Veneto, il futuro secondo i candidati alla presidenza: confronto con le imprese su autonomia, lavoro e innovazione
- piscitellidaniel
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Il Veneto si prepara a una delle tornate elettorali più significative degli ultimi anni e il confronto tra i candidati alla presidenza della Regione con il mondo delle imprese si è trasformato in un banco di prova per misurare visioni, priorità e strategie sul futuro economico del territorio. L’incontro, organizzato dalle principali associazioni imprenditoriali e tenutosi a Padova davanti a una platea di industriali, artigiani e rappresentanti delle categorie produttive, ha messo al centro i temi chiave per la competitività del Veneto: autonomia regionale, sostegno alle imprese, infrastrutture, formazione e transizione energetica. Un dibattito concreto e serrato, in cui le differenze tra i programmi si sono intrecciate con le urgenze di un’economia che rappresenta uno dei motori principali del Paese.
L’autonomia differenziata è stata il primo tema ad accendere il confronto. Tutti i candidati hanno riconosciuto l’importanza del percorso avviato dal Veneto negli anni scorsi, ma con sfumature diverse sulle modalità di attuazione. I rappresentanti del centrodestra, forti dell’esperienza amministrativa maturata negli ultimi mandati, hanno ribadito la necessità di completare il processo nel rispetto dei principi di efficienza e responsabilità fiscale, garantendo che le competenze trasferite allo Stato regionale siano accompagnate da risorse adeguate. Dall’altra parte, i candidati dell’area progressista hanno sottolineato il rischio di un’eccessiva frammentazione amministrativa e hanno insistito sulla necessità di coniugare autonomia e solidarietà territoriale, in un quadro che mantenga equilibrio tra Nord e Sud.
Il secondo punto centrale del dibattito ha riguardato il lavoro e la competitività industriale. Le imprese venete hanno chiesto ai candidati impegni precisi per ridurre il carico burocratico e sostenere la transizione delle piccole e medie imprese verso modelli produttivi più innovativi. Il manifatturiero, che rappresenta oltre il 35% del valore aggiunto regionale, continua a trainare l’economia ma soffre la carenza di manodopera qualificata e l’aumento dei costi energetici. Le associazioni di categoria hanno proposto la creazione di un “Patto per il lavoro veneto”, un piano congiunto tra Regione, imprese e università per rafforzare la formazione tecnica e professionale, migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e favorire il reinserimento dei giovani nel mercato occupazionale.
I candidati hanno risposto indicando strategie diverse. Chi punta sulla continuità amministrativa propone l’ampliamento dei programmi di collaborazione tra aziende e istituti tecnici superiori, con incentivi alle imprese che investono in apprendistato e formazione duale. Le opposizioni, invece, hanno messo l’accento sulla necessità di un piano regionale per la qualità del lavoro, che contrasti la precarietà e promuova l’innovazione sociale, puntando su nuove forme di welfare aziendale e politiche di inclusione. In entrambi i casi, la questione delle competenze digitali e della riconversione professionale è emersa come prioritaria per affrontare la transizione tecnologica in corso.
Altro tema di rilievo è stato quello delle infrastrutture. Le imprese hanno ribadito l’urgenza di completare i grandi progetti viari e ferroviari che collegano il Veneto ai principali assi europei, con particolare riferimento al potenziamento della linea alta velocità Verona-Padova, al collegamento tra le zone industriali e i porti di Venezia e Chioggia e alla necessità di migliorare l’accessibilità delle aree interne. I candidati hanno condiviso l’importanza di un piano integrato per la logistica, che includa anche la digitalizzazione dei trasporti e la creazione di hub intermodali capaci di ridurre i tempi di spostamento delle merci. Alcuni hanno proposto di istituire una cabina di regia regionale per coordinare le opere infrastrutturali strategiche, garantendo trasparenza e rapidità nelle procedure autorizzative.
La questione energetica e ambientale ha occupato una parte significativa del confronto. Il Veneto, con il suo tessuto produttivo fortemente energivoro, risente ancora delle conseguenze della crisi dei costi dell’energia esplosa negli ultimi due anni. Le imprese chiedono interventi strutturali per favorire la produzione locale di energia rinnovabile e per accelerare la diffusione delle comunità energetiche, oggi considerate una delle leve più efficaci per abbattere i costi e ridurre le emissioni. I candidati hanno presentato proposte che spaziano dalla semplificazione delle autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici e biometanici all’istituzione di un fondo regionale per l’efficienza energetica delle Pmi. Non è mancata la riflessione sul ruolo delle grandi multiutility regionali, chiamate a guidare la transizione verde attraverso investimenti coordinati su acqua, rifiuti ed energia.
Le imprese hanno anche posto l’accento sul tema della semplificazione amministrativa, indicata come una delle principali priorità. Secondo un recente rapporto di Confindustria Veneto, i tempi medi per ottenere un’autorizzazione produttiva nella regione superano ancora i 250 giorni, un dato che frena la competitività rispetto ad altre aree europee. I candidati hanno promesso di intervenire con un piano straordinario di digitalizzazione dei procedimenti amministrativi e di formazione del personale pubblico, introducendo sportelli unici per le imprese e sistemi di tracciamento online delle pratiche.
Altro punto cruciale emerso nel dibattito è stato quello della coesione territoriale. Il Veneto, pur essendo una delle regioni più dinamiche del Paese, presenta forti squilibri tra le aree metropolitane, i distretti industriali e le zone montane. Le associazioni imprenditoriali hanno chiesto che il prossimo governo regionale definisca una strategia di riequilibrio capace di garantire servizi e opportunità anche ai territori periferici. Si è discusso di incentivi per le imprese che operano nelle aree interne, di sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile e di politiche mirate per contrastare lo spopolamento delle zone alpine.
Un tema trasversale che ha unito tutti gli interventi è stato quello della collaborazione pubblico-privato. Le imprese hanno ribadito la necessità di una governance condivisa che valorizzi il ruolo dei corpi intermedi e che permetta alla Regione di agire come facilitatore dello sviluppo, non come mero regolatore. È stata inoltre avanzata la proposta di istituire un “Consiglio economico regionale permanente” che riunisca rappresentanti delle istituzioni, delle università e delle categorie produttive per definire strategie comuni su innovazione, sostenibilità e attrazione di investimenti esteri.
Il confronto ha mostrato un Veneto consapevole delle proprie potenzialità ma anche delle sfide da affrontare nei prossimi anni. Il sistema produttivo regionale, tra i più avanzati d’Europa per export e densità manifatturiera, si trova oggi di fronte a una transizione che richiede visione politica, infrastrutture adeguate e capitale umano qualificato. I candidati alla presidenza hanno delineato prospettive diverse ma accomunate dall’obiettivo di consolidare il ruolo del Veneto come locomotiva economica del Nord-Est e laboratorio di innovazione per l’intero Paese, confermando l’importanza del dialogo costante tra istituzioni e imprese come leva per costruire un futuro sostenibile e competitivo.

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