Giappone, la finanza entra nell'era digitale: banche e autorità aprono alle crypto e alle stablecoin in yen
- Martina Migliorati
- 22 ott
- Tempo di lettura: 2 min

Il sistema finanziario giapponese sta vivendo una profonda metamorfosi digitale. La Financial Services Agency (FSA), tradizionalmente prudente in materia di innovazioni finanziarie, ha avviato un percorso di riforma che potrebbe consentire alle banche nazionali di detenere e investire direttamente in criptovalute non garantite, come Bitcoin. Parallelamente, i tre principali colossi bancari del Paese stanno lavorando a un progetto congiunto per emettere stablecoin ancorate allo yen, aprendo la strada a un’integrazione sistematica degli asset digitali nell’economia reale.
Per anni la FSA ha mantenuto una posizione fortemente conservatrice. Le linee guida del 2020, infatti, avevano di fatto escluso la possibilità per le banche di investire in criptovalute, considerate troppo volatili e rischiose. Oggi, però, il contesto è cambiato: il mercato interno mostra segni di maturità e stabilità crescente, con oltre 12 milioni di conti crypto attivi registrati entro febbraio 2025 — un incremento di oltre tre volte rispetto a cinque anni fa.
Questa evoluzione ha spinto la FSA a rivalutare la propria strategia. L’obiettivo non è una liberalizzazione indiscriminata, ma un’apertura controllata, che permetta alle banche di diversificare i propri portafogli e migliorare la redditività, mantenendo però rigidi vincoli di gestione del rischio.
Il Financial System Council, organo consultivo della FSA, sta discutendo l’introduzione di limiti di esposizione proporzionati al capitale delle banche, così da evitare eccessive concentrazioni di rischio. Tale approccio “graduale ma deciso” rispecchia la filosofia regolatoria globale: favorire l’innovazione senza compromettere la stabilità del sistema finanziario. Sul fronte dell’innovazione, i tre “megabank” — Mitsubishi UFJ Financial Group (MUFG), Sumitomo Mitsui Financial Group (SMFG) e Mizuho Financial Group — hanno avviato una collaborazione per emettere stablecoin aziendali ancorate allo yen. La mossa si fonda sul Payment Services Act 2023, che ha finalmente fornito un quadro giuridico chiaro per la circolazione di tali strumenti digitali. Il progetto, realizzato in partnership con la fintech Progmat Inc., mira a creare uno standard tecnologico unificato che permetta la piena interoperabilità tra le piattaforme dei diversi istituti. Le stablecoin verranno inizialmente testate nei pagamenti aziendali — con la partecipazione della Mitsubishi Corporation come primo grande utilizzatore — per poi espandersi verso una versione ancorata al dollaro USA. L’obiettivo è duplice: semplificare i pagamenti interaziendali e rendere più efficienti le transazioni internazionali, riducendo tempi, costi e oneri amministrativi per le imprese giapponesi. A completare questo quadro di riforma, la FSA sta valutando la possibilità di consentire ai grandi gruppi bancari di registrarsi come Crypto Asset Exchange Service Providers, aprendo così alla partecipazione diretta delle istituzioni finanziarie tradizionali nell’infrastruttura operativa degli asset digitali. n sintesi, il Giappone sembra orientato a un modello di innovazione regolamentata, nel quale banche e autorità collaborano per integrare la blockchain e le crypto nel tessuto economico nazionale, mantenendo al contempo un elevato standard di sicurezza e conformità. Se portato a termine, questo progetto potrebbe trasformare il Paese in uno dei principali hub globali per la finanza digitale regolamentata, confermando ancora una volta la capacità del Giappone di coniugare tradizione, tecnologia e prudenza normativa.




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