Contratti in stallo: 5,9 milioni di lavoratori tra attese e mobilitazioni
- piscitellidaniel
- 22 apr
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In Italia, oltre 5,9 milioni di lavoratori attendono il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, con una media di attesa che ha raggiunto i 32,2 mesi a dicembre 2023. Questa situazione coinvolge circa il 52,4% dei dipendenti, evidenziando una stagnazione che colpisce sia il settore privato che quello pubblico.
Metalmeccanici: una trattativa in salita
Il contratto dei metalmeccanici, scaduto a giugno 2024, interessa circa 1,5 milioni di lavoratori in 16.000 imprese. I sindacati Fiom, Fim e Uilm hanno richiesto un aumento salariale di 280 euro lordi per il livello C3 su un triennio, mentre le controparti datoriali, Federmeccanica e Assistal, propongono 173 euro su un quadriennio. La distanza tra le parti ha portato a otto ore di sciopero a livello territoriale e al blocco degli straordinari e delle flessibilità. I sindacati chiedono anche una riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali, avviando una fase di sperimentazione contrattuale. La situazione è tesa, con accuse di irresponsabilità rivolte alle associazioni datoriali e richieste di intervento al governo per sbloccare la trattativa.
Telecomunicazioni: due anni di attesa
Nel settore delle telecomunicazioni, il contratto è scaduto da due anni. I sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno avviato le procedure di raffreddamento per sollecitare il rinnovo, sottolineando l'erosione del potere d'acquisto causata dall'inflazione. Asstel, l'associazione datoriale, ha finora rinviato il confronto, aggravando una situazione già critica. I sindacati si sono rivolti ai ministri Urso e Calderone per sollecitare azioni concrete a tutela del settore strategico delle telecomunicazioni.
Un panorama contrattuale complesso
Secondo l'Istat, alla fine di dicembre 2023, i contratti in attesa di rinnovo erano 29, coinvolgendo circa 6,5 milioni di dipendenti. Il tempo medio di attesa di rinnovo è aumentato dai 20,5 mesi di gennaio 2023 ai 32,2 mesi di dicembre 2023. L'indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1% nel 2023 rispetto all'anno precedente, con aumenti tendenziali più elevati nella scuola (+37,0%), nei ministeri (+33,0%) e nei militari-difesa (+29,0%). Tuttavia, nessun incremento è stato registrato per farmacie private, pubblici esercizi, alberghi e telecomunicazioni.
Le richieste sindacali e le risposte datoriali
I sindacati chiedono aumenti salariali significativi per recuperare il potere d'acquisto perso e migliorare le condizioni di lavoro. Le controparti datoriali, invece, propongono aumenti più contenuti e diluiti nel tempo, spesso legati a indici come l'Ipca. In alcuni casi, come nel settore metalmeccanico, le imprese offrono somme aggiuntive sul welfare contrattuale, ma non sui minimi salariali. Queste divergenze hanno portato a mobilitazioni e scioperi, con i sindacati che chiedono anche interventi governativi per facilitare le trattative.
Il ruolo del governo e le prospettive future
Il governo è chiamato a intervenire per sbloccare le trattative e garantire il rinnovo dei contratti collettivi. Le richieste includono la detassazione degli aumenti ottenuti con il contratto nazionale e la promozione di una strategia condivisa per il rilancio dell'industria e dell'occupazione. La situazione attuale evidenzia la necessità di un impegno concreto da parte di tutte le parti coinvolte per garantire diritti e tutele ai lavoratori e favorire la competitività delle imprese.
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