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Banche europee avanti nella gestione dei rischi climatici, ma serve più impegno

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Le banche europee hanno fatto importanti progressi nella gestione dei rischi climatici e ambientali, tuttavia il percorso verso una piena ed efficace integrazione di queste pratiche rimane ancora lungo. È quanto emerge dalle recenti dichiarazioni di Frank Elderson, membro del Comitato esecutivo della BCE e vicepresidente del Consiglio di vigilanza, riportate nel blog ufficiale della Banca Centrale Europea.

Dal 2019 a oggi, secondo Elderson, si è registrato un notevole miglioramento nella consapevolezza e nelle capacità delle banche europee di identificare, monitorare e gestire i rischi legati al cambiamento climatico e alla perdita della biodiversità. Questo risultato è frutto dell’impegno di esperti interni ed esterni al settore bancario e della strategia pluriennale della BCE. Tuttavia, Elderson ha sottolineato che le buone pratiche spesso vengono applicate solo a un sottoinsieme delle esposizioni bancarie, limitando la copertura complessiva del rischio.

Per supportare le banche in questa sfida, nel corso del 2025 la BCE pubblicherà un aggiornamento delle migliori pratiche già osservate a livello europeo. Questi esempi positivi potranno guidare gli istituti bancari a estendere la loro efficacia nella gestione del rischio a tutte le aree geografiche, tipologie di esposizione e categorie di rischio, incluse quelle meno affrontate come il rischio operativo e di mercato.

Elderson ha precisato che, nonostante gli sforzi, quasi l’80% delle banche mostrava ancora pratiche di gestione del rischio piuttosto basiche fino al 2022. Per accelerare i progressi, la BCE ha imposto scadenze precise: la prima nel marzo 2023 riguardava la valutazione della materialità dei rischi, con 28 decisioni vincolanti emesse per rafforzare le strutture interne delle banche. Entro fine 2023, una seconda scadenza ha richiesto l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nella governance e nella strategia bancaria. Solo nove istituti bancari, ancora in ritardo, hanno ricevuto decisioni vincolanti con eventuali penalità pecuniarie.

L'obiettivo finale fissato per la fine del 2024 imponeva invece alle banche di includere pienamente questi rischi nei loro processi di stress testing e di valutazione del capitale (ICAAP). Secondo Elderson, già oggi si riscontra una forte riduzione degli istituti ancora impreparati rispetto a tale obiettivo.

La BCE, tuttavia, avverte che non tutte le banche considerano in maniera completa i rischi climatici nei test di stress. Spesso sono trascurati alcuni fattori di rischio materiali, come quelli fisici derivanti da eventi naturali estremi, o non vengono considerati tutti i portafogli pertinenti. La vigilanza continuerà pertanto a monitorare i progressi, sottolineando l'importanza di una gestione più omogenea e completa.

Elderson ha inoltre ribadito che gli stress test climatici rappresentano lo strumento più efficace per una quantificazione accurata dei rischi futuri. Rispetto al 2022, oggi tutte le banche incluse nella vigilanza BCE utilizzano il rischio climatico nel proprio quadro di stress testing, seppur con margini di miglioramento ancora ampi, soprattutto per quanto riguarda l’inclusione dei rischi naturali.

Infine, il rappresentante della BCE ha evidenziato la necessità di una maggiore disponibilità di dati affidabili e comparabili provenienti dalle imprese, suggerendo semplificazioni proporzionate ma senza escludere troppe aziende dai requisiti della rendicontazione di sostenibilità.

In conclusione, sebbene il progresso delle banche europee sia incoraggiante e posizioni bene gli istituti per i futuri requisiti prudenziali previsti per il 2026, resta fondamentale accelerare ulteriormente l’implementazione completa di pratiche avanzate per garantire una reale resilienza del settore finanziario europeo di fronte ai crescenti rischi climatici e ambientali.

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