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Missili su Tel Aviv, allarme per un volo Ita: intercettazione riuscita, ma lo spazio aereo torna sotto pressione

Il 27 marzo 2025, il conflitto mediorientale ha conosciuto un nuovo, pericoloso picco di tensione. Due missili balistici lanciati dallo Yemen dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, sono stati intercettati sopra il centro di Israele, mentre le sirene antiaeree risuonavano a Tel Aviv, Gerusalemme e in numerosi altri centri urbani. Tra i momenti più critici, l’allontanamento di emergenza di un volo Ita Airways diretto all’aeroporto Ben Gurion, costretto a virare verso il mare per evitare la zona interessata dal possibile impatto dei vettori ostili.


Il missile era uno dei due lanciati in mattinata dai ribelli yemeniti, che da mesi hanno intensificato gli attacchi missilistici e droni contro Israele in segno di solidarietà con Hamas e la causa palestinese. I proiettili sono stati intercettati e abbattuti dal sistema di difesa Iron Dome dell’esercito israeliano prima di raggiungere il territorio nazionale. Non si registrano danni materiali né vittime, ma la paura ha paralizzato per alcune ore il traffico aereo e stradale nel centro del Paese.


La manovra del volo Ita, pur rientrando in una prassi di sicurezza prevista in simili contesti, ha riportato sotto i riflettori il crescente livello di instabilità dello spazio aereo nella regione. Nonostante l’allarme sia stato successivamente revocato, l’episodio ha generato tensione anche nelle sale operative degli aeroporti europei, costringendo diversi vettori a valutare in tempo reale deviazioni di rotta o temporanei stop ai voli verso Israele.


Il ritorno di Tel Aviv tra i bersagli a lungo raggio dei missili Houthi segna un cambio di passo nella dinamica del conflitto. La capacità di colpire, o tentare di colpire, una delle capitali economiche e tecnologiche della regione dimostra un’evoluzione significativa nella gittata e nella precisione dei missili balistici a disposizione del gruppo yemenita. In questo caso, le difese israeliane hanno funzionato perfettamente, ma l’attacco solleva nuove domande sulle capacità offensive degli Houthi e sul loro coordinamento con l’Iran.


Il Ministero della Difesa israeliano ha ribadito che i missili sono stati distrutti a centinaia di chilometri di distanza dai principali centri abitati, ma la reazione dell’opinione pubblica è stata immediata. I video dei cieli sopra Tel Aviv solcati dai traccianti dell’Iron Dome hanno invaso i social, mentre i media internazionali parlano già di un “attacco dimostrativo” finalizzato a destabilizzare ulteriormente la regione e testare la capacità di reazione israeliana.


L’episodio arriva in un momento di particolare pressione militare nel teatro yemenita. Dopo settimane di bombardamenti da parte di USA e Regno Unito contro le infrastrutture missilistiche Houthi, il gruppo ribelle sta tentando di alzare la posta colpendo direttamente Israele, nel tentativo di presentarsi come attore regionale nella galassia della “resistenza” sciita. Il fatto che i missili siano stati lanciati in pieno giorno e in corrispondenza di voli civili fa ipotizzare anche un tentativo deliberato di generare panico, senza necessariamente mirare a obiettivi militari.


Il governo italiano segue con attenzione l’evolversi della situazione. Il Ministero degli Esteri ha confermato che il volo Ita ha seguito le procedure standard in caso di allarme e che nessun passeggero è stato esposto a pericoli diretti. La compagnia ha successivamente comunicato che l’aeromobile è atterrato in sicurezza una volta che la situazione è rientrata nella normalità. Tuttavia, viene confermata la massima allerta per tutti i voli diretti verso il Medio Oriente, con l’attivazione di protocolli di sicurezza rafforzati per le prossime ore.


Il rischio di escalation è concreto. Israele potrebbe rispondere con attacchi diretti contro obiettivi Houthi in Yemen, ampliando ulteriormente la geografia del conflitto. Al tempo stesso, le pressioni su Teheran per limitare il sostegno ai suoi proxy armati aumentano, anche in vista di un possibile inasprimento delle sanzioni internazionali o di nuove risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.


Il sistema di difesa Iron Dome si conferma, ancora una volta, uno degli strumenti chiave della sicurezza israeliana, ma l’efficacia del sistema non può da sola compensare l’impatto psicologico e geopolitico di simili attacchi. Il coinvolgimento potenziale di voli civili internazionali eleva inoltre il rischio di incidente diplomatico e impone una riflessione più ampia sulla tutela degli spazi aerei in aree ad alta tensione.


Mentre Israele valuta le prossime mosse e il mondo osserva con preoccupazione l’eventuale risposta militare, il messaggio degli Houthi appare chiaro: il fronte mediorientale non è più confinato tra Gaza, il Libano e la Siria. Anche lo Yemen è pronto a entrare attivamente nella spirale del conflitto, con una strategia che punta più a destabilizzare che a vincere. E che, come dimostra la deviazione del volo Ita, ha già messo in allerta il traffico aereo e le cancellerie di tutto il mondo.

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