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Allarme nella filiera automotive italiana: a rischio 32 miliardi di attivo commerciale

La filiera automotive italiana, da sempre pilastro dell'economia nazionale, sta affrontando una crisi senza precedenti che mette a rischio un attivo commerciale di 32 miliardi di euro. Questo scenario allarmante emerge in un contesto di tagli ai fondi governativi, calo dei volumi produttivi e incertezze legate alla transizione verso l'elettrico.​


Tagli al Fondo Automotive e impatto sul settore

Recentemente, il governo italiano ha deciso una riduzione di 4,6 miliardi di euro al Fondo Automotive, destinato a sostenere la riconversione della filiera verso la mobilità sostenibile. L'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia) ha espresso profonda preoccupazione per questa decisione, sottolineando come tali tagli possano compromettere la competitività delle oltre 2.200 aziende del settore. ​


Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha cercato di rassicurare gli operatori del settore, affermando l'impegno del governo a garantire strumenti adeguati per affrontare la sfida della transizione. Tuttavia, le risorse residue appaiono insufficienti rispetto alle necessità di un comparto in difficoltà. ​


Calo dei volumi produttivi e conseguenze sull'occupazione

Il 2024 si è rivelato un anno particolarmente difficile per l'industria automobilistica italiana. La produzione di veicoli si è attestata a 685.753 unità, segnando un lieve incremento dell'1,8% rispetto al 2023, ma registrando una flessione del 17% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Questi numeri sono ben lontani dalla soglia del milione di veicoli considerata necessaria per mantenere viva la rete della componentistica nazionale. 


Le ripercussioni sul tessuto occupazionale sono significative. Secondo un'analisi dell'Anfia e della Camera di Commercio di Torino, il 55% delle aziende della componentistica ha registrato un calo del fatturato nel 2024, mentre un terzo ha dovuto ridurre l'occupazione. La diminuzione dei volumi produttivi di Stellantis in Italia ha avuto un impatto diretto sul mercato interno, con due aziende su tre che prevedono una contrazione dei ricavi. ​


Preoccupazioni per la transizione all'elettrico e normative europee

La transizione verso l'elettrico rappresenta una sfida cruciale per l'industria automobilistica italiana. La Commissione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni, prevedendo l'abbandono dei motori termici entro il 2035. Questa prospettiva solleva preoccupazioni tra gli operatori del settore, che temono per la sopravvivenza della filiera industriale nazionale. ​


Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Lombardia, ha evidenziato come il dibattito non riguardi più solo la scelta tra motori elettrici o tradizionali, ma la stessa sopravvivenza dell'industria automobilistica europea. La necessità di una politica industriale chiara e di supporti concreti alla transizione appare sempre più urgente. 


Iniziative per il rilancio della filiera

Nonostante le difficoltà, sono in corso iniziative per rilanciare la filiera automotive italiana. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha avviato tavoli tematici con l'obiettivo di elaborare un piano pluriennale a sostegno del settore. Questi incontri, coordinati dall'Anfia con la consulenza di Alix Partners, mirano a definire strategie condivise per affrontare le sfide future. ​


Tuttavia, le risorse attualmente disponibili appaiono limitate. Il disegno di legge di bilancio prevede una riduzione di 4,55 miliardi al Fondo automotive, lasciando a disposizione solo 1,2 miliardi. Il governo sta valutando l'introduzione di ulteriori 200 milioni di euro per il 2025, ma le associazioni di categoria ritengono che tali fondi siano insufficienti per sostenere una transizione efficace.

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