Inflazione e consumi: l’Europa tra stabilità dei prezzi e rallentamento della domanda
- Giuseppe Politi
- 10 ott
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Nel 2025 l’Europa ha finalmente raggiunto una relativa stabilità dei prezzi, ma al costo di un rallentamento evidente dei consumi. L’inflazione, che nel 2023 aveva toccato il 9%, è scesa al 2,4%, in linea con gli obiettivi della Banca Centrale Europea. Tuttavia, la discesa dei prezzi non ha coinciso con un pieno recupero della fiducia delle famiglie. I redditi reali restano compressi e la propensione alla spesa continua a essere bassa, soprattutto nei Paesi del Sud Europa.
Le politiche monetarie restrittive hanno svolto il loro ruolo, ma ora emergono i limiti di una strategia basata esclusivamente sul controllo della domanda. La BCE, sotto la guida di Christine Lagarde, valuta una graduale riduzione dei tassi nel 2026, ma il rischio di una stagnazione prolungata è concreto. L’economia tedesca, locomotiva d’Europa, registra una crescita inferiore all’1%, mentre l’Italia e la Spagna mostrano segnali di resistenza grazie al turismo e agli investimenti infrastrutturali.
I dati sui consumi interni mostrano un’Europa divisa: nei Paesi del Nord la spesa per beni durevoli torna a salire, mentre nel Sud persiste una prudenza che penalizza il commercio al dettaglio. Le imprese, per reagire, stanno puntando sulla personalizzazione dell’offerta e sull’e-commerce. L’Italia, con oltre 56 miliardi di euro di vendite online nel 2025, è oggi il quarto mercato digitale europeo dopo Germania, Francia e Spagna.
Sul fronte dei salari, gli aumenti contrattuali medi del 4% non bastano a compensare il rincaro cumulato degli ultimi tre anni. Le famiglie europee hanno ridotto i consumi non essenziali, concentrandosi su energia, alimentari e trasporti. La nuova priorità dei governi è sostenere il potere d’acquisto con misure fiscali mirate e politiche di inclusione finanziaria, come il credito agevolato per la classe media e i bonus per i lavoratori a basso reddito.
L’Europa entra nel 2026 con una missione delicata: trasformare la stabilità dei prezzi in crescita reale. Il vero pericolo non è più l’inflazione, ma la stagnazione dei consumi. Senza una ripresa sostenuta della domanda interna, il rischio è di scivolare in una nuova “decade perduta” di bassa crescita e disuguaglianze crescenti.
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