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Primo soccorso: la proposta di Azione per rendere obbligatoria la formazione e ridurre l’IVA sui defibrillatori al 5%

La proposta avanzata da Azione introduce un nuovo approccio alla gestione della sicurezza sanitaria nei luoghi pubblici e privati, puntando su due direttrici principali: l’obbligatorietà della formazione al primo soccorso e la riduzione dell’IVA al 5% sui defibrillatori semiautomatici e automatici. L’iniziativa nasce dall’esigenza, più volte evidenziata dagli operatori sanitari e dalle statistiche sulla mortalità improvvisa, di potenziare in modo strutturale la capacità di intervento tempestivo in caso di arresto cardiaco e di emergenze mediche. La combinazione tra formazione obbligatoria e agevolazioni fiscali sugli strumenti salvavita mira a rafforzare il sistema di prevenzione, ridurre i tempi di risposta e aumentare la diffusione dei dispositivi nelle scuole, nelle aziende e nei luoghi con elevata affluenza di pubblico.


Il primo nodo della proposta riguarda l’introduzione di un percorso formativo obbligatorio per cittadini e lavoratori. Il modello prevede una formazione strutturata, certificata e periodicamente aggiornata, che includa tecniche di rianimazione cardiopolmonare, gestione delle emergenze traumatiche, uso del defibrillatore e nozioni essenziali di stabilizzazione del paziente in attesa dei soccorsi. La formazione dovrebbe essere integrata nei programmi scolastici di secondo grado, negli ambienti di lavoro e nei contesti sportivi, con un sistema modulare in grado di adattarsi alla complessità dei diversi settori. L’obiettivo è ridurre il divario tra la presenza dei dispositivi salvavita e la reale capacità della popolazione di utilizzarli correttamente, superando una criticità che da anni accompagna le politiche pubbliche in materia di sicurezza sanitaria.


L’esperienza di diversi Paesi europei dimostra che l’introduzione obbligatoria della formazione al primo soccorso aumenta in modo significativo la percentuale di sopravvivenza negli arresti cardiaci extraospedalieri. L’Italia, pur avendo ampliato la diffusione dei defibrillatori negli impianti sportivi e in alcune strutture pubbliche, resta al di sotto della media europea quanto a popolazione formata. Il quadro normativo vigente prevede corsi facoltativi e obblighi limitati, spesso subordinati alla volontà delle singole amministrazioni o delle aziende. La proposta di Azione intende superare questa frammentazione, introducendo una disciplina uniforme che renda la formazione un pilastro della tutela collettiva. La diffusione capillare delle competenze di primo soccorso risponde anche al crescente numero di emergenze in cui il tempo costituisce la variabile decisiva: ogni minuto perso riduce del 10% le probabilità di sopravvivenza, un dato che incide direttamente sulla valutazione delle politiche pubbliche.


Il secondo punto fondamentale riguarda l’abbattimento dell’IVA sui defibrillatori, che verrebbe portata al 5%. La misura è pensata per favorire l’acquisto dei dispositivi da parte di enti pubblici, istituti scolastici, associazioni sportive e imprese, riducendo la barriera economica che in molti casi ne limita la diffusione. I defibrillatori sono considerati strumenti essenziali nelle strategie di sanità pubblica, ma il loro costo rimane un ostacolo soprattutto per realtà di piccole dimensioni. La riduzione dell’IVA si inserisce in un quadro più ampio di incentivi volto a favorire la predisposizione di reti di pronto intervento più dense e omogenee sul territorio nazionale. Le imprese potrebbero beneficiare non solo del taglio fiscale, ma anche di un miglioramento degli standard di sicurezza interna, con ricadute positive sulla tutela dei lavoratori e sull’organizzazione generale dei presidi sanitari aziendali.


La proposta sottolinea anche l’importanza della manutenzione e dell’aggiornamento dei dispositivi. La diffusione dei defibrillatori senza un adeguato sistema di controllo rischia di generare una falsa percezione di sicurezza. Il piano prevede l’adozione di protocolli obbligatori per verificare periodicamente lo stato dei dispositivi, la loro funzionalità, la disponibilità delle batterie e la presenza degli accessori utili al loro utilizzo. Questo sistema di manutenzione, integrato a livello nazionale, garantirebbe che l’investimento pubblico e privato nei dispositivi sia realmente efficace.


Un ruolo centrale potrebbe essere assunto dai Comuni, dalle Regioni e dalle aziende sanitarie locali, che sarebbero chiamati a organizzare corsi accreditati, gestire la mappatura dei dispositivi installati e coordinare la rete di formazione continua. La sinergia con il Terzo settore, con il sistema scolastico e con gli enti sportivi costituirebbe una componente essenziale per raggiungere i target di popolazione formata previsti dalla proposta. Il coordinamento istituzionale rappresenta uno dei fattori determinanti per evitare duplicazioni, inefficienze o disparità territoriali.


Il tema della responsabilità civile e penale nel soccorso è un ulteriore aspetto rilevante. La normativa vigente già tutela chi presta soccorso in buona fede, ma l’introduzione della formazione obbligatoria potrebbe aprire la strada a un quadro normativo più preciso, capace di offrire maggiori certezze sia ai cittadini sia alle aziende. Un sistema chiaro di responsabilità rappresenta un incentivo all’azione, in un contesto in cui spesso il timore di compiere errori frena gli interventi spontanei nei primi minuti di emergenza.


La proposta di Azione mira anche a rafforzare la cultura della prevenzione. Rendere obbligatorio l’apprendimento delle tecniche di primo soccorso significa introdurre nella società un livello di consapevolezza più elevato rispetto alla gestione delle emergenze, riducendo la dipendenza esclusiva dagli operatori sanitari e creando una rete diffusa di cittadini pronti a intervenire. L’insieme delle misure delineate mira a rendere più efficace la risposta collettiva alle situazioni critiche, riducendo tempi di intervento e aumentando il numero di vite salvate nei contesti extraospedalieri.

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