top of page
Jlc news - blu.png

Lo spettro dei dazi affonda il settore farmaceutico europeo: Recordati crolla in Borsa

La sola prospettiva di un conflitto commerciale tra Unione europea e Stati Uniti ha innescato pesanti ricadute sui mercati finanziari e ha travolto uno dei settori più esposti: il farmaceutico. L’annuncio dell’amministrazione Biden di voler introdurre dazi del 25% su farmaci e dispositivi medici provenienti dall’Europa ha provocato immediate reazioni sulle piazze azionarie, con Milano particolarmente colpita e il titolo Recordati in netto ribasso. La misura, che formalmente rientrerebbe in una risposta alla tassa digitale europea rivolta ai giganti americani del web, rischia di danneggiare in modo grave le esportazioni italiane e l’intero comparto farmaceutico del continente.


Il mercato ha reagito in modo repentino e violento. A Piazza Affari, Recordati ha perso oltre il 6%, con volumi di scambio superiori alla media. La reazione è stata speculare in altri Paesi europei, dove le grandi società del settore – da Sanofi in Francia a Bayer in Germania – hanno registrato flessioni significative. Gli investitori temono che la guerra commerciale possa generare un effetto domino, mettendo in discussione l’accesso al mercato statunitense, che rappresenta per molte imprese europee il principale sbocco commerciale extraeuropeo. Il settore pharma europeo ha un forte orientamento all’export e un elevato grado di dipendenza dagli Stati Uniti per i ricavi e le forniture.


Farmindustria ha stimato che l’introduzione di dazi del 25% sulle esportazioni di farmaci e dispositivi tra USA ed Europa potrebbe comportare un danno complessivo di circa 76,6 miliardi di dollari. Di questi, almeno 2,5 miliardi graverebbero sulle aziende italiane. Il comparto farmaceutico nazionale esporta ogni anno verso gli Stati Uniti beni per circa 3 miliardi di euro. L’imposizione di dazi rischia di azzerare la marginalità su molte commesse e rendere non competitiva la produzione nazionale rispetto a quella di paesi terzi, come l’India o la Cina, che al momento non rientrano nelle misure annunciate.


Le conseguenze economiche vanno ben oltre il settore farmaceutico. La stessa Banca centrale europea ha indicato che una guerra commerciale con i dazi del 25% potrebbe costare all’area euro fino a mezzo punto percentuale di Pil nel primo anno. A questo si aggiunge il rischio di una spirale inflazionistica, causata dall’aumento dei prezzi di beni essenziali importati. Il combinato tra costi più alti per le aziende e rallentamento della domanda potrebbe frenare la ripresa economica già in atto e compromettere gli obiettivi di stabilità macroeconomica.


Recordati è uno dei casi più emblematici. L’azienda italiana, fondata nel 1926 e oggi presente in oltre 150 paesi, realizza una parte significativa del proprio fatturato grazie alla commercializzazione di farmaci negli Stati Uniti. La società ha investito negli anni in accordi di distribuzione e nello sviluppo di farmaci specialistici proprio per rafforzare la sua presenza nel mercato nordamericano. L’introduzione dei dazi rappresenterebbe un ostacolo enorme per la sostenibilità dei piani di crescita all’estero, oltre che un possibile freno agli investimenti in ricerca e sviluppo.


Il contesto geopolitico aggiunge ulteriori elementi di tensione. Il rischio che i dazi si estendano ad altri settori, come quello automobilistico o agroalimentare, è concreto. L’Unione europea ha già annunciato che potrebbe rispondere con contromisure simmetriche, colpendo beni prodotti negli Stati Uniti. Tuttavia, una simile escalation non garantirebbe alcun vantaggio e anzi amplificherebbe gli effetti negativi per entrambe le sponde dell’Atlantico. Anche perché l’industria farmaceutica è fortemente integrata a livello globale, e molte aziende europee producono negli Stati Uniti così come numerose imprese americane si affidano a impianti in Europa per parte della loro produzione.


Un altro effetto immediato dell’annuncio dei dazi è stato il rafforzamento della volatilità sui mercati. Gli indici europei hanno chiuso in netto calo, con Milano che ha registrato la performance peggiore tra le principali borse del continente. Oltre a Recordati, hanno sofferto anche Diasorin e Amplifon, trascinate dal sentiment negativo sul settore sanitario. Anche l’indice Euro Stoxx Health Care ha perso più del 3%, segnando il peggior andamento da inizio anno. I gestori di fondi stanno rivedendo le posizioni su titoli esposti agli scambi con gli USA, temendo ulteriori misure protezionistiche.


Le associazioni industriali italiane hanno chiesto al governo di intervenire con forza a livello europeo per aprire un dialogo con Washington ed evitare una guerra commerciale. Anche Confindustria ha espresso preoccupazione per la piega presa dalle relazioni transatlantiche, sottolineando che i dazi rischiano di penalizzare proprio quei settori in cui l’Italia ha maggiore competitività. In parallelo, il settore pharma sta valutando strategie per diversificare i mercati di sbocco, puntando su Asia, Medio Oriente e America Latina per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense.


Le prossime settimane saranno decisive per capire se le minacce di dazi si tradurranno in misure concrete o se si apriranno margini di trattativa diplomatica. Intanto, le borse continuano a scontare lo scenario peggiore, con investitori sempre più orientati alla cautela e al disimpegno dai titoli più esposti all’export farmaceutico. In questo contesto, Recordati diventa il simbolo di un sistema industriale italiano che, nonostante l’eccellenza nella ricerca e nella produzione, si trova ora esposto a rischi geopolitici e commerciali di portata globale.

Post correlati

Mostra tutti

Comments


Le ultime notizie

bottom of page