Crisi idrica: l'importanza di un approccio sistemico alla gestione delle risorse idriche
- piscitellidaniel
- 28 mar
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La crescente crisi idrica che interessa l’Italia e numerosi altri Paesi evidenzia l’urgenza di adottare un approccio sistemico nella gestione dell’acqua. Eventi estremi, scarsità idrica, infrastrutture obsolete, inefficienze gestionali e cambiamenti climatici convergono verso un quadro complesso, dove la risposta non può essere limitata a singole misure emergenziali ma deve prevedere una pianificazione integrata a livello nazionale, locale e settoriale.
Negli ultimi anni, il susseguirsi di annate siccitose ha compromesso il livello dei bacini idrici italiani, in particolare nel Nord del Paese, rendendo evidente la vulnerabilità di un sistema idrico che sconta ritardi strutturali. Secondo i dati dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), in Italia si disperde il 42% dell’acqua immessa nella rete, e solo il 5% delle acque reflue viene riutilizzato, ben al di sotto della media europea. I cambiamenti climatici, con ondate di calore più frequenti e precipitazioni sempre più concentrate in eventi intensi, aggravano il quadro riducendo l’effettiva disponibilità della risorsa.
L’approccio sistemico alla crisi idrica implica la capacità di considerare simultaneamente la domanda e l’offerta, le fonti di approvvigionamento e le tecnologie di trattamento, le infrastrutture e i comportamenti individuali, i consumi agricoli e quelli industriali, i fabbisogni urbani e quelli ambientali. Significa superare una logica settoriale o emergenziale per arrivare a una pianificazione integrata che tenga conto di tutte le componenti del ciclo dell’acqua e del loro impatto reciproco.
Nel settore agricolo, che rappresenta il principale consumatore di acqua in Italia (oltre il 50% dei prelievi totali), si impone una riflessione sui modelli di coltivazione, sui sistemi di irrigazione e sulla necessità di modernizzare le reti consortili. In molte aree del Paese si fa ancora ricorso a metodi di irrigazione per scorrimento, estremamente dispendiosi, mentre soluzioni più efficienti come l’irrigazione a goccia o i sistemi automatizzati di precisione restano poco diffuse.
Nel comparto urbano e industriale, è essenziale agire sul fronte dell’efficienza infrastrutturale. I dati evidenziano come le perdite nelle reti di distribuzione siano spesso superiori al 30%, con picchi in alcune città che superano il 50%. Gli investimenti nella digitalizzazione delle reti, con tecnologie smart di rilevamento e controllo, permetterebbero di individuare guasti e dispersioni in tempo reale, con un impatto positivo immediato sulla disponibilità della risorsa.
La riqualificazione degli impianti di depurazione e il riutilizzo delle acque reflue trattate sono un’altra leva strategica. Secondo la Commissione europea, l’Italia ha un enorme potenziale non sfruttato nella rigenerazione delle acque, che potrebbero essere impiegate in agricoltura, nella manutenzione urbana o in alcuni processi industriali. Il nuovo regolamento europeo sul riuso dell’acqua, entrato in vigore nel 2023, impone agli Stati membri di creare una rete normativa e tecnica che favorisca l’impiego delle acque rigenerate in sicurezza.
Un altro elemento essenziale è il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e delle autorità di distretto. La governance dell’acqua in Italia è estremamente frammentata: ai livelli comunali, provinciali, regionali e distrettuali si sommano numerosi enti gestori, ciascuno con competenze diverse e spesso sovrapposte. Un coordinamento più efficace tra le autorità competenti, supportato da strumenti condivisi di pianificazione e da banche dati interoperabili, è indispensabile per garantire una risposta coerente e tempestiva alle situazioni di stress idrico.
A ciò si aggiunge l’importanza del ruolo dei cittadini. La consapevolezza del valore dell’acqua, la diffusione di pratiche virtuose nella gestione domestica della risorsa, l’adozione di comportamenti responsabili sono tasselli indispensabili. Incentivi fiscali per l’installazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana, campagne educative nelle scuole, bonus per l’efficienza idrica degli elettrodomestici sono strumenti efficaci per innescare una cultura del risparmio che parta dal basso.
L’adozione di un approccio sistemico deve anche considerare l’aspetto finanziario. Il settore idrico in Italia è storicamente sottocapitalizzato: gli investimenti annuali per abitante si attestano attorno ai 50 euro, contro una media europea di circa 100 euro. La carenza di risorse compromette la manutenzione e l’ammodernamento delle infrastrutture. Il PNRR ha previsto risorse per il settore idrico, ma si tratta di interventi ancora parziali rispetto alle reali esigenze. Serve un cambio di paradigma che riconosca l’acqua come infrastruttura strategica nazionale.
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