Produzione industriale italiana in crescita a settembre: +2,8% su base mensile ma trimestre ancora debole
- piscitellidaniel
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L’ultima rilevazione dell’Istat evidenzia un aumento della produzione industriale italiana pari al 2,8 per cento rispetto al mese precedente, un segnale di recupero dopo la contrazione registrata in agosto. La variazione tendenziale, corretta per i giorni lavorativi, segna invece un incremento dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta di un risultato positivo che, pur rappresentando un rimbalzo congiunturale, non modifica il quadro complessivo di debolezza che caratterizza il settore manifatturiero nel terzo trimestre dell’anno.
Tutti i principali comparti industriali hanno registrato una crescita su base mensile. L’energia ha segnato un aumento del 5,4 per cento, seguita dai beni strumentali con un più 1,4 per cento, dai beni intermedi con un più 1,3 per cento e dai beni di consumo con un più 1 per cento. L’incremento è risultato diffuso, ma non omogeneo, poiché alcune filiere restano ancora in sofferenza, in particolare quelle legate alla domanda interna. Il dato trimestrale mostra infatti una flessione dello 0,5 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, confermando che la ripresa di settembre ha natura prevalentemente tecnica e non strutturale.
Analizzando le dinamiche settoriali, spicca la performance della produzione di computer e prodotti di elettronica, in crescita del 12,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Positivo anche l’andamento dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, in aumento del 9,2 per cento, e del settore farmaceutico, che registra un incremento del 3,8 per cento. In calo, invece, le produzioni tessili e dell’abbigliamento, con una contrazione del 4,4 per cento, il comparto legno, carta e stampa, in diminuzione del 4,1 per cento, e la chimica, che segna un meno 4 per cento.
L’andamento riflette la diversa capacità dei comparti industriali di reagire alle difficoltà della domanda e alle pressioni sui costi. I settori a maggiore contenuto tecnologico e quelli alimentari mostrano una resilienza superiore grazie alla tenuta delle esportazioni e alla capacità di innovazione dei processi produttivi. Al contrario, le attività manifatturiere più tradizionali e a minore valore aggiunto continuano a risentire della riduzione dei consumi interni e del rallentamento degli ordinativi, soprattutto nel mercato europeo.
L’energia, dopo mesi di forte volatilità, contribuisce in maniera decisiva alla variazione positiva dell’indice generale. Il recupero di settembre deriva sia da un incremento della produzione elettrica sia da un miglioramento dei flussi di fornitura, che avevano risentito dei rincari e delle incertezze dei mesi estivi. Anche l’industria meccanica e dei macchinari ha beneficiato di un ritorno alla piena operatività dopo le fermate tecniche di agosto, ma resta distante dai livelli medi di produzione del 2022.
Su base territoriale, la ripresa è stata più marcata nelle regioni del Nord, dove è maggiore la concentrazione di imprese esportatrici, mentre nel Mezzogiorno il dato si mantiene ancora debole. Le aziende orientate ai mercati internazionali hanno beneficiato della stabilizzazione della domanda europea e di un parziale recupero degli ordini provenienti da Nord America e Asia, fattori che hanno sostenuto la produzione in alcuni settori chiave come l’automotive e l’elettronica.
Il confronto con i principali partner europei colloca l’Italia in una posizione intermedia: la produzione industriale tedesca resta sotto pressione, quella francese appare in stagnazione, mentre la Spagna ha registrato un andamento simile a quello italiano. L’intero comparto manifatturiero europeo continua a scontare il rallentamento della domanda globale e l’impatto dei costi energetici, elementi che condizionano le prospettive di crescita e la capacità di programmazione delle imprese.
Il miglioramento di settembre, pur rilevante dal punto di vista statistico, rappresenta dunque un dato isolato all’interno di un trend ancora fragile. Le imprese continuano a segnalare difficoltà nel reperimento di materie prime specifiche e nella gestione dei margini operativi. L’incremento dell’indice Istat evidenzia tuttavia la capacità di reazione del sistema industriale italiano, che resta competitivo in diversi comparti ad alta tecnologia e in settori legati alla qualità e al design, grazie alla diversificazione produttiva e all’internazionalizzazione delle filiere.

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