Meloni riceve Abu Mazen a Palazzo Chigi: il dialogo su Gaza riapre il dossier del riconoscimento della Palestina
- piscitellidaniel
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L’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, rappresenta un passaggio cruciale nella diplomazia italiana e nel quadro più ampio delle relazioni euro-mediterranee. La riunione, tenutasi a Palazzo Chigi, arriva in un momento di profonda tensione internazionale, mentre la guerra a Gaza continua a generare instabilità, sofferenze civili e pressioni politiche su scala globale. Fonti vicine al governo confermano che il colloquio ha avuto come tema principale la prospettiva di una soluzione negoziata al conflitto israelo-palestinese e la possibile apertura dell’Italia a un riconoscimento formale dello Stato di Palestina, legato però a condizioni politiche e di sicurezza condivise con gli alleati europei e con gli Stati Uniti.
L’iniziativa diplomatica di Palazzo Chigi si inserisce in un contesto di rinnovato protagonismo italiano nella politica estera mediorientale. Dopo la fase di tensioni seguita all’attacco di Hamas contro Israele, l’Italia ha sostenuto la posizione di condanna del terrorismo e del diritto alla difesa israeliana, ma allo stesso tempo ha insistito sulla necessità di un immediato cessate il fuoco umanitario e sulla riapertura di un canale politico per la soluzione dei due Stati. Meloni, nel corso dell’incontro, avrebbe ribadito la disponibilità del governo a sostenere il processo di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, a condizione che esso si fondi sul reciproco riconoscimento e sulla garanzia della sicurezza di entrambe le popolazioni.
Abu Mazen, da parte sua, ha presentato una serie di richieste concrete: la fine delle operazioni militari nella Striscia di Gaza, il rispetto del diritto internazionale umanitario, la ripresa immediata dei negoziati per una soluzione politica e, soprattutto, il riconoscimento da parte dei Paesi europei dello Stato di Palestina nei confini del 1967. Secondo fonti diplomatiche, il leader palestinese avrebbe sottolineato come l’Italia, grazie alla sua posizione equilibrata e alla sua influenza nel Mediterraneo, possa svolgere un ruolo determinante nel rilanciare il dialogo con Israele e nell’indurre l’Unione Europea a un atteggiamento più coeso.
Il governo italiano, pur mantenendo una posizione di prudenza, non esclude l’ipotesi di un riconoscimento formale della Palestina in un contesto multilaterale, qualora si aprisse un processo politico credibile. Palazzo Chigi, in linea con la Farnesina, ritiene che il riconoscimento debba essere parte di una strategia di pace sostenibile, non un gesto simbolico isolato. La premier avrebbe espresso ad Abu Mazen la disponibilità a promuovere in sede europea una riflessione comune, al fine di giungere a una posizione condivisa che possa avere un reale impatto politico e non alimentare ulteriori divisioni.
Il colloquio tra Meloni e il presidente palestinese assume particolare rilievo anche per la sua valenza simbolica. È la prima volta, dall’inizio della crisi di Gaza, che un leader palestinese viene ricevuto ufficialmente a Roma. L’Italia intende così riaffermare il proprio ruolo di ponte tra l’Europa e il Medio Oriente, in una fase in cui la diplomazia europea appare frammentata e in difficoltà nel proporre soluzioni condivise. La presidente del Consiglio ha evidenziato che la priorità resta la protezione della popolazione civile e la ricostruzione della Striscia, con un impegno concreto dell’Italia nei programmi umanitari e di cooperazione internazionale.
Sul piano politico, l’incontro ha avuto anche un valore di posizionamento strategico. Negli ultimi mesi, la diplomazia italiana ha lavorato per rafforzare i rapporti con Israele e con i principali Paesi arabi, cercando di mantenere un equilibrio tra solidarietà verso lo Stato ebraico e attenzione alle legittime aspirazioni del popolo palestinese. L’Italia, pur non avendo ancora riconosciuto formalmente la Palestina, sostiene da anni la prospettiva dei due Stati come unica via percorribile per una pace duratura. La visita di Abu Mazen rappresenta dunque un segnale di apertura verso una fase di dialogo politico più intensa, nella quale Roma potrebbe assumere il ruolo di interlocutore privilegiato per entrambe le parti.
Durante l’incontro, sono stati affrontati anche i temi della ricostruzione di Gaza e della sicurezza regionale. L’Italia si è impegnata a promuovere in sede ONU una missione internazionale di monitoraggio del cessate il fuoco e a sostenere finanziariamente progetti di assistenza sanitaria e infrastrutturale nella Striscia. La Farnesina sta inoltre valutando la possibilità di rafforzare la presenza italiana nelle missioni civili europee attive in Cisgiordania, per contribuire alla stabilizzazione delle istituzioni palestinesi e al rafforzamento delle capacità amministrative locali.
Un altro punto cruciale del colloquio ha riguardato il ruolo degli altri Paesi arabi moderati. Meloni e Abu Mazen hanno discusso della necessità di coinvolgere attivamente Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti in un piano di pace regionale che vada oltre la gestione emergenziale del conflitto. In particolare, la premier italiana ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici del Cairo, che sta mediando tra le parti per garantire corridoi umanitari e scambi di prigionieri.
La questione del riconoscimento della Palestina resta tuttavia delicata. Nell’Unione Europea non esiste una posizione unitaria: venti Paesi membri non hanno ancora riconosciuto formalmente lo Stato palestinese, mentre altri, come Spagna e Irlanda, hanno espresso apertamente l’intenzione di farlo nei prossimi mesi. L’Italia, da sempre attenta a mantenere una linea di equilibrio tra le due parti, potrebbe scegliere di legare il riconoscimento a un atto politico collettivo dell’Unione, per rafforzarne il peso diplomatico e prevenire reazioni negative da parte israeliana.
La visita di Abu Mazen a Roma è stata anche l’occasione per discutere delle prospettive future dell’Autorità Nazionale Palestinese, indebolita dal conflitto e dalle divisioni interne con Hamas. Meloni ha ribadito la necessità che la leadership palestinese torni a essere un interlocutore credibile e unificato, capace di garantire sicurezza, legalità e rappresentanza politica. L’Italia, secondo quanto trapelato, sarebbe pronta a sostenere programmi di formazione istituzionale e cooperazione tecnica per rafforzare la governance nei territori palestinesi, in vista di un futuro processo di riconciliazione nazionale.
Sul fronte internazionale, l’incontro di Roma ha attirato l’attenzione delle principali cancellerie europee. Bruxelles vede con favore il tentativo italiano di riaprire il dialogo politico, dopo mesi di impasse diplomatica. Anche gli Stati Uniti, pur mantenendo un atteggiamento prudente, hanno accolto positivamente la disponibilità di Meloni a sostenere un percorso politico condiviso.
L’Italia, in questo scenario, si muove come attore di equilibrio, consapevole del proprio ruolo di ponte tra le sponde del Mediterraneo. La visita di Abu Mazen e la disponibilità del governo a discutere il riconoscimento dello Stato di Palestina rappresentano un segnale politico forte, che potrebbe rilanciare il protagonismo italiano in una delle questioni più complesse della diplomazia internazionale. Mentre la guerra a Gaza continua a minacciare la stabilità dell’intera regione, Roma si propone come sede di dialogo e come canale di contatto tra due popoli divisi da decenni di conflitto, nella convinzione che solo la via politica possa restituire pace e sicurezza al Medio Oriente.

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