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Bonus mamma da 480 euro, le istruzioni dell’INPS: chi può richiederlo, come fare domanda e quando arriva il pagamento

L’INPS ha pubblicato le istruzioni operative per accedere al bonus mamma da 480 euro, una misura introdotta dal governo per sostenere le madri lavoratrici con figli minori. L’obiettivo è incentivare la partecipazione femminile al mercato del lavoro e alleggerire il carico economico delle famiglie con figli, in un contesto di crescente pressione sui redditi e di costi elevati legati alla cura e all’educazione dei minori. La circolare dell’Istituto stabilisce i requisiti, le modalità di presentazione delle domande e le scadenze per ottenere il beneficio, fissando il termine ultimo al 9 dicembre per le richieste relative al periodo 2024.


Il bonus è riservato alle madri che lavorano come dipendenti, sia nel settore pubblico che privato, e che hanno almeno due figli a carico, di cui uno minorenne. L’importo, pari a 480 euro, verrà erogato in un’unica soluzione direttamente in busta paga o nel cedolino dello stipendio, sotto forma di decontribuzione previdenziale. Questo significa che la somma non sarà versata come assegno separato, ma come sgravio sui contributi dovuti, con un aumento netto della retribuzione. Il meccanismo ricalca, in parte, le precedenti misure di sostegno introdotte negli anni scorsi, ma con un impianto semplificato per favorire un accesso più rapido.


Secondo quanto indicato dall’INPS, la misura è destinata a coprire il periodo di competenza 2024, ma potrà essere rinnovata anche per il 2025 nel quadro della legge di bilancio in discussione. Le domande devono essere presentate esclusivamente in via telematica attraverso il portale dell’Istituto, utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS. In alternativa, è possibile avvalersi del supporto dei patronati o dei consulenti del lavoro. Le lavoratrici devono indicare nella richiesta i dati anagrafici dei figli e allegare l’autocertificazione relativa al nucleo familiare, che sarà verificata automaticamente dal sistema tramite le banche dati anagrafiche.


Il bonus si aggiunge alle altre misure previste per il sostegno alla genitorialità, come l’esonero contributivo per le madri lavoratrici con almeno tre figli, l’assegno unico universale e i congedi parentali retribuiti. L’intento è quello di costruire una rete di interventi coordinati che agiscano sia sul fronte del reddito familiare sia su quello dell’occupazione femminile. Secondo le analisi del Ministero del Lavoro, l’Italia resta uno dei Paesi europei con il più basso tasso di occupazione femminile, in particolare tra le donne con figli piccoli, e la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia rappresenta uno dei principali ostacoli.


L’INPS precisa che il beneficio non è cumulabile con altri sgravi di natura analoga riconosciuti per il medesimo periodo, ma può essere integrato con l’assegno unico, i contributi per gli asili nido e le agevolazioni regionali. Il datore di lavoro svolge un ruolo centrale nella procedura, poiché sarà tenuto ad applicare direttamente l’esonero contributivo sulla retribuzione della lavoratrice, previa verifica dell’ammissione al beneficio da parte dell’Istituto. Il meccanismo amministrativo prevede un flusso di comunicazioni automatizzato tra INPS e datori di lavoro, al fine di garantire rapidità nei tempi di riconoscimento e pagamento.


L’erogazione effettiva del bonus avverrà entro il primo trimestre del 2025 per le domande presentate entro la scadenza del 9 dicembre. L’INPS ha inoltre comunicato che le richieste inoltrate in ritardo non saranno accettate, ma potranno essere ripresentate nel caso di proroga della misura. Per le lavoratrici del settore pubblico, la gestione avverrà tramite le piattaforme del MEF, mentre per le lavoratrici private il beneficio sarà riconosciuto direttamente nella busta paga mensile, in base alle tempistiche di ciascuna azienda.


Particolare attenzione è riservata ai requisiti anagrafici e contributivi. Possono beneficiare del bonus le lavoratrici che risultano in attività al momento della domanda e che hanno versato regolarmente i contributi previdenziali. Sono escluse le lavoratrici autonome e le libere professioniste, per le quali il governo sta valutando misure alternative di sostegno. L’obiettivo è garantire una copertura immediata per le madri dipendenti, in attesa di un successivo allargamento della platea.


Le prime simulazioni condotte dall’INPS mostrano che la misura potrebbe interessare circa 800 mila donne, con un impatto stimato di 400 milioni di euro sul bilancio pubblico. Il governo considera il bonus un tassello del più ampio piano per la natalità, che punta ad affrontare il declino demografico attraverso incentivi economici, agevolazioni fiscali e politiche per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Gli esperti sottolineano che, sebbene l’importo sia modesto rispetto al costo medio della cura dei figli, la misura rappresenta un segnale concreto di attenzione verso le famiglie e un passo nella direzione di un welfare più orientato al lavoro femminile.


Le organizzazioni sindacali hanno accolto con favore il provvedimento, ma chiedono un ampliamento strutturale della misura e un’estensione anche alle lavoratrici precarie e autonome. Secondo le analisi delle principali sigle, la fragilità del mercato del lavoro femminile in Italia deriva non solo dalla mancanza di incentivi, ma anche dalla carenza di servizi pubblici di supporto, come asili nido e assistenza domiciliare. Per questo motivo, il bonus dovrebbe essere accompagnato da un piano di investimenti nei servizi di cura e nella flessibilità lavorativa.


Dal punto di vista operativo, l’INPS ha messo a disposizione una sezione dedicata sul proprio sito, con un simulatore che consente alle lavoratrici di verificare l’importo spettante e la compatibilità con altre agevolazioni. L’Istituto ha inoltre previsto una campagna informativa rivolta alle aziende e ai patronati, per garantire che la procedura di presentazione delle domande avvenga senza errori. Il bonus da 480 euro si inserisce così in un contesto di misure mirate a sostenere la natalità e la partecipazione femminile al lavoro, confermando la direzione di una politica economica sempre più orientata alla famiglia e alla coesione sociale.

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