Sigarette: tutti gli aumenti “prodotto per prodotto” e l’impatto sul consumatore
- piscitellidaniel
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Negli ultimi mesi il mercato dei prodotti del tabacco in Italia ha registrato una serie di aumenti tariffari e adeguamenti che toccano trasversalmente diversi segmenti: sigarette tradizionali, prodotti a tabacco riscaldato, sigari, sigarette elettroniche e tabacchi da arrotolare. La combinazione tra nuove aliquote fiscali, revisione delle accise e richieste di variazione dei prezzi da parte dei produttori ha determinato un rincaro generalizzato che interessa una platea ampia di consumatori. Su questo sfondo, il consumatore deve confrontarsi con variazioni “prodotto per prodotto”, in un panorama in cui le differenze tra marche, tipologie e modalità di consumo fanno emergere impatti disomogenei.
In particolare, per le sigarette tradizionali l’aumento ha riguardato pacchetti che già oggi si collocano a prezzi medi elevati: le variazioni oscillano fra alcuni decine di centesimi fino a superare un euro, a seconda della marca e della fascia di prodotto. Ciò si aggiunge alle decisioni legislative che hanno incrementato la componente fissa dell’accisa, rendendo parte integrante del costo finale. Per esempio, per un pacchetto che prima costava circa cinque euro, l’aumento può tradursi in una spesa incrementale che avvicina o supera i sei euro nel breve termine. Parallelamente, i tabacchi da arrotolare subiscono rincari ancor più marcati per la maggiore elasticità fiscale e per la pressione europea di aumentare le aliquote minime sul consumo “fai-da-te”. I produttori di sigarette elettroniche e dispositivi alternativi non sono stati esclusi: anche questi segmenti riportano richieste di adeguamento prezzi per compensare i costi crescenti, la pressione normativa e la concorrenza – il che si traduce in un effetto domino per il consumatore che sceglie modalità diverse dal classico pacchetto.
La revisione europea delle direttive sulle accise del tabacco costituisce il contesto strategico entro cui si inseriscono queste variazioni. L’obiettivo indicato è quello di disincentivare il consumo, allineando la tassazione dei diversi prodotti a tabacco e nicotina, eliminando disparità competitive che fino a oggi hanno visto alcuni prodotti subire impatti minori. Come effetto secondario, l’aumento dei prezzi si riflette anche nelle dinamiche di consumi trasversali: alcuni consumatori possono spostarsi da un marchio premium a uno più economico, oppure da sigarette tradizionali a alternative come tabacchi riscaldati o sigarette elettroniche, ma anche queste ultime non sfuggono all’aumento. In definitiva, la pressione sui costi va a sommarsi al contesto generale di aumento dell’inflazione e di riduzione del potere d’acquisto, rendendo il fumo un bene ancora più gravato da costi accessori.
Dal punto di vista del commercio, le tabaccherie e i distributori segnalano che le imprese produttrici hanno presentato richieste di variazione del prezzo di vendita in una finestra temporale ben definita: tra la metà e la fine di settembre è stato avviato un flusso consistente di istanze da parte degli operatori del settore. Dopo l’istruttoria da parte dell’agenzia competente, le variazioni sono entrate in vigore all’inizio del mese successivo. I distributori locali segnalano che in alcuni casi l’aumento ha riguardato più marche contemporaneamente, generando un effetto “salto” del prezzo medio percepito dal consumatore. Inoltre, la pluralità di marche e fasce – premium, standard, economy – rende la variazione meno omogenea: mentre per alcuni pacchetti l’incremento è contenuto, per altri più importanti è rilevante e sintetizza la distanza tra il prezzo “superiore” e quello “economico”.
Va inoltre considerato che il settore del tabacco è strategico per le entrate fiscali dello Stato: l’aumento dei prezzi non dipende esclusivamente dal produttore ma è fortemente influenzato dalla componente fiscale. Le aliquote di accisa fissa e variabile, l’imposta sul consumo ed eventuali rincari normativi hanno contribuito in misura sostanziale al risultato finale. Per esempio, l’aumento della componente fissa dell’accisa ha una ricaduta diretta sul costo di ciascun pacchetto, rendendo la spesa minima per fumare ancora più elevata. Il peso fiscale per il consumatore finale, quindi, si amplifica a fronte di una scelta che resta comunque legata a un bene regolamentato e monitorato dallo Stato, che ne fa anche un veicolo di politiche sanitarie e fiscali.
Sul fronte delle sigarette elettroniche e dei dispositivi alternativi, l’aumento “prodotto per prodotto” appare meno uniforme ma non meno significativo. I pacchetti-stick, i sistemi a tabacco riscaldato, le bustine di nicotina – tutti questi prodotti si trovano nella trappola di una regolamentazione in evoluzione e di una tassazione crescente, spesso non ancora pienamente definita nei numeri ma già traslata nei listini. Gli operatori del settore denunciano costi più elevati della materia prima, dell’assistenza tecnica, delle accise e dei cambi normativi, tutti elementi che spingono verso l’alto i prezzi al consumatore. In assenza di una diffusione ampia di sistemi di produzione nazionale e di economie di scala sufficienti, l’aumento è destinato a restare elevato e a generare un disallineamento tra marchi internazionali e quelli nazionali.
In ultimo, l’impatto sociale dell’aumento dei prezzi merita una riflessione: se da un lato l’incremento del costo può essere visto come strumento volontario di politica pubblica finalizzato a scoraggiare il consumo e a generare entrate fiscali superiori, dall’altro pone questioni di equità e di impatto sui consumatori abituali. I fumatori con consumi elevati si trovano a dover sostenere una spesa crescente e costante, mentre coloro che gravitano attorno al prodotto “economy” potrebbero trovarsi tagliati fuori o costretti a cambi di abitudine. La segmentazione del mercato, la fedeltà alla marca, le abitudini di acquisto e il reddito disponibile diventano tutti fattori determinanti della spesa effettiva. In questo scenario, la trasparenza sui listini, la capacità di monitoraggio delle tabaccherie e la consapevolezza del consumatore assumono un ruolo centrale.
Nel complesso, l’insieme degli aumenti “prodotto per prodotto” nel comparto tabacco rappresenta un dato di rilevo per l’economia quotidiana delle famiglie, per la gestione del commercio al dettaglio, per la politica fiscale e per le strategie delle aziende del settore. Le decisioni prese nei prossimi mesi – sia a livello nazionale che europeo – sulla regolamentazione, sulla tassazione e sulla liberalizzazione delle alternative al fumo tradizionale saranno determinanti per capire se questa dinamica di rincari avrà carattere temporaneo o strutturale, e quale sarà la traiettoria del mercato nei prossimi anni.
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