Norme sulle lobby, Forza Italia spinge per una legge organica: “I tempi sono maturi, ora si può fare”
- piscitellidaniel
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Dopo anni di discussioni e tentativi rimasti incompiuti, il tema della regolamentazione delle lobby torna al centro del dibattito politico. Forza Italia rilancia la proposta di una legge organica sulla trasparenza dell’attività di rappresentanza degli interessi, sostenendo che “i tempi sono finalmente maturi” per dotare il Paese di un quadro normativo chiaro e moderno, in linea con gli standard europei. L’iniziativa, presentata in Parlamento con il sostegno di deputati e senatori del partito, mira a colmare un vuoto normativo che da decenni accompagna la vita istituzionale italiana, dove l’attività di lobbying è diffusa ma scarsamente regolata.
L’obiettivo dichiarato è quello di garantire trasparenza, tracciabilità e correttezza nei rapporti tra portatori di interessi e decisori pubblici, stabilendo regole certe per un settore spesso percepito con sospetto dall’opinione pubblica. Il deputato di Forza Italia, Alessandro Battilocchio, tra i promotori della proposta, ha spiegato che la legge si inserisce in un contesto di riforme istituzionali volte a rafforzare la fiducia dei cittadini nella politica. “Il lobbying – ha dichiarato – è parte integrante di ogni sistema democratico moderno. L’importante è che avvenga alla luce del sole, in modo trasparente e regolato. Non si tratta di criminalizzare chi rappresenta interessi legittimi, ma di fissare regole che garantiscano equilibrio e responsabilità”.
La proposta prevede l’istituzione di un registro nazionale obbligatorio dei rappresentanti di interessi, al quale dovranno iscriversi tutti coloro che intendono svolgere attività di lobbying nei confronti di istituzioni pubbliche, parlamentari o amministrazioni centrali e locali. L’iscrizione comporterebbe l’obbligo di dichiarare le finalità della propria attività, i soggetti rappresentati, i compensi percepiti e gli incontri avuti con esponenti istituzionali. Ogni contatto tra lobbista e decisore pubblico dovrebbe essere tracciato e reso pubblico attraverso una piattaforma digitale accessibile ai cittadini.
La proposta di Forza Italia non nasce dal nulla, ma si inserisce in un percorso lungo e complesso che negli anni ha visto diversi tentativi falliti. Dal 2016 in poi, numerosi disegni di legge sono stati presentati da vari schieramenti, senza però mai arrivare all’approvazione definitiva. A differenza dei Paesi del Nord Europa, dove il lobbying è considerato uno strumento fisiologico di partecipazione, in Italia il dibattito è rimasto spesso intrappolato tra pregiudizi e interessi contrapposti. L’assenza di una disciplina nazionale uniforme ha generato un quadro frammentato, con alcune Regioni e Camere parlamentari che si sono dotate di regolamenti propri, ma senza coordinamento o efficacia omogenea.
Forza Italia ritiene che la regolamentazione delle lobby possa contribuire non solo alla trasparenza, ma anche al miglioramento della qualità legislativa, favorendo un confronto aperto e documentato tra istituzioni e società civile. La proposta prevede inoltre l’istituzione di un’Autorità indipendente incaricata di vigilare sul rispetto delle norme, con poteri di controllo e sanzione in caso di violazioni. L’obiettivo è evitare che l’attività di rappresentanza si trasformi in influenza indebita, ma anche tutelare chi opera correttamente nel rispetto delle regole.
Secondo i promotori, la legge italiana dovrebbe ispirarsi ai modelli europei più avanzati, in particolare a quelli di Francia e Unione Europea, dove i registri dei lobbisti sono già in funzione e consentono di monitorare ogni contatto con i decisori pubblici. In Francia, ad esempio, la Haute Autorité pour la transparence de la vie publique pubblica periodicamente i dati relativi alle attività di lobbying, mentre a Bruxelles il Registro per la trasparenza raccoglie oltre 12.000 iscrizioni di soggetti attivi nel dialogo con le istituzioni europee.
Il dibattito interno alla maggioranza di governo è aperto. Se Forza Italia spinge con decisione, anche Fratelli d’Italia e Lega si dicono favorevoli a una regolamentazione più stringente, pur sottolineando la necessità di evitare un eccesso di burocrazia che potrebbe scoraggiare il dialogo tra imprese e istituzioni. Alcuni esponenti del centrodestra chiedono di definire con precisione cosa si intenda per attività di lobbying, distinguendola da quella di rappresentanza sindacale, professionale o associativa, per evitare ambiguità.
Dal fronte dell’opposizione, il Partito Democratico e Azione si dichiarano pronti a sostenere un testo condiviso, purché la legge garantisca reale accessibilità dei dati e sanzioni efficaci contro chi opera in violazione delle regole. L’auspicio, condiviso da gran parte delle forze politiche, è che questa volta si possa superare la fase delle dichiarazioni d’intenti e arrivare a un provvedimento concreto. Anche diverse organizzazioni della società civile, come Transparency International Italia, hanno espresso apprezzamento per l’iniziativa, chiedendo tuttavia che la legge introduca anche un codice etico obbligatorio e un sistema di rendicontazione periodica per i decisori pubblici.
Il nodo principale resta quello della tracciabilità degli incontri e della pubblicità dei rapporti. Forza Italia propone che ogni incontro con rappresentanti di interessi sia comunicato entro sette giorni e pubblicato su un portale nazionale, accessibile non solo alle istituzioni ma anche ai cittadini e ai media. In questo modo, si punta a prevenire situazioni di conflitto d’interessi e a rafforzare la cultura della trasparenza. L’iniziativa include inoltre norme specifiche per limitare il fenomeno delle “porte girevoli”, vietando per un periodo di due anni ai funzionari pubblici di intraprendere attività di lobbying presso enti o amministrazioni in cui abbiano esercitato poteri decisionali.
I promotori del disegno di legge ritengono che la mancanza di una normativa organica rappresenti una lacuna che mina la credibilità delle istituzioni e penalizza la competitività del Paese. In un contesto europeo in cui la trasparenza è considerata un prerequisito per l’efficienza amministrativa, l’Italia resta uno dei pochi Stati membri a non avere ancora una legge nazionale sulle lobby. L’approvazione di una riforma in materia potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia degli investitori e a migliorare la reputazione del sistema politico.
Secondo gli esperti, la trasparenza nei processi decisionali rappresenta un fattore cruciale anche per attrarre capitali esteri e migliorare la qualità del policy making. Una legge sulle lobby ben strutturata non limiterebbe la libertà di rappresentanza, ma garantirebbe che le decisioni pubbliche siano assunte sulla base di informazioni verificate e accessibili. Forza Italia, da parte sua, considera questa battaglia un tassello della più ampia riforma istituzionale in corso, orientata a modernizzare la macchina statale e a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e politica.
L’iniziativa potrebbe dunque segnare un punto di svolta in un ambito che per troppo tempo è rimasto in una zona grigia. Dopo anni di rinvii, il Parlamento è chiamato a decidere se aprire finalmente una stagione di trasparenza e responsabilità o lasciare che l’attività di lobbying continui a muoversi in assenza di regole certe, con tutti i rischi che questo comporta per la qualità della democrazia e la credibilità delle istituzioni.

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