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Inflazione in aumento a marzo 2025: prezzi in rialzo, carrello della spesa al +2,1%

Nel mese di marzo 2025 l’inflazione torna a salire in Italia, con una crescita dell’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic) pari allo 0,1% su base mensile e al +2% su base annua. È quanto emerge dalle stime preliminari diffuse dall’Istat, che mostrano un’inversione di tendenza rispetto al rallentamento dei mesi precedenti. Si tratta del dato tendenziale più alto da ottobre 2023, alimentato principalmente dai rincari nei beni energetici non regolamentati e nei trasporti.


A incidere in modo significativo sull’aumento dell’indice sono state le dinamiche del cosiddetto “carrello della spesa”, che comprende beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Questi prodotti, secondo l’Istat, hanno registrato una variazione tendenziale del +2,1%, in accelerazione rispetto al +2% del mese precedente. Nonostante i livelli restino inferiori ai picchi toccati nel biennio 2022-2023, la crescita dei prezzi in questa componente appare più strutturale rispetto a quanto previsto fino a pochi mesi fa.


Nel dettaglio, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si attesta a +2,3% su base annua (+0,1% rispetto a febbraio). Anche l’indice armonizzato Ipca, utilizzato per le comparazioni a livello europeo, segna un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’1,3% su base annua. L’Istat sottolinea come l’accelerazione sia dovuta in particolare ai beni energetici non regolamentati, tornati in terreno positivo dopo mesi di variazioni negative, con un incremento dell’1,5% rispetto al marzo 2024.


Tra le principali componenti in rialzo si segnalano i carburanti, con un aumento medio del 3,6% rispetto a febbraio, e i trasporti aerei, saliti del 4,2% su base mensile. Più contenuti gli aumenti nei servizi ricreativi e nei pacchetti vacanza, mentre restano sostanzialmente stabili le tariffe energetiche regolate. I prezzi dei servizi relativi ai trasporti registrano nel complesso una crescita annua del 3,1%, in accelerazione rispetto al +2,5% di febbraio.


I beni alimentari mostrano andamenti differenziati. I prodotti lavorati, tra cui pane, pasta e conserve, aumentano del 2,4% su base annua, mentre i prodotti freschi segnano una variazione più moderata (+1,6%). In crescita anche i prezzi dei prodotti per la casa, come detergenti e articoli per la pulizia, con variazioni tra l’1,8% e il 2%. I beni durevoli, invece, registrano un lieve rallentamento, in linea con il raffreddamento della domanda in alcuni comparti.


Sul fronte dei prezzi al consumo, le variazioni territoriali risultano poco marcate ma comunque rilevanti. Le regioni del Nord-Ovest mostrano un incremento medio dell’1,9%, mentre il Centro registra un +2,2%, trainato da Roma e Firenze. Al Sud e nelle Isole la variazione media è dell’1,8%, con punte superiori al 2% in alcune città capoluogo. I dati disaggregati evidenziano come l’inflazione stia tornando a colpire con maggiore forza i redditi medio-bassi, che destinano una quota rilevante della spesa familiare ai beni di prima necessità.


Le reazioni delle associazioni dei consumatori non si sono fatte attendere. Secondo Assoutenti, l’aumento dell’inflazione sul carrello della spesa rischia di pesare in modo consistente sulle famiglie, traducendosi in un aggravio di spesa annua stimato in circa 470 euro per un nucleo medio con due figli. L’Unione Nazionale Consumatori ha chiesto interventi mirati per contrastare la spirale dei prezzi, soprattutto in vista dell’estate, periodo in cui storicamente si registra un’accelerazione dei consumi stagionali e dei servizi turistici.


Nel contesto europeo, l’Italia resta comunque al di sotto della media dell’Eurozona, dove i dati di marzo mostrano un tasso tendenziale del +2,4% secondo le stime di Eurostat. I paesi baltici, la Germania e i Paesi Bassi segnano incrementi superiori al 3%, mentre Francia e Spagna registrano valori simili a quelli italiani. La Banca centrale europea, pur mantenendo una linea prudente, monitora con attenzione le spinte inflazionistiche in vista delle prossime decisioni sui tassi di interesse.


Sebbene la fase acuta dell’inflazione sembri superata, i dati di marzo indicano che il rischio di una ripresa dei prezzi al consumo non è da escludere, specialmente in un quadro di incertezza internazionale legata alle quotazioni energetiche e alle tensioni geopolitiche. L’equilibrio tra sostegno ai consumi e controllo dell’inflazione resta una sfida centrale per la politica economica italiana nei mesi a venire.

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