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Regionali in Veneto: effetto Luca Zaia, alleanza tra Lega e Fratelli d’Italia appaiate ma con tensioni sul dopo-governatore

Lo scenario delle elezioni regionali in Veneto si presenta come uno snodo politico delicato in cui il crescente “effetto Zaia” si intreccia con le dinamiche interne della coalizione di centrodestra e rivela un equilibrio di potere tra Lega e Fratelli d’Italia che, pur appaiate nei sondaggi, mostrano segnali di instabilità strategica e contesa sul futuro della leadership territoriale. La popolarità di Zaia, governatore uscente e figura carismatica con ampi consensi in Regione, costituisce il fulcro attorno al quale Lega e FdI stanno riallineando strategie, candidature e liste, in vista di un passaggio che segnerà la fine del suo mandato e l’avvio della campagna elettorale per la successione. Le rilevazioni riservate indicano che Lega e FdI sono virtualmente alla pari nelle intenzioni di voto nella Regione, una configurazione che tende a ridefinire rapporti di forza storici e a sollecitare accordi interni complessi sul nome del candidato presidente, sulle liste e sul rapporto tra livello regionale e nazionale. Il fatto che la Lega, storicamente dominante in Veneto, si trovi oggi a dover fare i conti con un alleato che pretende una quota maggiore di visibilità e partecipazione nel progetto governativo locale crea tensioni interne, non solo sul candidato ma anche sulla composizione delle liste, la leadership territoriale e la gestione del brand Zaia.


Il tema della successione di Zaia è diventato il nodo strategico di questa fase politica. Da parte della Lega si registra la volontà di preservare la continuità della coalizione vincente, puntando magari su una figura interna come il vicesegretario federale o un giovane dirigente della Liga Veneta, ma senza perdere il traino elettorale del gouvernance Zaia. Dall’altra parte Fratelli d’Italia rivendica un ruolo più centrale, forte dei risultati ottenuti a livello nazionale e dell’assetto in Veneto dove l’elezione del 2024 ha confermato un radicamento forte. In questa prospettiva l’alleato meloniano chiede maggiore protagonismo nella scelta del candidato e nella definizione delle liste, non escludendo di presentare un suo nome alla presidenza se le condizioni interne della coalizione lo consentiranno. Le ambizioni di Fratelli d’Italia diventano un elemento di pressione all’interno della Lega, che si trova a gestire il passaggio epocale del dopo Zaia, mantenendo unità e compattezza della casa comune del centrodestra. Il governo regionale uscente, infatti, ha beneficiato della forte leadership di Zaia, della stabilità della Giunta e del sostegno di buona parte del tessuto produttivo veneto: tutti elementi che hanno contribuito a costruire un patrimonio elettorale robusto e ora messo in gioco nella scelta del nuovo assetto.


Sul versante operativo e strategico, la coesione tra Lega e FdI è fondamentale per evitare frammentazioni che possano favorire l’opposizione. Il risultato delle regionali sarà influenzato anche da un contesto nazionale che vede il centrodestra in fase di definizione e dal peso crescente della componente meloniana nel tessuto locale. Le liste e la distribuzione dei posti divengono strumenti chiave di affermazione e controllo territoriale: chi guiderà la campagna elettorale, chi occuperà le posizioni chiave nelle liste provinciali, come sarà distribuito il coordinamento tra partiti sono questioni che possono incidere sulla capacità di mobilitazione elettorale e sul risultato. In questo senso, il “modello Zaia” – ovvero la figura del Governatore forte, radicato e proiettato verso il consenso – viene evocato da entrambi i partiti come riferimento, ma il fatto che Zaia non potrà proporre un altro mandato rimette in discussione il vincolo identitario e la logica del ricambio. Le analisi suggeriscono che se la coalizione riuscirà a mantenere compatto il cartello elettorale e a giustapporre simboli, leadership e programmi in modo sinergico, la conservazione della Regione sarà probabilmente alla portata; ma se la contesa tra Lega e FdI scoppiasse all’aperto, il consenso potrebbe disperdersi e il rischio di indebolimento del centrodestra crescerebbe.


I sondaggi più recenti indicano un testa-a-testa tra le due forze del centrodestra: Lega e Fratelli d’Italia si attestano su percentuali molto vicine, con l’effetto Zaia che continua a influenzare positivamente l’area leghista ma non monopolizza più da solo il consenso come negli anni passati. La presenza della Lista Zaia, che alle ultime elezioni aveva garantito un vantaggio significativo alla coalizione, si trova ora in bilico, tra la proposta di mantenerla come legenda elettorale autonoma e la volontà di integrarla in un progetto di lista unica di centrodestra. Fratelli d’Italia è aperta all’utilizzo del brand Zaia purché non diventi strumento esclusivo della Lega e non limiti il protagonismo meloniano. Accomodare questo equilibrio rappresenta la sfida organizzativa della coalizione e il preludio della competizione vera per la Regione. La logica interna racchiude anche un messaggio nazionale: il Veneto viene considerato modello e laboratorio politico per il centrodestra, e la direzione che prenderà la regione impatterà sulla stagione politica successiva alle elezioni.


La partita delle regionali in Veneto mette dunque in campo non solo la scelta del candidato presidente e la composizione delle liste, ma un riassetto di potere che coinvolge il rapporto tra Lega e Fratelli d’Italia, il ruolo della figura di Zaia come guida elettorale, la gestione del consenso e la definizione di un progetto alternativo all’opposizione. L’equilibrio è fragile, e la capacità di comunicazione, di mobilitazione sul territorio e di coerenza strategica saranno elementi determinanti per chi vorrà mantenere la leadership regionale.

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