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Il governo rinuncia al golden power sull’OPS Mediobanca-MPS: via libera all’operazione di aggregazione

Il governo italiano ha deciso di non esercitare i poteri speciali, noti come "golden power", in relazione all’offerta pubblica di scambio (OPS) promossa da Mediobanca su una quota significativa di azioni di Banca Monte dei Paschi di Siena. La comunicazione è arrivata dopo la valutazione formale del dossier da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiudendo così un capitolo di incertezza normativa che aveva tenuto i mercati e gli operatori bancari in sospeso nelle ultime settimane.Con questa decisione, l’esecutivo apre la strada al completamento dell’operazione di aggregazione tra due storici istituti del panorama finanziario italiano.


Il contesto dell’offerta pubblica di scambio

L’OPS lanciata da Mediobanca ha l’obiettivo di acquisire una partecipazione di controllo in MPS, in coerenza con la strategia di espansione e consolidamento perseguita dal gruppo guidato da Alberto Nagel. L’operazione, annunciata ufficialmente lo scorso marzo, prevede lo scambio di nuove azioni Mediobanca con quelle MPS in un rapporto definito in modo da non incidere eccessivamente sul capitale dell’istituto acquirente e mantenere un profilo prudenziale.L’offerta è destinata a tutti gli azionisti MPS, compreso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ancora primo azionista con una quota intorno al 39%, ridottasi progressivamente dopo la ricapitalizzazione del 2022 e le successive dismissioni di quote.


La valutazione del governo e la scelta di non intervenire

In base alla normativa sul golden power, il governo ha la facoltà di intervenire su operazioni che riguardano asset strategici nazionali, tra cui il sistema bancario e assicurativo.Tuttavia, dopo un’attenta analisi del perimetro dell’operazione, Palazzo Chigi ha stabilito che l’OPS proposta da Mediobanca non pregiudica la sicurezza, l’operatività e il presidio di funzioni ritenute sensibili per l’interesse nazionale.Fonti vicine al dossier hanno riferito che la decisione è maturata anche in seguito a interlocuzioni con la Banca d’Italia, l’IVASS e la BCE, tutti favorevoli a una soluzione di mercato per il futuro di MPS.


Il governo ha sottolineato che, pur mantenendo alta l’attenzione su operazioni che coinvolgono soggetti rilevanti per l’equilibrio del sistema bancario, intende favorire la stabilizzazione del comparto e il rafforzamento patrimoniale degli istituti coinvolti, in linea con gli obiettivi del PNRR e dell’agenda europea per la capital markets union.


Implicazioni per il futuro di MPS e Mediobanca

La decisione di non esercitare il golden power consente ora a Mediobanca di proseguire con la fase successiva dell’operazione, ossia il periodo di adesione e la successiva integrazione operativa e societaria. In caso di successo dell’OPS, l’istituto senese sarà destinato a entrare stabilmente nell’orbita di Mediobanca, con la possibilità di costituire un polo bancario integrato che valorizzi le specificità dei due gruppi: da un lato la storica presenza territoriale e retail di MPS, dall’altro la vocazione investment, wealth e corporate di Mediobanca.


La fusione, se realizzata, potrebbe dare origine al terzo gruppo bancario italiano per masse amministrate, dietro a Intesa Sanpaolo e UniCredit, con un peso significativo in Toscana, Lazio, Lombardia e Piemonte.Sul piano industriale, l’operazione mira a razionalizzare la rete, valorizzare il personale e integrare le piattaforme tecnologiche, con importanti sinergie di costo stimate tra i 300 e i 500 milioni annui a regime.


La posizione del MEF e degli altri azionisti

Il Ministero dell’Economia, principale azionista di MPS, ha mantenuto un atteggiamento cauto ma favorevole a soluzioni di mercato, come ribadito dallo stesso ministro Giancarlo Giorgetti. Il MEF ha espresso apertura all’OPS, sottolineando la necessità di tutelare i livelli occupazionali, la continuità operativa della banca e la sua storica vocazione territoriale. Nel caso in cui il MEF decida di aderire parzialmente o totalmente all’offerta, potrà monetizzare in parte la sua partecipazione, liberando risorse e riducendo l’esposizione pubblica nel settore bancario, come previsto dagli impegni assunti con Bruxelles nel quadro delle norme sugli aiuti di Stato.


Anche gli altri azionisti privati, tra cui fondi di investimento e piccoli azionisti, guardano con interesse all’operazione, in un contesto di ripresa della redditività per MPS dopo anni di difficoltà e ristrutturazioni.


Le reazioni del mercato e le prospettive di sistema

La notizia del via libera senza condizioni da parte del governo ha avuto un impatto positivo sui titoli bancari in Borsa.MPS ha registrato un rialzo superiore al 3% alla riapertura dei mercati, mentre Mediobanca ha guadagnato oltre il 2%, segnale che gli investitori vedono nell’operazione una soluzione credibile e potenzialmente vantaggiosa per entrambe le parti.


Sul piano sistemico, l’aggregazione si inserisce in un trend di consolidamento del settore bancario italiano, spinto dalla necessità di rafforzare la redditività e affrontare le sfide della digitalizzazione e della transizione sostenibile. L’integrazione tra MPS e Mediobanca potrebbe fare da apripista per ulteriori operazioni, rafforzando la solidità complessiva del sistema e migliorandone la competitività a livello europeo.

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