Sciopero al gruppo Benetton Group: fermo un caso in oltre trent’anni, lavoratori in presidio a Castrette di Villorba
- piscitellidaniel
- 11 ore fa
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Per la prima volta in più di trenta anni è scattato uno sciopero all’interno dello stabilimento del gruppo Benetton a Castrette di Villorba, nel trevigiano: oltre trecento lavoratori si sono radunati in presidio per protestare contro una decisione aziendale che segna una rottura rispetto a un lungo periodo di relazioni industriali relativamente tranquille. Alla base della mobilitazione c’è l’annuncio dell’azienda di applicare a circa ottanta dipendenti un contratto di solidarietà che comporta una riduzione dell’orario di lavoro del 90 per cento fino a dicembre; la comunicazione è arrivata con una e-mail da parte dell’azienda senza una preventiva trattativa sindacale, generando forte sconcerto tra i rappresentanti delle maestranze.
La formula del contratto di solidarietà – già prevista dal nostro ordinamento come misura di sostegno occupazionale nelle crisi aziendali – è qui impiegata in modo assai radicale: i dipendenti interessati dovranno lavorare una sola giornata su dieci, con un impatto significativo sul reddito individuale e sulla struttura del lavoro collettiva. I sindacati presenti presso lo stabilimento hanno denunciato che l’assenza di confronto preventivo rende la misura “ingiustificabile” e indicano che l’intervento dell’azienda si configura come un segnale di forte tensione all’interno del gruppo, che già negli ultimi mesi manifesta segnali di rallentamento produttivo e commerciale.
La decisione aziendale si iscrive in un contesto più ampio di difficoltà per il marchio: le vendite del settore abbigliamento in Italia e all’estero soffrono ormai da tempo, la rete dei negozi del gruppo è stata oggetto di chiusure e riorganizzazioni, e il bilancio complessivo del gruppo ha registrato perdite significative negli ultimi esercizi. La combinazione di fattori – rallentamento della domanda, incremento dei costi, mutamento delle abitudini di acquisto – ha costretto l’azienda ad avviare un piano industriale di efficientamento che però, nella lettura delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, non è stato sufficientemente condiviso con le organizzazioni dei lavoratori.
Il presidio dei lavoratori si è svolto inizialmente nelle due ore di sciopero programmate nella mattinata, a cui si sono aggiunte altre due ore nei turni pomeridiani: nello stabilimento di Villorba, dove le maestranze attive sono circa settecento, il tasso di adesione alla protesta è stato stimato attorno al 70 per cento, un dato che evidenzia la forte reazione del personale rispetto alla misura decisa dall’azienda. I lavoratori hanno chiesto un incontro urgente con l’amministratore delegato per ottenere chiarezza sul piano industriale, sull’entità del coinvolgimento effettivo del personale e sulle garanzie sul futuro occupazionale. La rabbia monta anche per la modalità della comunicazione: la decisione è stata notificata via e-mail venerdì, senza un’assemblea o un coinvolgimento preventivo delle parti sociali.
Dal punto di vista dell’azienda la misura viene presentata come necessaria per contenere costi e salvaguardare l’occupazione complessiva in uno scenario che vede la pressione della concorrenza internazionale, l’aumento dei costi energetici e logistici e la necessità di ridisegnare la rete distributiva. Nonostante ciò, la scelta di applicare una riduzione dell’orario prossima al 90 per cento per un gruppo selezionato di lavoratori viene considerata dai sindacati come inaccettabile per proporzione e per impatto sociale interno: si tratta, secondo la loro analisi, di una misura che scarica il peso della ristrutturazione su una minoranza del personale, senza un coinvolgimento più ampio, e che rischia di compromettere il clima aziendale.
Significativo è anche il valore simbolico dello sciopero: già da oltre tre decenni il gruppo Benetton non registrava una mobilitazione di questa entità nella produzione italiana. L’assenza di agitazioni di rilievo per decenni aveva costituito un elemento di stabilità nelle relazioni industriali dell’azienda e della zona nord-est. Il fatto che oggi si giunga a un presidio numeroso, a un livello di adesione elevato e a una misura di forte contenuto riduttivo dell’orario segna dunque una frattura rilevante rispetto al passato. Le organizzazioni sindacali evidenziano che lo sciopero non vuole rappresentare una reazione fine a se stessa, bensì una richiesta di trasparenza sul piano industriale e di equità nella gestione delle conseguenze della crisi.
Le conseguenze di questa protesta potranno avere implicazioni più ampie rispetto al singolo stabilimento: in un gruppo che ha storicamente avuto un forte legame con il territorio e con l’occupazione industriale locale, un conflitto interno così esteso e visibile rischia di rafforzare la pressione sul management per rivedere le tempistiche e le condizioni della ristrutturazione. I sindacati prevedono che, se l’azienda non aprirà un tavolo di confronto immediato, lo sciopero potrà estendersi e coinvolgere altre unità produttive del gruppo. Inoltre, la mobilitazione riflette una tensione crescente nel settore dell’abbigliamento italiano, dove i marchi storici sono chiamati a misurarsi con modelli di produzione e distribuzione globalizzati, margini ridotti e consumatori con abitudini in rapida evoluzione.
Il contesto territoriale nel quale opera lo stabilimento di Villorba è significativo: nel Trevigiano l’industria tessile e della moda ha rappresentato per decenni un volano occupazionale e culturale, con catene produttive integrate e una forte identità aziendale. La crisi di un marchio simbolo come Benetton assume dunque rilevanza anche per l’intero comparto locale, con possibili ripercussioni sull’indotto, sui fornitori e sui servizi collegati. I rappresentanti dei lavoratori segnalano che già nei mesi precedenti erano emerse difficoltà operative: rallentamenti nelle produzioni, utilizzo intensificato degli ammortizzatori sociali, meno ore lavorate, ma finora senza una risposta collettiva. L’attuale mobilitazione rappresenta la prima reazione coordinata a livello di massa dopo un lungo periodo.
In questo scenario, l’esito delle trattative tra azienda e sindacati sarà osservato con attenzione anche da istituzioni locali e associazioni di categoria: l’equilibrio tra ristrutturazione aziendale, tutela dei posti di lavoro e garanzia di un capitale di competenze produttive nel territorio si presenta come la chiave per evitare che la crisi si trasformi in un ridimensionamento strutturale. Lo sciopero odierno segna, per il gruppo Benetton, un momento di rottura che potrebbe segnare l’avvio di una nuova fase nelle relazioni industriali italiane.

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