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Ora legale tutto l’anno: verso una riforma in Italia


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Il dibattito sulla trasformazione in permanenza dell’ora legale in Italia ha assunto rilevanza istituzionale con l’avvio di un’indagine conoscitiva presso la Camera dei Deputati promossa da Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e dall’associazione Consumerismo No Profit, che hanno depositato oltre 352 mila firme a sostegno dell’abrogazione dell’alternanza semestrale tra ora solare e ora legale.

Dal punto di vista normativo, la legislazione italiana in materia di ora legale trae fondamento nella direttiva europea applicata tramite l’articolo 22 della legge n. 96/2010, con l’attuale operatività dell’ora legale dall’ultima domenica di marzo all’ultima domenica di ottobre.

L’ipotesi che si sta delineando consiste nell’adozione stabilizzata dell’ora legale durante tutti i dodici mesi dell’anno, mediante un provvedimento normativo che sancisca la cessazione del cambio orario semestrale.L’argomentazione in favore del passaggio a ora legale permanente concerne aspetti energetici, ambientali, sanitari e di sicurezza. Dal punto di vista energetico-ambientale, infatti, si stima che l’adozione permanente dell’ora legale possa tradursi in un risparmio di energia elettrica e in una riduzione delle emissioni di CO₂ nell’ordine di 160.000 – 200.000 tonnellate all’anno, equivalenti all’assorbimento di milioni di alberi.

Sul piano della salute pubblica, la maggiore esposizione alla luce naturale nelle ore serali – grazie al tramonto posticipato – viene collegata a una migliore regolazione dei ritmi circadiani, potenziali benefici nei disturbi dell’umore e nella prevenzione degli incidenti stradali e lavorativi registrati nei periodi di transizione oraria.

Giuridicamente, l’adozione dell’ora legale per tutto l’anno richiede il superamento dell’attuale assetto regolamentare che fa riferimento alle direttive comunitarie sull’armonizzazione dei fusi orari e alla prassi nazionale. Edge della proposta è che l’Italia potrebbe assumere una scelta autonoma sul proprio fuso orario annuale, pur dentro il contesto europeo.Dal punto di vista procedurale, l’avvio dell’indagine conoscitiva prelude ad una proposta di legge che, se approvata, potrebbe vedere definito il quadro entro il 30 giugno 2026.

Restano tuttavia aperte alcune criticità giuridiche e operative: l’analisi delle implicazioni sui rapporti di lavoro cambiandone l’orario legale di riferimento, l’impatto sui contratti che fanno espresso riferimento all’ora solare/legale, e una valutazione attenta in sede di impatto regolamentare della direttiva comunitaria sulla armonizzazione degli orari. La proposta richiede inoltre un’adeguata informativa pubblica e un coordinamento con i partner europei al fine di evitare disallineamenti nei trasporti, nei servizi internazionali e nei sistemi tecnologici sincronizzati.Sul piano del diritto dell’energia, la misura potrebbe costituire una forma di intervento strutturale nell’ottica dell’efficientamento energetico e della riduzione dei consumi, in linea con obiettivi nazionali ed europei di transizione sostenibile. Tuttavia, l’efficacia economica reale della misura dovrà essere valutata con cautela: alcune analisi rilevano risparmi stimati in via teorica, ma l’effettiva incidenza sull’autoconsumo, sull’illuminazione pubblica e sul sistema elettrico nazionale richiede dati aggiornati e validati.

Infine, il profilo politico-amministrativo investe direttamente la competenza legislativa dello Stato in materia di fusi orari e orario legale, pur in un contesto europeo di armonizzazione. Sarà dunque necessario che il Parlamento deliberi con un determinato atto normativo che definisca la cessazione del sistema del cambio orario stagionale, specificando termini, modalità operative, data di efficacia e disposizioni transitorie per l’adeguamento degli strumenti e delle infrastrutture.

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