema finanziario europeo”.


La strategia delineata da Unicredit mira anche a rafforzare la propria presenza nei mercati chiave del continente. La banca punta a una maggiore integrazione tra le divisioni retail e corporate, con una forte attenzione alla sostenibilità finanziaria e alla digitalizzazione dei servizi. L’obiettivo è costruire un modello di business capace di unire redditività e innovazione, con una struttura più leggera e flessibile rispetto al passato.


L’uscita dal rapporto con Amundi segna dunque un passaggio cruciale nella ridefinizione del posizionamento strategico del gruppo. La scelta di internalizzare la gestione dei fondi consente a Unicredit di recuperare una parte importante della catena del valore, rafforzando il controllo sui margini e migliorando la relazione diretta con i clienti. Allo stesso tempo, la banca intende consolidare il proprio ruolo di attore centrale nella trasformazione del sistema finanziario europeo, anche attraverso un dialogo più incisivo con le istituzioni comunitarie su temi come la regolamentazione, la fiscalità e la competitività del settore.


Con la fine della partnership con Amundi, Unicredit si prepara a una nuova fase di autonomia operativa, caratterizzata da una gestione più integrata e da un maggiore controllo sui propri asset strategici. La scelta, sostenuta dai risultati economici e da una visione di lungo periodo, rappresenta una delle mosse più significative della gestione Orcel e conferma la volontà della banca di tornare a essere protagonista nel panorama finanziario europeo, ridefinendo i rapporti di forza tra istituti, governi e mercati.

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