Intelligenza artificiale in crescita: il 69% delle banche ha già avviato progetti AI
- Martina Migliorati
- 11 giu
- Tempo di lettura: 3 min

L’intelligenza artificiale sta trasformando in modo profondo il settore bancario, modificando i modelli operativi tradizionali e ridefinendo il concetto stesso di efficienza. Le tecnologie AI si stanno integrando nei processi delle banche italiane con una velocità sorprendente, rendendo più efficace la gestione dei rischi, più intelligente l’assistenza alla clientela e più rapidi i flussi operativi interni. L’evoluzione non riguarda solo le macchine, ma anche le persone: l’AI affianca i professionisti bancari offrendo strumenti predittivi e decisionali che alleggeriscono il carico delle attività ripetitive e a basso valore, aprendo spazio per un’interazione più umana e strategica con il cliente.
Secondo i dati di un recente studio di Abi Lab, già il 69% delle banche italiane ha avviato progetti legati all’intelligenza artificiale. Le applicazioni più diffuse spaziano dall’analisi del merito creditizio alla rilevazione automatica di anomalie operative, fino all’utilizzo sempre più capillare di chatbot intelligenti in grado di gestire conversazioni complesse con gli utenti. Parallelamente, cresce l’attenzione verso l’intelligenza artificiale generativa, capace di creare contenuti, interpretare grandi quantità di dati e assistere nelle decisioni strategiche. Non si tratta di tecnologie marginali o futuristiche, ma di strumenti che stanno rivoluzionando in concreto i modelli di servizio: maggiore personalizzazione, abbattimento dei costi e incremento dell’efficienza complessiva.
L’impatto economico dell’intelligenza artificiale si estende ben oltre la riduzione dei costi. Le previsioni indicano che entro il 2028 l’adozione dell’AI potrebbe ridurre del 60% le spese legate ai controlli di rischio e ai processi di compliance, offrendo un contributo decisivo nella prevenzione delle frodi, nella lotta al riciclaggio e nella valutazione dinamica del rischio. Inoltre, il costo di utilizzo dei modelli linguistici di grandi dimensioni si sta dimezzando ogni anno, rendendo gli investimenti in AI sempre più sostenibili e attrattivi anche per gli istituti di dimensioni minori. Tuttavia, secondo molti analisti il vero valore aggiunto è rappresentato dalla capacità dell’intelligenza artificiale di liberare risorse umane: meno tempo per compiti ripetitivi, più tempo per attività consulenziali, relazioni con il cliente e sviluppo di strategie commerciali. Questo cambio di paradigma può incidere in maniera significativa sulla redditività del settore, con stime che parlano di un impatto fino al 30% sui ricavi delle aziende di servizi grazie alla GenAI.
Nonostante le opportunità, l’adozione dell’intelligenza artificiale nel comparto bancario incontra ostacoli non trascurabili. Molti istituti operano ancora su infrastrutture IT obsolete, con sistemi core banking la cui età media si aggira intorno ai trent’anni. Tali architetture legacy complicano l’integrazione di tecnologie avanzate e rallentano l’innovazione. Ma le difficoltà non sono solo tecniche: l’uso dell’AI impone un ripensamento anche in termini normativi e organizzativi. È necessario sviluppare processi strutturati, modelli di governance evoluti e sistemi di controllo robusti. La trasparenza e la sicurezza assumono un ruolo centrale: gli algoritmi devono essere spiegabili, tracciabili, costruiti su dati affidabili e monitorabili costantemente per prevenire distorsioni, errori o decisioni poco comprensibili. L’AI Act europeo, di recente approvazione, rafforza questi requisiti, introducendo obblighi stringenti soprattutto per gli ambiti ad alto rischio, come la concessione del credito e il monitoraggio dei comportamenti finanziari.
A rendere davvero sostenibile l’adozione dell’intelligenza artificiale è però la fiducia del cliente. L’AI consente oggi di offrire servizi bancari più rapidi, precisi e personalizzati, di anticipare le esigenze dei clienti, di fornire consulenze automatizzate e di bloccare frodi in tempo reale. Ma questi vantaggi hanno senso solo se gli utenti si sentono sicuri. Secondo un’indagine, il 62% dei clienti sarebbe disposto a utilizzare un assistente finanziario virtuale. Tuttavia, è essenziale che le persone siano consapevoli quando interagiscono con un sistema automatizzato, che comprendano come vengono trattati i loro dati e quali sono i limiti della tecnologia. Anche i sistemi più avanzati non sono infallibili. E in un settore delicato come quello bancario, dove ogni decisione può avere ricadute significative, il ruolo del controllo umano resta imprescindibile. Solo attraverso un equilibrio tra innovazione e responsabilità sarà possibile affrontare questa trasformazione con consapevolezza e visione.




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