Turismo e servizi: il rilancio tra esperienze, digitale e capitali
- Giuseppe Politi

- 4 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Il turismo italiano, dopo l’arresto pandemico e la successiva ripresa a singhiozzo, entra nel 2025 con una nuova configurazione. Non si tratta di un semplice ritorno al passato, ma di una metamorfosi strutturale che coinvolge anche i servizi collegati: accoglienza, ristorazione, mobilità locale, cultura, eventi, assistenza e retail. Il turismo è sempre meno un comparto a sé stante e sempre più un ecosistema territoriale integrato.
La prima grande trasformazione riguarda la domanda. I flussi turistici non sono diminuiti, ma si sono profondamente modificati. Cresce il turismo domestico, aumenta la permanenza media e si prediligono destinazioni meno affollate, autentiche, accessibili e con una forte identità culturale. Il viaggiatore del 2025 cerca esperienze personalizzate, contatto umano e narrazione territoriale. Non bastano le attrazioni: servono storie, relazioni e immersione.
In risposta, l’offerta turistica si è riorientata. I piccoli borghi, le aree interne, le realtà collinari e lacustri, prima marginali, ora attraggono flussi crescenti. Le amministrazioni più lungimiranti hanno investito in mobilità dolce, digitalizzazione dei servizi di prenotazione e promozione territoriale integrata. Il turismo esperienziale, enogastronomico, spirituale e outdoor guadagna terreno.
Anche la struttura imprenditoriale del settore evolve. Albergatori, ristoratori, guide, operatori culturali e artigiani locali costituiscono reti informali di servizio, talvolta supportate da piattaforme digitali locali. Cresce il numero di cooperative turistiche, startup culturali e microimprese legate alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale. La tecnologia non sostituisce la relazione, ma la potenzia.
In parallelo, il settore attira nuovi capitali. Fondi immobiliari, family office e imprenditori del digitale investono in strutture ricettive sostenibili, resort rurali, hub culturali. Si sviluppano modelli di ospitalità diffusa, rigenerazione urbana e turismo accessibile. Ma il rischio di snaturamento è concreto: il successo turistico può generare gentrificazione, inflazione immobiliare e perdita dell’identità locale. Serve un equilibrio tra attrattività e salvaguardia.
Infine, il turismo si integra sempre più con altri settori: sanità (turismo termale e medicale), formazione (summer school, campus), industria (fiere, incoming B2B), welfare (turismo sociale e intergenerazionale). I servizi si moltiplicano, ma richiedono competenze multidisciplinari, digitalizzazione e infrastrutture adeguate.
Il rilancio del turismo italiano nel 2025 non è un fatto congiunturale, ma una traiettoria strategica. Richiede governance territoriale, capitali pazienti, regole chiare e una narrazione comune. Solo così il turismo potrà essere non solo fonte di reddito, ma motore di coesione, rigenerazione e identità.

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