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Porti italiani in allarme: il declassamento delle dogane rischia di rallentare il commercio internazionale

Il 19 febbraio 2025, il settore marittimo-portuale italiano ha espresso forte opposizione al recente declassamento di diverse direzioni regionali e uffici territoriali delle dogane, deciso a livello centrale e previsto per novembre 2025. Questa riorganizzazione, parte di un piano più ampio che unisce le funzioni di dogane e monopoli, è stata attuata utilizzando un algoritmo che ha suscitato perplessità tra gli operatori del settore.


Declassamenti significativi

Tra le sedi doganali interessate dal declassamento figurano:

  • Liguria: la direzione regionale passa dalla fascia I alla III; gli uffici dei porti di Genova e Savona scendono rispettivamente da I a II e da II a III.

  • Emilia-Romagna e Marche: la direzione regionale retrocede da I a II, con il porto di Ravenna che cala da I a III.

  • Campania: la direzione regionale viene declassata da I a III; gli uffici dei porti di Napoli e Salerno scendono rispettivamente da I a II e da II a III.

  • Calabria: la direzione regionale, precedentemente accorpata con la Campania in fascia I, scende a V, mentre il porto di Gioia Tauro passa da I a II.


Questi declassamenti riguardano porti di primaria importanza: nel 2023, i principali scali liguri hanno movimentato 80,3 milioni di tonnellate di merci e 3,98 milioni di container; Napoli e Salerno hanno gestito complessivamente 25,6 milioni di tonnellate di merci e 1,1 milioni di container; Gioia Tauro ha registrato 3,14 milioni di container movimentati.


Promozioni inaspettate

Parallelamente, alcune direzioni e porti meno rilevanti in termini di traffico merci hanno ottenuto promozioni:

  • Lazio e Abruzzo: la direzione regionale sale da IV a II, con il porto di Civitavecchia che avanza da III a I.

  • Toscana e Umbria: la direzione regionale passa da IV a III, mantenendo Livorno in fascia I.

  • Puglia, Molise e Basilicata: la direzione regionale avanza da VI a III, nonostante il porto di Taranto scenda da I a IV.

  • Sicilia: la direzione regionale migliora da VI a IV, con Palermo e Messina che calano rispettivamente da II a III e da II a IV.


Queste promozioni sollevano interrogativi, considerando che porti come Civitavecchia hanno registrato nel 2023 un traffico merci di 10,5 milioni di tonnellate e 105mila container, numeri inferiori rispetto agli scali declassati.


Implicazioni per l'efficienza dei controlli

Il declassamento delle direzioni doganali nei principali porti potrebbe compromettere la rapidità e l'efficienza dei controlli doganali, fondamentali per la competitività degli scali italiani. Una riduzione del livello delle direzioni potrebbe tradursi in minori risorse e personale, rallentando le operazioni di sdoganamento e aumentando i costi per gli operatori logistici e commerciali.


Inoltre, la scelta di promuovere porti con minore traffico merci solleva dubbi sulla coerenza dei criteri adottati per la riorganizzazione, mettendo in discussione l'efficacia complessiva del sistema doganale nazionale.

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