Stop all’aumento dell’età pensionabile: la proposta della Lega e la partita delle coperture tra banche e assicurazioni
- piscitellidaniel
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La Lega ha lanciato una proposta che punta a bloccare l’incremento dell’età pensionabile previsto per il 2027-2028 con l’obiettivo di evitare che i lavoratori debbano attendere più a lungo per accedere alla pensione. Il partito di Matteo Salvini interpreta la misura come un ritorno ai temi centrali della propria agenda previdenziale e come un forte segnale verso gli elettori che, in quei segmenti della popolazione prossimi all’uscita dal lavoro, sono particolarmente sensibili alla questione del “quando” e non solo del “quanto” della pensione. Il nodo, tuttavia, non è solo politico o simbolico, ma strettamente tecnico e finanziario: fermare l’aumento richiede coperture adeguate e questo ha riaperto la partita del “chi paga” tra banche, assicurazioni e conti pubblici.
La previsione normativa collegata al meccanismo automatico di adeguamento dell’età pensionabile all’aumento dell’aspettativa di vita prevede un incremento di tre mesi per l’accesso alla pensione di vecchiaia dal 2027. La Lega propone di annullare questo aumento per tutta la platea, senza distinzioni di età o categoria. Nella pratica, ciò si traduce in mantenere il requisito anagrafico vigente – 67 anni – anziché salire a 67 anni e 3 mesi, e nell’evitare che nell’immediato vengano modificate anche i requisiti contributivi per la pensione anticipata. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire certezza ai lavoratori prossimi all’uscita, ridurre la pressione sul mercato del lavoro e rispondere alla percezione crescente di ingiustizia nell’allungamento continuo della vita lavorativa.
Sul piano della copertura finanziaria, la proposta della Lega inserisce una clausola che colpisce in modo diretto il comparto bancario e assicurativo. Secondo il partito, le banche e le compagnie di assicurazione dovrebbero farsi carico di una parte della spesa aggiuntiva legata al blocco dell’aumento, in virtù del fatto che il loro business beneficia in modo consistente della struttura previdenziale, del risparmio gestito e della stabilità economica complessiva. In questo contesto, si è parlato di un raddoppio dell’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) per le banche, e di un contributo straordinario per le compagnie assicurative, quale compensazione per la misura che riduce il risparmio contributivo atteso dallo Stato. L’idea è che, se il sistema pensionistico evita un aumento dei requisiti, lo Stato accetta un costo maggiore nel breve periodo e pertanto propone che il mondo finanziario partecipi a questa responsabilità.
Il tema ha suscitato una risposta prudente da molti operatori finanziari, che sottolineano come la proposta – seppure politicamente in linea con le attese di consenso – non tenga immediatamente conto delle ripercussioni sul mercato del credito, sui bilanci delle assicurazioni e sull’offerta di prodotti pensionistici integrativi. Per le banche, l’aumento dell’IRAP significa un costo aggiuntivo che potrebbe ridursi nella capacità di concessione di mutui o nel rendimento degli strumenti finanziari. Per le compagnie di assicurazione, l’onere straordinario potrebbe incidere sui premi, sulla capitalizzazione richiesta dalla vigilanza e sulla capacità di sviluppo di nuovi prodotti previdenziali. Alcuni osservatori settoriali indicano che un aggravio per questi settori potrebbe tradursi in minore competitività, in rialzi dei costi dei servizi e in un rallentamento degli investimenti industriali collegati.
Sul piano politico, la mossa della Lega rappresenta un segnale forte verso la propria base elettorale, specialmente verso i lavoratori con carriere pesanti, i precari, coloro che stanno per raggiungere i requisiti pensionistici e che temono di vedere allungata la propria vita lavorativa. Il blocco dell’aumento viene presentato come un risultato concreto, che contrasta con le politiche precedenti che avevano visto l’età di uscita salire gradualmente. Allo stesso tempo, però, l’esecutivo - in particolare il ministro dell’Economia e il ministro del Lavoro - mostrano cautela: il costo dello stop viene stimato in una forbice tra centinaia di milioni e oltre un miliardo di euro, e occorre trovare coperture senza creare disavanzi o compromettere la sostenibilità del sistema previdenziale.
Il dibattito sul sostegno delle banche e delle assicurazioni come fonte di finanziamento aggiuntivo ha sollevato interrogativi: è opportuno, in economia previdenziale, collegare il sostegno alla pensione all’onere delle imprese finanziarie? Qual è il legame, in termini economici, tra attività bancaria/assicurativa e sistema pensionistico pubblico? La risposta del partito è che le istituzioni finanziarie operano in un contesto strutturalmente stabilizzato da regole previdenziali, e pertanto una parte di quel terreno dovrebbe concorrere al sostegno del sistema. Questa lettura suscita però critiche da parte delle associazioni industriali che richiamano la separazione tra funzioni pubbliche (come la previdenza) e funzioni di mercato.
Dal punto di vista tecnico, una parte rilevante dell’analisi riguardante il blocco dell’aumento dell’età pensionabile evidenzia che, sebbene lo stop venga presentato come misura semplice, esso comporta una serie di implicazioni per il lungo termine. Il meccanismo di adeguamento automatico è stato introdotto per mantenere il rapporto tra pensionati e lavoratori, allungare la vita lavorativa in un contesto di invecchiamento demografico, e contenere la spesa previdenziale. Il suo blocco obbliga il sistema a compensare in altro modo tale costo: o con maggiori entrate, o con tagli a prestazioni, o con un aumento del deficit. Nel caso della proposta presentata dalla Lega, l’aumento dell’imposizione sulle banche e assicurazioni viene posto come risposta alla copertura, ma resta aperta la valutazione sul fatto se questo possa garantire la massa necessaria e se non introduca effetti collaterali.
Le reazioni nel mondo sindacale e tra le forze di opposizione non si sono fatte attendere. I sindacati chiedono certezze per le misure, definizione dei criteri, presenza di clausole di salvaguardia per le categorie più fragili e chiarezza sui tempi di attuazione. Le forze di opposizione avvertono che la proposta, se approvata in modo generico, rischia di generare nuovi squilibri tra generazioni, sperequazioni tra chi è già vicino alla pensione e chi ancora deve versare per decenni, e tensioni sulle pensioni future. Inoltre, viene mossa la critica che spostare l’onere verso banche e assicurazioni potrebbe rappresentare un aumento occulto del costo per i clienti di questi operatori, con effetti indiretti sul sistema economico.
La platea potenziale delle persone coinvolte dalla misura è ampia: coloro che matureranno il requisito di 67 anni entro la soglia stabilita, i lavoratori con venti o trenta anni di contributi, i lavoratori di settori usuranti e gli autonomi che vedevano nella previsione dell’aumento un ostacolo all’uscita. La Lega sottolinea che per queste categorie bloccare l’aumento è un segnale di tutela sociale e rispetto delle aspettative create. Tuttavia, il tema della sostenibilità finanziaria del sistema resta in background e necessita di monitoraggio costante.
La strada verso la legge di bilancio 2026 è diventata il luogo nel quale si deciderà se e come la proposta della Lega sarà accolta dal governo, se verranno definite le fonti di copertura, se l’aumento dell’IRAP alle banche e il contributo straordinario delle assicurazioni verranno normati e in che misura. Le delibere, gli emendamenti parlamentari, i tempi di attuazione e le clausole di salvaguardia finiranno per determinare non solo il destino dell’età pensionabile, ma anche la natura della politica previdenziale italiana per i prossimi anni.

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